IL DENARO

 

6 settembre 2003

 

Assenti i registi napoletani

 

di Liliana Capasso e Mario Schioppa

 

Archiviato il Festival di Locarno, dove è stata premiata la critica severa ad ogni tipo di guerra ed in attesa degli “Incontri di Sorrento”, ritornati alla ribalta quest’anno sotto la direzione di Ernesto G. Laura, si è alzato il sipario sulla Mostra del Cinema di Venezia, gloriosamente arrivata indenne alla sua 60a edizione.

Il direttore Moritz De Halden, al suo secondo mandato, ha scelto per questa edizione un programma che privilegia l’allegria alla tristezza, senza tuttavia tralasciare i temi di forte impegno civile, avendo il merito di far conoscere al pubblico ed ai critici opere di registi del tutto sconosciuti, tipo il film lettone Pitons, il tedesco Schultz get che blues ed il russo The return. Assenti ancora una volta i cineasti napoletani, un po’ perché De Halden non li comprende, un po’ perché quest’anno erano ancora poco pronti a presentare nuovi lavori.
Unico campano presente Pino Tordiglione, dalla provincia di Avellino, soggettista, sceneggiatore e regista di “Il Natale rubato”, un delicato racconto fiabesco per bambini, ma dedicato soprattutto agli adulti. E’ ambientato in un piccolo paese dell’Irpinia, Fontanarosa, e prende spunto da un fatto di cronaca vera degli anni ’80, quando li fu rubato l’antico e monumentale presepe, vanto artistico e storico di quel luogo. Un film denso di poesia e di significati autentici, di quella magia naturale che conferisce ai luoghi ed alle cose veritiera sacralità.
Ma veniamo alle opere che noi, da spettatori attenti e non da critici, riteniamo che debbano essere citate.

Apertura quasi trionfale con Woody Allen. Il suo film “Anthing else” divertentissimo, mostra ancora una volta con la famosa ineguagliabile ironia, amori e tradizione, sesso e famiglia, arte e politica, insomma tutto quelle che si vede usualmente al cinema.

Giustamente fuori concorso “The dreamers” del maestro Bertolucci, dove viene immaginato il confronto tra due generazioni di ventenni. Tre giovani si chiudono in casa e stabiliscono delle regole di comportamento per arrivare alla conoscenza reciproca.

“Buongiorno notte” di Marco Bellocchio riprende la tragedia del sequestro Moro, raccontata da un punto di partenza esterno, ma osservando dall’interno la vita quotidiana dei carcerieri. Chiara, giovane terrorista, si scoprirà a disagio ed in conflitto con i suoi compagni di lotta. Il fascino dell’utopia rivoluzionaria non riuscirà a compensare la ferocia distruttiva di chi le vive accanto.

Cipri e Maresco con “Il ritorno di Cagliostro” hanno voluto rendere omaggio a tutti quegli uomini di cinema che dal cinema sono stati rovinati, realizzando, a loro dire, anche un film autobiografico.
Un altro italiano, Edoardo Winspeare in “Il miracolo” racconta con bello stile scorrevole di un bambino che compirebbe miracoli. Il padre prima vuole sfruttarlo, ma poi alla fine saprà giustamente difenderlo dagli sciacalli della televisione.

Molto atteso, ma anche un po’ deludente, “Segreti di Stato” di Paolo Benvenuti. Il film, frutto di una ricerca puntigliosa, rappresenta con la forza di un documentario i fatti legati alla strage di Portella della Ginestra ed a quel processo, dove furono emesse sentenze falsate dalle omertà e dalle ingerenze politiche di quel tempo.

Tra gli stranieri Manoel De Oliveira ha presentato, benché ultranovantenne, un’altra opera bellissima “Un film falado”, che è appunto, come recita il titolo, un film parlato, dove molte sono le lingue usate, per significare come ognuna di queste rappresenti un contributo alla evoluzione della civiltà.

Bello e divertente “Le divorce” di James Ivory. Quello che sembra una commedia contiene in realtà due omicidi, un tentato suicidio, un divorzio assai cruento ed una notevole avidità per un prezioso dipinto… Il pubblico ride e si diverte, anche grazie all’intelligente interpretazione del cast franco americano.

Un grande anelito di libertà si respira nel bellissimo film franco algerino “Il sole assassinato”, dove la poesia e la letteratura fanno da contrappunto illuministico ad una Algeri in preda al potere assoluto dello Stato. Uguale vento di libertà in un delicato film di animazione, disegnato nella maniera e nei colori di Chagall e realizzato da un regista scandinavo da una bellissima sceneggiatura di Tonino Guerra. Il film si intitola “Il cane, il Generale e gli uccelli” ed è raccontato dalla stupenda voce fuori campo di Philippe Noiret.
I fratelli Ethan e Joe Coen hanno portato a Venezia “Intolerable cruelty” condotto sul filo della classica battaglia dei sessi. I famosi registi trattano questo tema con la consueta ironia, la donna dal cuore di pietra e l’uomo con la testa di mollica. Sono soggetti che ci sono stati tramandati, ma che non hanno mai scadenza. “Coffee an cigarettes” di Jim Jarmush è un insieme di cortometraggi travestiti da film, dove una serie di personaggi, affaccendati a bere caffè e fumare, discutono di temi svariati, dalla caffeina ai progetti eversivi, da come si prepara un buon tè all’inglese alle invenzioni di uno stano personaggio, da Parigi degli anni 20 all’uso della nicotina come surrogato dell’insetticida. Girato in bianco (il fumo) e in nero (il caffè) si avvale di un cast di straordinari attori, tra i quali furoreggia ancora una volta il nostro inarrestabile Roberto Benigni.

Zatoichi” di Takeshi Kitano è il primo film d’epoca del maestro giapponese. Il protagonista Zatoichi è un vagabondo cieco che si guadagna da vivere con il gioco d’azzardo e con i massaggi. Ma è anche un maestro nel maneggiare la spada, tant’è che ingaggia una vera e propria guerra contro una spietata banda di malviventi, che tiene in ostaggio un piccolo paese di montagna.

Bellissimo “Roenstrasse” di Margarethe von Trotta, opera dolente sulla memoria del passato, attraverso il racconto di una donna di ciò che avvenne nella Rosentrasse di Berlino, verso la fine della guerra, quando un gruppo di donne ariane riuscì a far rilasciare dai nazisti i loro mariti ebrei, sposati col cosiddetto consentito matrimonio misto. Film epico di grande impatto emotivo e di grande forza commemorativa.

Per finire citiamo i meritati Leoni d’oro alla carriera a Dino De Laurentis che con la sua produzione di livello internazionale ha fortemente contribuito a far conoscere ai mondiali il cinema italiano, ed all’attore egiziano Omar Sharif, l’indimenticabile dottor Zigavo degli anni 60. Egli è stato presente a Venezia in persona ed anche come protagonista del bel “Monsieur Ibrahim ed i fori del Corano” un film che fa sorridere ed insegna anche come il Corano sia pieno di saggi insegnamenti.La giuria, presieduta dal vecchio Leone Mario Monicelli, assegnerà sicuramente i premi secondo giustizia per quanto lo stesso Presidente ha dichiarato, con piglio giovanile e sportivo, che a parità di merito difenderà i colori della patria.