"IL DENARO"

23 Settembre 2000

SIVIGLIA: NASCE LA "CITTA’ DELLE CITTA"

La capitale dell’Andalusia diventa la coordinatrice di Euromedcity

di Michele Capasso

Napoli, 12 dicembre 1997. Il sindaco di Napoli Antonio Bassolino, intervenendo alla sessione inaugurale del II Forum Civile Euromed, propone alla platea - costituita da 2248 rappresentanti di 36 Paesi, tra i quali il presidente della Repubblica Scalfaro, il principe Felipe di Borbone, il Commissario europeo Monti nonché ministri ed esponenti dei Governi dei Paesi euromediterranei – la costituzione di Euromedcity: "una consociazione di città, regioni e collettività locali euromediterranee, grandi e piccole, dove confrontare i problemi comuni alle città e alle regioni che si affacciano sul nostro mare, valutando, in uno spirito di cooperazione, le esperienze migliori. Euromedcity – continua Bassolino – potrà dare anche un contributo per l’affermazione di una cultura della pace".

La proposta viene accettata dai partecipanti ed inserita tra gli 86 progetti operativi scaturiti dal Forum. Tra questi, 5 sono affidati alla Fondazione Laboratorio Mediterraneo – organizzatrice del II Forum Civile Euromed – affinché ne assicuri il buon esito: l’Accademia del Mediterraneo, Isolamed (consociazione di isole), Almamed (consociazione di università), Labmed (consociazione di organismi culturali, scientifici ed economici) ed Euromedcity.

Marsiglia, 5 luglio 2000. Si riunisce il bureau di Euromedcity. Oltre due anni di intenso lavoro per strutturare la consociazione, formalizzare le delibere di adesione, organizzare i gruppi di lavoro e la banca dati, suddividere, per categorie e per capofila le differenti città: Genova, ad esempio, coordina le "Città-porto", Amman le "Città-verticali", Gerusalemme ed Assisi le "Città-santuario", Rabat le "Città-capitali", Gerico ed Ercolano le "Città-archeologiche", Marsiglia le "Città e l’artigianato" e così via. Oltre 90 le adesioni, con molte partecipazioni di città campane, per una rete che costituisce uno strumento indispensabile per le politiche di partenariato.

A Marsiglia, raccogliamo le candidature relative alla città capofila della consociazione che dovrà offrire ospitalità alla struttura di coordinamento ed alla "Casa delle città mediterranee": uno spazio fisico dove ogni città potrà raccontare la propria storia e progettare al meglio il futuro sfruttando gli esempi di buona pratica. Marsiglia e Genova sono le prime a presentare tale candidatura, seguite dalla città di Siviglia che, attraverso un audiovisivo multimediale, affascina i sindaci presenti: la capitale andalusa viene così indicata come capofila di Euromedcity, "perché sintesi delle culture e delle fedi che si sono stratificate nel corso dei secoli lungo le sponde del Mediterraneo ed oggi metropoli moderna aperta al futuro con, alle spalle, due Expo universali e progetti concreti di sviluppo sia verso l’Atlantico (dove sbocca il fiume Guadalquivir) che verso il Mediterraneo".

Capitale di un regno visigoto, Siviglia fu presa dagli arabi nel 712 e rivaleggiò per lungo tempo con Cordova. L’invasione degli Almohades nel XIII secolo (una dinastia araba che destituì gli Almoravìdes e regnò nel nord Africa e in Andalusia dal 1147 al 1269) la arricchì di edifici. Un secolo dopo, il Re Santo Ferdinando entrava in città e stabiliva la propria corte sulle fortificazioni maomettane. Il grande momento di gloria di questa città fu quello che seguì alla scoperta del nuovo mondo: Siviglia divenne allora la capitale effettiva dei due mondi, la Nuova Babilonia – come fu chiamata da Lope de Vega – dove si sovrapponeva ciò che di più nobile a ciò che di più misero potesse esistere: l’oro d’America, le grandi imprese, gli ideali religiosi, i dogmi teologici, i maggiori esponenti delle arti e delle lettere.

Siviglia, 8 settembre 2000. Alfredo Sanchez Monteseirin, sindaco della città, appone l’ultima firma sullo statuto di Euromedcity, ratificando, con tale atto, il ruolo della sua città quale coordinatrice e sede centrale della consociazione. E’ un medico simpatico e vuole suggellare questo momento con un abbraccio tra le "nostre barbe" ed uno scambio di doni. Mi offre una scultura in argento della Giralda, la torre simbolo di Siviglia, il minareto musulmano ora completato dall’allegoria della fede e dal simbolismo mariano con le sue quattro terrazze ornate di gigli: fu innalzato negli ultimi decenni del XII secolo dagli Almohades insieme alla torre di Hassan a Rabat ed alla Kutubia di Marrakech, città alla quale Siviglia è gemellata. Il sindaco è soddisfatto di poter contribuire alla costruzione del "Mediterraneo delle Città", mettendo a disposizione, quale sede, uno splendido edificio – già operativo – nel parco Maria Luisa, luogo della prima esposizione universale del 1929. E’ un insieme stupendo di stucchi, gessi, mosaici, decori che da soli rappresentano quella fusione di stili che fanno dell’Andalusia un esempio architettonico unico. Alla fine dell’incontro Monteseirin tira fuori un articolo sull’Italia di Francesco Alberoni, apparso sul "Corriere della Sera" giorni fa e titolato "Troppe parole, al Paese serve chi sa realizzare i progetti": in esso si indicano le città di Barcellona, Siviglia e Berlino come espressione di sistemi politici che attuano grandi realizzazioni. Leggo l’ultima frase: "Il nostro sistema politico e culturale (quello italiano!) manca soprattutto della capacità d’azione. Non ha bisogno di molti discorsi o dibattiti ma di gente che ha orrore delle parole e delle azioni incompiute. Che sa farsi una visione chiara dell’obiettivo da raggiungere, che sa elaborare un progetto operativo. Ma che poi non è soddisfatta e non lo porta a termine rapidamente e in modo perfetto". Dedico al sindaco un libro sul Vesuvio mentre lui, in spagnolo, mi scrive un biglietto pregandomi di leggerlo nella cattedrale che visiterò dopo l’incontro con Manuel Chaves. E’ il presidente del Governo dell’Andalusia che ha sede nello storico Palazzo Sant’Elmo, l’equivalente del nostro Palazzo Reale. Da tempo ci conosciamo avendo partecipato, con la nostra Fondazione, alle riunioni delle Regioni mediterranee. Ha un proprio parlamento l’Andalusia e, con la Catalogna, i Paesi Baschi e la Galizia, ha una totale autonomia che le consente – anche perché è tra le più grandi regioni d’Europa – di essere protagonista di importanti progetti di partenariato. I suoi partner principali sono la Regione Toscana e la Provence-Cote d’Azur.

Con il Governo di Chaves abbiamo concordato di istituire una sede tematica dell’Accademia del Mediterraneo dedicata al dialogo interculturale. Sarà allocata nella sede della "Fondazione delle Tre Culture": il padiglione che il Marocco realizzò in occasione dell’Expo universale del 1992. E’ stupendo. Lo visito con Manuel Toledo e Joaquin Rivas Rubiales, rispettivamente direttore scientifico e segretario generale della Fondazione. 1500 artigiani marocchini, accampati in 3 grandi capannoni, hanno lavorato 6 mesi per realizzare quello che è, senza dubbio, il più bel padiglione dell’expo. Suddiviso su quattro livelli per complessivi 5000 mq., oltre al giardino ed alla terrazza, questo edificio rappresenta la continuazione delle grandi opere realizzate in Marocco nel corso dei secoli e sarà una delle sedi più prestigiose dell’Accademia.

Siviglia, 9 settembre. La Cattedrale – la terza più grande al mondo, dopo San Pietro e San Paolo – è stupenda. Entrare in questo tempio a 5 navate è come immergersi in un mondo d’arte dove ogni particolare merita la massima attenzione, come la Cappella Maggiore dove si diffondono gli ori del più grande dittico di tutta la cristianità.

Mi soffermo qualche istante vicino al gruppo scultoreo di Arturo Melida: è la tomba di Cristoforo Colombo, portata qui dalla cattedrale di L’Avana nel 1899. Dietro, come un grande sipario, l’enorme affresco di San Cristoforo: la tradizione assicurava che mirando l’immagine del santo venivano garantite le 24 ore di vita successive. E’ qui che, come d’accordo, apro la busta consegnatami dal sindaco il giorno prima dove c’è la medaglia con il simbolo della città (sono quattro lettere, "Nodo" che significano "Siviglia, non mi lasciare") ed un biglietto: "al Cristoforo Colombo del Mediterraneo, nemo profeta in patria!". Penso, in quel momento, alle difficoltà spesso riscontrate in Italia per concretizzare il nostro progetto ed alla disponibilità di questa gente.

Siviglia 10 settembre. Il quartiere della Macarena si trova sulla sponda del Guadalquivir. Prende il nome da Macario Ena, notabile romano che nel 200 a.c. mise a disposizione le terre. Oggi ospita la bella sede del Parlamento dell’Andalusia e la Basilica della Macarena. E’ la Vergine più venerata a Siviglia e in Spagna e, pare, protettrice dei politici: una volta all’anno, per alcuni giorni, si sposta in altre città spagnole. L’ho già "incontrata" a Barcellona nel 1995 ed a Madrid nel dicembre 1996: su questo giornale, il 14 dicembre 1996, dedicammo un articolo titolato proprio "Esperanza Macarena" in cui si auspicava una maggiore sensibilità dei politici per il "bene comune". Mi avvicino alla statua come un vecchio amico, accompagnato da Manuel Ceballos, responsabile del dipartimento del turismo. Tra signore abbigliate con vesti tradizionali e vecchiette intente a lustrare gli argenti, rinnovo – sempre con laica religiosità – l’invito alla "Esperanza Macarena" affinché ci assista nel nostro difficile lavoro.