“CORRIERE DELLA SERA”

15 novembre 2002

 

Il Papa chiede uno sconto di pena per i detenuti
Appelli al Parlamento per la vita, la famiglia, la scuola, la solidarietà e contro i rischi di guerra

 

di Luigi Accattoli        

 

ROMA - Prima un lungo applauso della folla assiepata davanti Montecitorio, dove lo attendevano i presidenti della Camera, Pier Ferdinando Casini e del Senato, Marcello Pera. Poi l’ingresso in Parlamento dove deputati e senatori, in piedi, hanno segnato con un applauso di più di due minuti l’inizio della storica visita. Ad aspettarlo il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi. Ed è stato un discorso alto, solenne anche nel linguaggio. Ma concreto, fino a toccare questioni che dividono il Parlamento e che sono già in calendario, come quella delle carceri, o altre su cui c’è una disputa storica, come la famiglia e la «parità scolastica». Un Papa che entra nel merito, forse più di quanto ci si aspettasse, ma che ben pochi accuseranno di «ingerenza»: perché dice la sua, non aggiusta tatticamente il tiro, non si schiera con una parte. Dice la sua per intero e in qualche modo scontenta - o stimola - tutti. GUARDARE AVANTI - Nell’insieme il discorso del Papa al Parlamento è un messaggio all’Italia perché abbia «fiducia» nella storia che l’ha fatta «grande» e sappia guardare «audacemente verso il futuro», migliorando la «solidarietà interna» e facendosi portatrice di «reciproca comprensione» tra i popoli. È con questo atteggiamento e in questa direzione - secondo Giovanni Paolo II - che il nostro Paese deve cercare «il contributo che può dare agli sviluppi della civiltà umana».
AMMIRAZIONE - Da Papa straniero, dice con parole calde la sua «ammirazione» per l’Italia e l’invita a restare fedele al patrimonio di «virtù e di valori» ricevuto dagli «avi». In esso loda per primo il «rispetto per l’uomo» e afferma che per tenergli fede occorre resistere alla tentazione del «relativismo etico». Poi le questioni concrete: «crisi delle nascite», difesa della famiglia, «sviluppo della scuola in un sano clima di libertà» (allusione alla «parità» scolastica), disoccupazione giovanile, poveri e immigrati da soccorrere, «segno di clemenza per i detenuti», allargamento dell’Europa, pace e terrorismo, il «potenziale di pace delle religioni».
NASCITE - Definisce la denatalità «una grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese», in quanto comporta «declino demografico e invecchiamento della popolazione». Accenna ai «problemi umani, sociali ed economici» che ne verranno all'Italia «nei prossimi decenni» e afferma che essa «stimola - anzi, oso dire, obbliga - i cittadini a un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza».
DETENUTI - Alle carceri dedica le parole più applaudite e più contestate: «Senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nella quale i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro, mediante una riduzione della pena, costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità».
EUROPA - Chiede al Parlamento di impegnarsi a immettere nella futura Costituzione europea elementi cristiani: «Coltivo la fiducia che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della casa comune europea non manchi il cemento di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli». Le parole più sue, da predicatore cristiano, Wojtyla le rivolge proprio all’Europa: «Vorrei rinnovare l'appello che in questi anni ho rivolto ai vari popoli del continente: Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri le tue porte a Cristo».
PACE - Esorta infine l’Italia ad aiutare la ricerca mondiale di «nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzioni». Chiude con l’invocazione: «Dio benedica l'Italia».
APPLAUSI - Il Papa è entrato a Montecitorio alle 11 e ne è uscito poco prima delle 13. Il discorso alle Camere riunite, letto dal palco della presidenza, è durato 47 minuti, interrotto da 22 applausi. L’ospite è stato salutato, con due brevi discorsi, dai presidenti Casini e Pera, che sedevano alla sua destra e alla sua sinistra. Dopo il discorso, il Papa ha incontrato il capo dello Stato e il Governo nella Sala dei ministri, dove ha salutato un centinaio di persone.