“IL DENARO”

 

6 luglio 2002

 

Quando brillava la stella di Beirut

La globalizzazione ha confuso identità e memorie

 

 

di Michele Capasso

 

Beirut, 4 luglio 2002. Brillano di gioia gli occhi di Khalil Smayra, direttore del Dipartimento audiovisivo dell’Accademia Libanese di Belle Arti (ALBA). Sta proiettando, per tutti i partecipanti al Seminario di alta formazione per sceneggiatori organizzato dalla nostra Fondazione, un video dal titolo “C’era una volta Beirut: perla del Mediterraneo”.

Le musiche, le scene, le bellezze e le belle donne ricordano quei film girati a Montecarlo sulla Costa Azzurra negli anni ’80.

Un Paese magnifico, il Libano: dalle montagne innevate e un tempo piene di cedri (simbolo del Paese) alle rovine di Byblos con le coste immacolate e il mare limpido.

Poi la guerra, incomprensibile, distrusse tutto.

Oggi non si percepisce alcuna identità. Pare che l’unica legge sia quella del denaro.  Non ho mai visto tante auto lussuose e venditori relativi se non a Los Angeles.

Arabi del Golfo, trafficanti di droga e di altri generi, commercianti e speculatori arricchitisi prima, durante e dopo la guerra la fanno da padroni.

Una casa sul lungomare costa più di 2 milioni di dollari, fino a giungere nel riservatissimo parco delle “Sabbie bianche” – a pochi chilometri dal confine israeliano – a 6-7 milioni di dollari, ascensore per le auto compreso, per tenerle “dentro casa”.

Non c’è differenza, nel centro ricostruito, con una città occidentale: negozi di lusso, locali alla moda, giovani lontani dalle proprie radici che annegano il tempo nell’ozio e nel divertimento, tirando tardi fino a notte.

L’Avenue del Generale Charles De Gaulle è una delle poche strade immutate: ancora si scorgono, qua e là, le ferite della guerra.

2 luglio. Il principe Saudita Wadi Bin Talal inaugura il “suo” MOVEN PICH: catena alberghiera di lusso che ormai sta violentando i luoghi più belli del Medio Oriente: da Aqaba a Petra, al Mar Morto, a Beirut.

Gigantografie e scritte salutano il principe “ringraziandolo” per questo “dono alla città”: e intanto lui se la gode sull’unico megayacht  ormeggiato al largo del nuovo albergo, a pochi metri dalla popolare spiaggia dove il ceto povero (musulmano) ruba un bagno di mare e mangia un pezzo di pane.

I soliti contrasti, la solita contraddizione: tanta ricchezza e troppa povertà. E poi? Cosa succederà quando saranno finiti i soldi? Un intellettuale amico – che mi chiede l’anonimato – dice che si rifarà la guerra e si ricadrà nel buio della storia.

Vedremo come andrà a finire.

Il nostro sforzo, la nostra presenza qui va nella direzione di valorizzare la cultura e l’identità di questo Paese, al di là della politica: l’architettura, le arti plastiche, l’audiovisivo, il cinema, la pubblicità e la valorizzazione del patrimonio culturale hanno in strutture come l’ALBA un avamposto che va difeso ad ogni costo, come sede della Maison de la Méditerranée.

È questa la speranza che ci resta per contrastare la vacua legge del mercato e dei mercanti.