“CORRIERE DELLA SERA”

 

28 giugno 2002

 

 

Ciampi in Bosnia: «Ricostruite la convivenza»
«Vi vogliamo in Europa, ma gli aiuti esterni non potranno mai sostituirsi ai protagonisti»

 

 

di Claudio Lazzaro

 

MOSTAR - «Vi vogliamo in Europa, altrimenti non saremmo qui. Ma aiuti esterni non potranno mai sostituirsi alla buona volontà dei protagonisti». Un richiamo energico quello che ieri il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, inaugurando a Mostar la ricostruzione del ponte cinquecentesco abbattuto dai croato-bosniaci nel novembre del '93, ha indirizzato a Beriz Belkic, il presidente della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina. Ciampi ha paragonato «quell'atto barbaro» alla distruzione in Afghanistan delle grandi statue di Buddha. «Il ponte - ha detto a Belkic, che lo ha accolto all'aeroporto - collegando la parte croata della città a quella bosniaco-musulmana torna ad essere un simbolo dei valori della civiltà europea».

Ciampi ha chiesto maggior slancio alle autorità locali: «Il ruolo della Forza internazionale di pace non potrà durare all'infinito. La contraddizione tra la vocazione europea così frequentemente conclamata e la perdurante difficoltà di progredire, se non in presenza di un meccanismo di protezione esterno, dovrà pur essere superata».

La «sbalcanizzazione» sarà possibile, avverte il presidente, «solo quando i Paesi di quest'area compiranno lo sforzo di vivere insieme. Non vi può essere progresso senza istituzioni funzionali, dialettica democratica e collaborazione interetnica, senza la piena condivisione dello spirito che anima l'integrazione europea».

Il presidente Belkic ha risposto con una promessa: «Ogni pietra di questo ponte servirà la ricostruzione dei diritti umani». Il sindaco di Mostar, Hamdija Jahic, ha ringraziato per la generosità italiana (tra i Paesi che hanno fatto donazioni per la ricostruzione del ponte, siamo al primo posto con circa 3 milioni e 300.000 euro).

Ciampi si è prestato alla foto ricordo: protetto da un casco giallo, del tutto inutile, ha impugnato uno scalpello blu e lo ha colpito con un martello nero. Incoraggiata dai flash dei fotografi, una scheggia è partita dal primo blocco di pietra del ponte che sarà. Poi la delegazione presidenziale, di cui faceva parte il ministro della Difesa Antonio Martino, ha affrontato la seconda tappa del viaggio. A Sarajevo il Presidente Ciampi ha fatto visita al contingente italiano che opera nella Forza internazionale di Pace nella Bosnia- Erzegovina, dove ha ribadito: «Le autorità locali devono prendere in mano decisamente il futuro del loro Paese».

Prima di lasciare Mostar, il presidente della Repubblica aveva reso onore alla lapide che ricorda i tre giornalisti Rai caduti nel '94. «Se oggi abbiamo finalmente la pace in questa terra - ha detto Ciampi - lo dobbiamo anche alla loro testimonianza». La lapide è appesa al muro di una casa popolare, nel cortile dove piombò la granata. Queste le parole incise nel marmo: «In memoria dei giornalisti televisivi italiani Dario D'Angelo, Marco Luchetta, Alessandro Ota, vittime innocenti qui, il 28 gennaio '94, di una guerra fratricida». L'ultima parola «fratricida» si legge a stento. L'anno oscurata con vernice nera, che nessuno si è azzardato a togliere. La pace a Mostar è come il ponte, ancora in costruzione.