“LA REPUBBLICA”

 

14 novembre 2002

 


Il Papa a Montecitorio chiede pace e clemenza

ROMA - Giovanni Paolo II chiede un atto di clemenza per i detenuti. Sollecita i politici e gli italiani a una sincera e leale solidarietà, che "ha profonde radici nell'animo e nel costume del popolo italiano". Mette in guardia da una democrazia senza valori che "si traduce facilmente in totalitarismo, aperto o subdolo, come insegna la storia". Ricorda, come una "minaccia", la crisi delle nascite che richiede il fermo "riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". E si sofferma sulla crisi dell'occupazione, soprattutto giovanile e sul problema della pace, in cui l'Italia deve e può giocare un ruolo importante. Interrotto ventidue volte dagli applausi, il Papa parla per 46 minuti davanti a deputati e senatori riuniti in seduta comune. E' sistemato sullo scranno più alto, quello del presidente dell'assemblea, su una poltrona bianca. Davanti a lui tutti i rappresentanti del governo, che si sono alzati in piedi e girati verso di lui quando ha fatto il suo ingresso. E' un Parlamento affollato quello odierno, come poche volte nella storia della Repubblica. Al suo fianco i presidenti Casini e Pera, i presidenti di Camera e Senato che alle 11,00, in orario sul protocollo, lo hanno accompagnato nel Palazzo. E' la prima volta di un Papa in Parlamento. Il Pontefice è arrivato a Montecitorio alle 10,55 con qualche minuto di anticipo sull'orario in una piazza spazzata dal vento. La piazza è blindata. Strade chiuse, tiratori scelti appostati sui tetti che si affacciano sulla piazza, vogili, tanti, e forze di polizia dietro ogni angolo. Via anche le catene, che solitamente impediscono l'accesso alla strada che conduce alla piazza. A piedi, quasi a sfidare le sue forze, il Pontefice ha attraversato il lungo corridoio che porta al Transatlantico. Qui il primo saluto con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e con il premier Silvio Berlusconi. Poi, sempre a piedi, appoggiandosi al bastone è arrivato nell'emiciclo. Prende la parola alle 11,21. "Sono ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di Pietro nel Parlamento Italiano", dice subito. Ringrazia gli italiani e sottolinea come sia "davvero profondo" il legame che esiste tra Santa Sede e Italia, Paese nel quale, ha detto il Pontefice, "l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali e una fioritura di mirabili opere d'arte". Tale legame, pur nelle "vicissitudini e contraddizioni" della storia, ha fatto nascere, ha detto il Pontefice, "impulsi assai positivi" sia per l'Italia che per la Chiesa. L'Italia ma anche l'Europa e la globalizzazione nel lungo discorso. L'Italia, ha detto il Papa, grazie alla sua tradizione deve operare per la costruzione di un'Europa non tanto basata sui valori consumisti quanto piuttosto aperta ai valori di ispirazione cristiana che hanno segnato le sue radici. E' quindi necessario, per Govanni Paolo II "stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito". Alla sua sinistra il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, il primo a prendere la parola. Un breve discorso di saluto in cui ha voluto ricordare l'importanza storica dell'evento. "Dopo circa un secolo e mezzo di storia italiana - ha detto Casini - un Pontefice varca la soglia del luogo che fu per lungo tempo uno dei simboli del potere temporale della chiesa", ha detto Casini. "Oggi - ha continuato - il rispetto profondo che contraddistingue le due istituzioni permette di esprimere con responsabilità principi di autonomia che sono patrimonio di tutti". Poi c'è stato il saluto di Marcello Pera, presidente del Senato, che ha sottolineato l'identità dei valori fondamentali di laici e cattolici. Sulla facciata del palazzo tre bandiere, quella italiana, quella europea e quella della Città del Vaticano. In anfiteatro, sulla piazza, i familiari dei dipendenti del Parlamento e come picchetto d'onore i corpi delle Forze armate italiane. Tre maxischermi sono stati sistemati in alto per permettere ai presenti di seguire lo storico evento.