Grand Tour

3 novembre 2002

 

MEDITERRANEO, RISORSA PER L’EUROPA

di Michele Capasso

 

Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e

Direttore Generale dell’Accademia del Mediterraneo

 

L’immagine che offre oggi il Mediterraneo non è affatto rassicurante.

La sua riva settentrionale presenta un ritardo rispetto al Nord Europa, e altrettanto la riva meridionale rispetto a quella europea. Sia a Nord che a Sud l’insieme del bacino si lega con difficoltà al continente ed appare davvero arduo considerare questo mare come un “insieme” senza tenere conto delle fratture che ancora lo dividono, dei conflitti che ancora lo dilaniano: in Palestina e in Israele – dove oggi sembra seppellita ogni speranza di pace - come in Libano, nei Balcani, in Algeria.

Le spiegazioni che se ne danno non riescono a convincere coloro ai quali sono dirette. I parametri con i quali al Nord si osservano il presente e il futuro del Mediterraneo non concordano con quelli del Sud. Le griglie di lettura sono diverse. Oggi le rive del Mediterraneo non hanno in comune, spesso, che le loro insoddisfazioni.

Il Mediterraneo si è presentato come uno stato di cose, senza riuscire a diventare progetto.

In tale scenario, un segnale importante è stato lanciato dall’Unione europea con la Conferenza di Barcellona del novembre 1995. In quell’occasione, i ministri degli Affari esteri dei Paesi dell’Unione e di 12 Paesi partner della riva Sud hanno dato vita al “Partenariato euromediterraneo” attraverso l’attuazione del programma “MEDA” che sarà oggetto di rivisitazioni attraverso la nuova articolazione del programma MEDA II così come sarà esaminato nella IV Conferenza euromediterranea programmata a Marsiglia per il 16 e 17 novembre 2000.

Accanto alle conferenze ministeriali, straordinaria importanza hanno assunto i Forum della Società Civile: in modo particolare il II Forum Civile Euromed, organizzato a Napoli nel dicembre 1997 dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo e sostenuto  dalla Commissione europea. In quell’occasione 2248 partecipanti provenienti da 36 Paesi produssero progetti concreti richiedendo la costituzione di organismi altamente rappresentativi della società civile negli ambiti delle Accademia, delle Università, delle Città, delle Isole e delle Associazioni. Questi organismi sono stati costituiti e sono una risorsa importante per la programmazione delle nuove azioni. In particolare l’Accademia del Mediterraneo  rappresenta il luogo principale in cui si compie e verifica la nostra identità ed appartenenza al Mediterraneo, recuperando le risorse rese disponibili dalle 90 sedi distaccate dell’Accademia già operative nei vari Paesi.

 

Nel Mediterraneo sono nate le grandi culture che hanno dato identità all’Europa e ai Paesi del Sud che si bagnano in esso; e  sul Mediterraneo è nata veramente la filosofia e sono nate le prime “polis” intorno al fascino e al senso di realismo del pensiero pitagorico. Pace e guerra, dialogo e lotta hanno fatto la storia di questo mare, dove si sono incontrate non solo “forze”, gruppi contrapposti, ma, appunto, civiltà, culture, idee.

La lotta nel Mediterraneo è stata, e tuttora è, una lotta tra filosofie, tra visioni del mondo, prima ancora, forse, di essere uno scontro tra interessi contrapposti.

L’assolutezza che tante volte queste lotte hanno assunto, non può germinare dal solo pur centrale contrasto di interesse, ma porta dentro di sé qualcosa di più radicale e profondo: la mancanza di riconoscimento reciproco, la lotta per l’identità che conduce, ancora oggi, alla volontà di distruzione reciproca.

Solo l’impegno della cultura e della Società civile può superare tutto ciò.

Quante volte ciò è stato compreso dalle classi dirigenti politiche, soprattutto europee?

Poche volte; molte parole vengono pronunciate in proposito, ma pochi fatti seguono queste parole. L’interpretazione generale dei vari scontri e guerre che si sono susseguite, poggia costantemente su ragioni geopolitiche, e su tentativi successivi di mere ricomposizioni di equilibri economico-politici. Tutto importante, ma non basta e anzi infine tutto ciò ha condotto in un vicolo cieco.

Ecco per quali ragioni il dialogo fra le culture diventa decisivo. Decisivo come condizione di una pace vera; e dunque di uno sviluppo possibile, di una crescita delle società civili in un processo di riconoscimento reciproco.

L’Accademia del Mediterraneo, in tale scenario, costituisce una risorsa per l’Europa.

Tutto questo lavoro guardato in grande è di decisiva importanza per l’Europa che si sta allargando al di là dei propri confini tradizionali . Essa ha e vuole avere una sua politica mediterranea, che è una politica che guarda a lei stessa e oltre di lei. Il confronto tra le culture renderà più facile questa politica, farà crescere la forza degli interlocutori possibili. L’Europa come soggetto politico in un mondo che diventa globale deve assolutamente guardare al Mediterraneo come al mare di un grande sviluppo, di pace, di civiltà.

L’Accademia del Mediterraneo, con la sua irripetibile dote – costituita dalla “summa” delle doti di tutte le antiche prestigiose istituzioni che la compongono – è il cardine di questa possibilità che vede la cultura al centro di questo processo.

Hegel diceva che la libertà si sviluppa e cresce sul mare; la  sua profezia può diventare verità storica proprio quando la globalizzazione in atto chiede ad ognuno di ricordare le proprie radici, e di affermarle nel riconoscimento reciproco.