“CRONACHE DI NAPOLI”

29 luglio 2002

 

Prova di pace con vista sull’Europa

 

Napoli - Michele Capasso almeno fino al 1994 era un architetto. E i motivi per cui da allora è l’anima di uno dei progetti più ambiziosi e interessanti che riguarda il Mediterraneo e che parte da Napoli, sono scritti nelle linee della mano. Lavorava in Bosnia, tempo di guerra.

All’improvviso gli spari. Ne fanno le spese un paio di operai e alcuni bambini. Si muore così in Bosnia, in Algeria, Marocco. Le guerre fratricide e la condizione di uomini politici senza scrupoli o senza idee, accatastano mucchi di ossa e pietre, le accomunano. “La causa dello scempio è la mancanza di rappresentatività e identità del Mediterraneo”. E’ da allora che si è avvertito il senso di una Casa comune per la pace, qui nel Mediterraneo. Qui ma anche in quel “Mediterraneo” di Predrag Matvejevic’, best-seller in libreria e fotografia di un tempo comune, di uno spazio da condividere.

Profetico, come può esserlo uno scrittore, di un processo che, per ora è una semiretta all’incontrario. Perché non ha un preciso punto di partenza, ma un sicuro istante di partenza nell’11 settembre. In mezzo linee di cicatrici, di terrore e sangue e storie dure di ghetto e silenzio. E il silenzio, quello, ancora una volta, dei mezzi di comunicazione, è anche quanto ha contraddistinto la presentazione ufficiale della Maison de la Méditerranée, realizzata non più di qualche giorno fa, alla quale hanno preso parte le più alte rappresentanze degli Stati europei che affacciano sul mare che ci accomuna e che hanno avallato il progetto Casa del Mediterraneo – Casa di Pace. Perché la pace è il perno attorno a cui ruotano tutti i progetti della Fondazione. Un ente dove si parla di memoria da recuperare, per noi gente del Mediterraneo, così vicini così lontani. Sotto sotto, senza dirlo, ma si capisce fatti due rapidi conti da massaia, c’è la leadership da contendersi con Bari, di una maglia da numero dieci, per quanto afferisce al tema (vale a dire città ponte sul Mediterraneo, punto di riferimento per Italia ed Ue, per l’area con tutti gli enormi benefici che ciò comporterebbe, e se a questo si aggiunge il detonatore del federalismo, non ci sarebbe altro da dire che un gretto “magari”, perché la politica anche quella europea si fa, volenti o nolenti, a pancia piena), sia in funzione dei finanziamenti che considerano la Campania obiettivo 1 fino al 2006.

E qual è allora il rapporto tra Italia ed Unione? Meglio glissare considerato che, fino ad oggi, tranne qualche lodevole Governatore come quello campano, buona parte dei finanziamenti sono stati usati, come dire, in maniera impropria. E questo vuol dire che per molti dei Paesi in via di sviluppo non si è perseguita una politica di vero aiuto che si deve tradurre o in trasferimento di Know-how e formazione o preformazione sul posto o in edificazione di infrastrutture o cose di prima necessità. Tutto il resto, anche se armato delle più sane intenzioni, rischia, come minimo il fallimento dell’obiettivo.

Su queste linee edificare la pace, ha significato per la Maison de la Méditerranée, anche mettere insieme persone importanti attorno a un’idea. La  quantità enorme di articoli di giornale che si trovano nel sito della Fondazione, pubblicati dai più prestigiosi giornali europei, la mole instancabile di lavoro che ha portato all’obiettivo di realizzare centinaia di progetti, in tutta l’area Sud, ma non solo del Mediterraneo, l’aver fatto firmare sullo stesso documento addirittura, Sharon e Arafat, dimostra alcune incontrovertibili verità tra cui che, se si vuole comprendere l’importanza di avere a Napoli e non a Marsiglia, per esempio, uno strumento forte, autorevole, avallato dalle più alte cariche che giocano le partite più importanti nelle stanze dei bottoni, allora qualcosa in più, lo dovranno fare i soliti autorevoli giornali italiani. Quelli che con il loro dito, pollice o medio che sia, spesso decidono i passi dell’Europa.