10 settembre 2003
Ieri arrivo sotto la pioggia della consorte del
presidente egiziano
in piazza
Municipio Lady Mubarak, donna per la pace
di Giovanni Marino
L’arrivo della signora Suzanne
Mubarak all’Accademia del Mediterraneo, in piazza Municipio, sembra la scena di
un film. Quattro uomini alti e grossi corrono accanto alla sua auto, pistole in
pugno, in mezzo ad un traffico infernale. Il corteo di dodici auto riesce a
superare il caos da nubifragio solo dopo trenta minuti buoni, nonostante le
sirene spiegate e le quattro guardie del corpo egiziane che, se potessero,
solleverebbero di peso le auto pur di far spazio alla first lady. Un
adeguato apparato di sicurezza – le sue guardie personali, i tiratori scelti,
la Digos e i carabinieri – protegge la moglie del presidente egiziano, accolta
con un grande applauso quando – con evidente ritardo dovuto alla città
paralizzata dalla pioggia – fa il suo ingresso nella Sala Vesuvio dell’Accademia,
per ricevere il premio Mediterraneo di cultura 2003.
La signora Mubarak è un
potenziale obiettivo per gli estremisti islamici. Oltre a essere la compagna
del presidente egiziano Hosni Mubarak è infatti una donna che combatte
per la pace, impegnata nel sociale (per migliorare le condizione delle donne
nel mondo arabo) e nella cultura (è presidente della Bibliotheca Alexandrina). Il governatore Antonio Bassolino (con cui
ha pranzato in precedenza al Vesuvio), le dà un caloroso benvenuto.
Vestita di bianco, in un perfetto inglese, Suzanne Mubarak parla dei suoi
impegni e delle sue aspirazioni. Ad ascoltarla, pure numerosi inviati egiziani
di Nile news tv e di altri quotidiani. Un argomento che le sta a cuore è
la nuova Biblioteca di Alessandria d’Egitto (“che si deve al suo impegno –
ricorda Bassolino – e alla quale l’istituto Colosimo per non vedenti
collaborerà fornendo volumi in lingua araba con la scritta braille”). Ed
è da qui che parte il suo discorso per propagandare la pace e tolleranza. “Far
rivivere la Biblioteca era il mio sogno e sono felice di ricevere il premio per
questa motivazione – dice seduta fra Bassolino e Michele Capasso, presidente
della Fondazione Laboratorio Mediterraneo – purtroppo il Mediterraneo è ancora
luogo di conflitti, dai Balcani al Medio Oriente, di intolleranze e pregiudizi,
ma la cultura può avere un ruolo fondamentale nel dialogo e la nuova Biblioteca
può essere un segno di pace in tempo di guerra, di umanità opposta alla
brutalità, un segnale di distensione”. Poi tante domande. Lei, paziente e
sorridente replica su ogni argomento. “Se la politica divide, la cultura
unisce”, afferma. Sul ruolo del suo Paese nel Medio Oriente incendiato dai
conflitti ha le idee chiarissime: “L’Egitto è sempre stato un ponte fra Israele
e Palestina”. La signora Mubarak non dribbla gli interrogativi più spinosi di
politica estera e conclude: “Mio marito andrà a Gerusalemme se sarà necessario
per la pace ma solo se Israele dimostrerà concretamente il proprio impegno a
volerla promuovere: ci auguriamo che l’Unione europea conti sempre di più nel
processo di distensione, abbia un ruolo più grande e più importante”. Ultima
domanda: cosa pensa del nuovo premier designato palestinese, Abu Ala? “Dobbiamo
aspettare e vedere, ma ci speriamo: Abu Ala è una speranza per la pace”.