IL DENARO

 

28 ottobre 2003

 

Un’importante occasione per le imprese del Sud

 

di Giuseppe Vegas*

Il sistema creditizio del Mezzogiorno ha condiviso negli anni ’90 le profonde trasformazioni che hanno interessato l’intero settore a livello nazionale. Anche nel Sud si è svolto un imponente processo di concentrazione del sistema bancario che, se da un lato presenta il vantaggio determinato dalla maggiore solidità dei soggetti bancari presenti sul territorio e della maggiore competitività a livello europeo, dall’altro ha condotto ad una progressiva dissociazione fra proprietà e territorio. Se quest’ultima tendenza può comportare qualche inconveniente nei rapporti col sistema delle imprese locali, occorre tuttavia notare come il quadro presenti anche degli elementi positivi e delle ragioni di ottimismo. Nell’ultimo decennio, infatti, si osservano dinamiche positive in molti ambiti: per quanto riguarda il costo del denaro le imprese meridionali hanno visto ridursi notevolmente il divario rispetto al resto del Paese. Tale divario l’anno scorso si è attestato all’1,6 rispetto al 2,3 del 1997; è aumentato in modo consistente il numero degli sportelli presenti sul territorio, cresciuti di quasi il 15 per cento in un quinquennio; è progressivamente cresciuta la quota di risparmio raccolto nel Mezzogiorno che viene reinvestita in loco — passata in meno di un decennio dal 75 per cento all’85 per cento — andando a finanziare l’attività economica locale; si è manifestata una crescente capacità del sistema bancario meridionale nel far fronte alle aumentate esigenze di credito delle imprese, non a caso nel 2002 l’espansione del credito nel Sud ha superato la media del Paese, con un tasso del 7,1 per cento rispetto al 5,9 del Centro-Nord.
L’ulteriore rafforzamento del sistema creditizio permetterà di affrontare con maggiori possibilità di successo la grande scommessa per il sistema economico meridionale, oltre che una delle chiavi per il suo sviluppo: la progressiva sostituzione nel finanziamento dell’economia della mano pubblica con meccanismi più rispondenti alle logiche del mercato, le uniche in grado di garantire la necessaria selezione delle iniziative imprenditoriali, con il conseguente maggiore sviluppo del territorio.
Ciò non deve, ovviamente, costituire un alibi per lo Stato né una ragione per un minor impegno pubblico per il riequilibrio territoriale ma, al contrario, servire da incitamento al Governo per fornire supporto alle imprese italiane, e segnatamente meridionali, anche in settori trascurati, a partire da quello della proiezione internazionale.
E’ significativo, a questo proposito, che la Presidenza italiana dell’Ue abbia dato impulso alla creazione della Banca Euromediterranea. Non è un mistero come le relazioni esterne della Ue siano state tradizionalmente impostate in direzione dell’Est europeo, contribuendo in questo modo alla marginalizzazione delle regioni mediterranee. Questa iniziativa si propone, dunque, d valorizzare il ruolo della dimensione mediterranea dell’Unione. La missione della Banca sarà quella di fornire supporto finanziario e tecnico ai Paesi mediterranei partner dell’Unione nei campi delle infrastrutture — basti pensare agli effetti di sviluppo che dispiegherebbe il potenziamento delle vie di trasporto lungo la dorsale nordafricana, fra Marocco ed Egitto -della protezione ambientale e di agevolare gli investimenti privati in quei Paesi. Quella che si apre, dunque, è una importante occasione per imprese e banche del Mezzogiorno di assumere un ruolo di leadership nel potenziamento delle relazioni commerciali, economiche e finanziarie nel bacino del Mediterraneo.


*sottosegretario al ministero dell’Economia