CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

 

11 novembre 2003

 

 

Napoli vista da Berlino. E viceversa

Un progetto di management per il centro storico partenopeo

e un libro sulla ricostruzione della capitale tedesca

 

di Eleonora Puntillo

 

Napoli a Berlino e Berlino e Napoli. Stesso giorno e stessa ora, nella capitale tedesca s’affollava la sala della Willy Brandt Haus sede del Partito socialdemocratico tedesco che ospiterà fino al 30 dicembre la mostra fotografica nata nata da un’indagine sociologica sulla qualità della vita nei centri storici di Napoli e di Firenze, a confronto con due quartieri di Berlino ex Est (Wrangelkiez e Magdeburger Platz) dove si sperimenta il “programma città sociale”.

A Napoli, nel Goethe Institut, il preside di Architettura Benedetto Gravagnuolo e i professori Maria Luisa Scalvini, Attilio Belli e Pasquale Belfiore presentavano il libro “Berlino prima del muro”, la ricostruzione negli anni dal 1945 al 1961, scritto da Andrea Maglio dottore di ricerca in Storia e critica dell’architettura. Il direttore dell’istituto culturale tedesco, Herwig Kempf, ha ricordato che il giovane, autore anche di altri saggi sull’architettura tedesca, ha perfezionato la conoscenza della lingua presso il Goethe napoletano. Il libro di Andrea Maglio (stampato da Hevelius Edizioni, Benevento, collana diretta da Maria Giuffrè e Maria Luisa Scalvini) narra la vicenda di una ricostruzione che fin dai primi anni del dopoguerra appare divisa così come poco dopo sarebbe accaduto alla Germania occupata, con la proclamazione nel 1949 della Repubblica Democratica, e poi alla stessa Berlino nell’agosto del 1961 con quel  muro durato fino al novembre dell’89. A Berlino Est si impose una architettura “nazionale nella forma e socialista nel contenuto” con un patriottico richiamo al classicismo in paradossale polemica con l’architettura della Repubblica di Weimar. L’esigenza di dare presto una casa a basso costo a ogni famiglia indusse ad adottare una prefabbricazione di stile moscovita; al piano delle case sociali fu coniugata anche l’autocelebrazione , con colossali e pomposi assi viari.

Dall’altra parte, il governo della città-isola, poté permettersi un’architettura residenziale di qualità immersa nel verde, proprio come l’aveva sognata Hans Scharoun, che per pochi mesi era stato direttore dell’edilizia per l’intera città, nominato dal generale Nicolaj Bersarin, comandante delle truppe sovietiche che conquistarono Berlino nel maggio 1945, quando ci fu un breve periodo di collaborazione fra i settori assegnati agli alleati sopraggiunti nell’agosto.

Berlino ridiventava capitale anche dell’architettura moderna, è una città in fase di profondo cambiamento che torna al centro dell’attenzione degli studiosi e del turismo culturale. Proprio come Napoli: l’attenzione è scambievole, le esperienze diverse e parallele suscitano interesse reciproco nelle due città.

Una trentina di giornalisti all’incontro per la stampa, e poi gran pubblico nella sala della Willy Brandt Haus berlinese, per la mostra-inchiesta “Qualità della vita e turismo nei quartieri storici di Napoli, Firenze e Berlino”. Inaugurazione con gli interventi del presidente del Bundestag Wolfgang Thierse, dell’ambasciatore Silvio Fagiolo, del presidente dell’Università Tecnica di Berlino Kurt Kutzler, del direttore della pianificazione Hans Stimmann. Il tema era stato discusso nel dicembre scorso (sala dell’ex refettorio di San Domenico Maggiore) nell’incontro presieduto da Leonardo Impegno (Ds) consigliere delegato per il centro antico; la sperimentazione già ampiamente fruttuosa nella capitale tedesca, a Napoli sta suscitando aggregazione, percezione dei problemi e movimento propositivo delle soluzioni. L’indagine, a Napoli coordinata da Caterina Arcidiacono (docente di Psicologia Sociale e delle Comunità) e a Berlino dal professor Heiner Legewie, docente emerito di Psicologia nell’Università Tecnica è strutturata con la finalità dichiarata di suscitare iniziativa culturale e politica. Non è un caso se le immagini sono di Antonio Alfano, infermiere di professione e fotoreporter per passione, nato nel centro antico dove vive e opera con l’associazione “Nocomment” che raduna forze giovanili vogliose di rinnovamento civile: il risultato sono foto-interviste ben lontane dall’oleografia, testimonianze dei problemi e della vita reale. Il professor Legewie, cui si deve la progettazione dell’autogestione mediante “giurie di quartiere” in due rioni dell’Est (in uno, a Kollwitz Platz, abita il presidente del Bundestag), ha ribadito la sua convinzione – confermata dal lavoro che lui ha seguito a Napoli – che il management di quartiere nel nostro centro storico può suscitare il “rinascimento”, stavolta per davvero.