Il sistema creditizio del Mezzogiorno ha
condiviso negli anni ’90 le profonde trasformazioni che hanno interessato
l’intero settore a livello nazionale. Anche nel Sud si è svolto un imponente
processo di concentrazione del sistema bancario che, se da un lato presenta
il vantaggio determinato dalla maggiore solidità dei soggetti bancari
presenti sul territorio e della maggiore competitività a livello europeo, dall’altro
ha condotto ad una progressiva dissociazione fra proprietà e territorio. Se
quest’ultima tendenza può comportare qualche inconveniente nei rapporti col
sistema delle imprese locali, occorre tuttavia notare come il quadro presenti
anche degli elementi positivi e delle ragioni di ottimismo. Nell’ultimo
decennio, infatti, si osservano dinamiche positive in molti ambiti: per
quanto riguarda il costo del denaro le imprese meridionali hanno visto
ridursi notevolmente il divario rispetto al resto del Paese. Tale divario
l’anno scorso si è attestato all’1,6 rispetto al 2,3 del 1997; è aumentato in
modo consistente il numero degli sportelli presenti sul territorio, cresciuti
di quasi il 15 per cento in un quinquennio; è progressivamente cresciuta la
quota di risparmio raccolto nel Mezzogiorno che viene reinvestita in loco —
passata in meno di un decennio dal 75 per cento all’85 per cento — andando a
finanziare l’attività economica locale; si è manifestata una crescente
capacità del sistema bancario meridionale nel far fronte alle aumentate
esigenze di credito delle imprese, non a caso nel 2002 l’espansione del
credito nel Sud ha superato la media del Paese, con un tasso del 7,1 per
cento rispetto al 5,9 del Centro-Nord.
L’ulteriore rafforzamento del sistema creditizio permetterà di affrontare con
maggiori possibilità di successo la grande scommessa per il sistema economico
meridionale, oltre che una delle chiavi per il suo sviluppo: la progressiva
sostituzione nel finanziamento dell’economia della mano pubblica con
meccanismi più rispondenti alle logiche del mercato, le uniche in grado di
garantire la necessaria selezione delle iniziative imprenditoriali, con il
conseguente maggiore sviluppo del territorio.
Ciò non deve, ovviamente, costituire un alibi per lo Stato né una ragione per
un minor impegno pubblico per il riequilibrio territoriale ma, al contrario,
servire da incitamento al Governo per fornire supporto alle imprese italiane,
e segnatamente meridionali, anche in settori trascurati, a partire da quello
della proiezione internazionale.
E’ significativo, a questo proposito, che la Presidenza italiana dell’Ue abbia dato impulso alla creazione della Banca
Euromediterranea. Non è un mistero come le relazioni esterne della Ue siano state tradizionalmente impostate in direzione
dell’Est europeo, contribuendo in questo modo alla marginalizzazione
delle regioni mediterranee. Questa iniziativa si propone, dunque, d
valorizzare il ruolo della dimensione mediterranea dell’Unione. La missione
della Banca sarà quella di fornire supporto finanziario e tecnico ai Paesi
mediterranei partner dell’Unione nei campi delle infrastrutture — basti
pensare agli effetti di sviluppo che dispiegherebbe il potenziamento delle
vie di trasporto lungo la dorsale nordafricana, fra Marocco ed Egitto -della
protezione ambientale e di agevolare gli investimenti privati in quei Paesi.
Quella che si apre, dunque, è una importante occasione per imprese e banche
del Mezzogiorno di assumere un ruolo di leadership nel potenziamento delle
relazioni commerciali, economiche e finanziarie nel bacino del Mediterraneo.
*sottosegretario al ministero dell’Economia
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