“IL DENARO”

11 settembre 2002

 

ABBATTERE GLI STECCATI E UNIRE LE CULTURE

di Caterina Arcidiacono e Michele Capasso

 

New York. 11 settembre 2001.  Attacco alle Twin Towers. Lo sgomento pervade attraverso i media l’intero pianeta.

Siamo in un era in cui dobbiamo aspettarci “l’inaspettabile”!

Lo scenario previsto per il terzo millennio da Samuel Huntington, professore di relazioni internazionali a Harvard e teorico dello scontro tra civiltà,  sembra realizzarsi. Lo scontro tra culture e religioni sembra essere l’unico sbocco del processo di globalizzazione. Il richiudersi sulla memoria del proprio piccolo e antico sapere è il mezzo attraverso cui le culture costruiscono ideologie di differenziazione basate proprio sulla esaltazione della distintività e peculiarità delle proprie appartenenze   in una  prospettiva in cui  i mondi si chiudono, i confini si irrigidiscono.

Nel mondo globale in cui viviamo assistiamo, infatti,  sempre più spesso a conflitti che assumono un carattere etnico o religioso  legato ad appartenenze valoriali e storiche che si costituiscono come  valichi identitari ineludibili.

11 settembre 2002. Sappiamo ormai che nel crollo sono morti mussulmani, ebrei, protestanti e cattolici di molte nazionalità e etnie provenienti da 91 Paesi del mondo. Questo non rientra tuttavia nel cordoglio istituzionale americano. A distanza di un anno dobbiamo con rinnovata forza perseguire la sfida di mettere insieme, in ogni cultura e società, le voci che combattono per costruire un mondo pieno di centinaia di culture.

Se lo scontro tra le civiltà, ipotizzato da Huntington, diventasse realtà minaccerebbe la sopravvivenza di tutti noi.

Abbiamo dovuto  iniziare a interrogarci sui motivi profondi che animano  i diversi Paesi e sugli effetti sociali delle disuguaglianze economiche e delle opportunità di sviluppo: risorse, tecnologie, accesso allo studio e alla salute. 

L’economista e sociologo francese Serge Latouche dà voce ai cosiddetti naufraghi dello sviluppo ovvero a quelle aree culturali, economiche e sociali che sono vittime della globalizzazione dei mercati e legge i motivi di molti scontri attraverso un’analisi radicale della mancanza di diritti dei poveri della Terra e propone di  introdurre e imporre l’etica nello scambio mercantile.

Si comincia a interrogarci sulla natura dell’Islam e sulle diverse strategie e prospettive che lo animano. E’ ormai noto che  esistono differenze nelle diverse tradizioni coraniche, e  che, nella lettura del Corano, le parole del profeta Maometto non coincidono con le interpretazioni che nelle diverse epoche ne hanno dato i saggi. Ciò in particolare per quanto riguarda il ruolo della donna nel mondo mussulmano. Allo stesso tempo alcune misure, quale ad esempio la tanto discussa poligamia, vengono interpretate nella più complessa politica di strategie di welfare e tutela dell’infanzia illegittima.

E’ sempre più evidente che oggi il patrimonio di una comunità non è solo nella distintività del passato, ma anche nella capacità di guardare al futuro, guidati dalla speranza: un approccio che si inscrive nel rispetto delle diversità culturali e linguistiche, in favore di un veritiero dialogo tra le culture.  Questa non è tuttavia utopia. Si tratta, dichiara Butros Ghali “di una posta politica, economica, sociale e culturale per tutti. Le mutazioni scientifiche e tecniche, la globalizzazione economica e finanziaria, la circolazione istantanea dell'informazione hanno precipitato l'umanità verso una comunità di destini. Sarebbe a dire verso un destino comune? Lontano senza dubbio. Ne ho per prova l'aggravarsi delle ineguaglianze e della povertà nel mondo! La segregazione numerica che si vede instaurarsi tra i possessori delle informazioni e gli altri! Ne ho prova nel rischio di egemonia di alcune potenze sull'elaborazione delle norme e decisioni che coinvolgono il futuro del pianeta!" (Skopje, maggio 2001).

Nel mondo attuale la certezza del futuro è minata dalla vulnerabilità paradossalmente dalla facilità con cui abbiamo accesso alle comunicazioni e alle relazioni. Tutto ciò sconcerta coloro che non hanno il governo dell’informazione e che non contribuiscono alla creazione delle nuove tecnologie di vita.

Mantenere attivo il dialogo, proporre occasioni di incontro e creare obiettivo condivisi è uno scopo a cui possiamo e dobbiamo  tutti lavorare.

E’ la sfida per il nostro futuro. Una sfida per la solidarietà e per l’acquisizione dei diritti fondamentali.