Un progetto di management per il centro storico
partenopeo
e un libro sulla ricostruzione della capitale
tedesca
Napoli a Berlino e Berlino e
Napoli. Stesso giorno e stessa ora, nella capitale tedesca s’affollava la sala
della Willy Brandt Haus sede del Partito socialdemocratico tedesco che ospiterà
fino al 30 dicembre la mostra fotografica nata nata da un’indagine sociologica
sulla qualità della vita nei centri storici di Napoli e di Firenze, a confronto
con due quartieri di Berlino ex Est (Wrangelkiez e Magdeburger Platz) dove si
sperimenta il “programma città sociale”.
A Napoli, nel Goethe Institut,
il preside di Architettura Benedetto Gravagnuolo e i professori Maria Luisa
Scalvini, Attilio Belli e Pasquale Belfiore presentavano il libro “Berlino
prima del muro”, la ricostruzione negli anni dal 1945 al 1961, scritto da
Andrea Maglio dottore di ricerca in Storia e critica dell’architettura. Il
direttore dell’istituto culturale tedesco, Herwig Kempf, ha ricordato che il
giovane, autore anche di altri saggi sull’architettura tedesca, ha perfezionato
la conoscenza della lingua presso il Goethe napoletano. Il libro di Andrea
Maglio (stampato da Hevelius Edizioni, Benevento, collana diretta da Maria
Giuffrè e Maria Luisa Scalvini) narra la vicenda di una ricostruzione che fin
dai primi anni del dopoguerra appare divisa così come poco dopo sarebbe
accaduto alla Germania occupata, con la proclamazione nel 1949 della Repubblica
Democratica, e poi alla stessa Berlino nell’agosto del 1961 con quel muro durato fino al novembre dell’89. A
Berlino Est si impose una architettura “nazionale nella forma e socialista nel
contenuto” con un patriottico richiamo al classicismo in paradossale polemica
con l’architettura della Repubblica di Weimar. L’esigenza di dare presto una
casa a basso costo a ogni famiglia indusse ad adottare una prefabbricazione di
stile moscovita; al piano delle case sociali fu coniugata anche l’autocelebrazione
, con colossali e pomposi assi viari.
Dall’altra parte, il governo
della città-isola, poté permettersi un’architettura residenziale di qualità
immersa nel verde, proprio come l’aveva sognata Hans Scharoun, che per pochi
mesi era stato direttore dell’edilizia per l’intera città, nominato dal
generale Nicolaj Bersarin, comandante delle truppe sovietiche che conquistarono
Berlino nel maggio 1945, quando ci fu un breve periodo di collaborazione fra i
settori assegnati agli alleati sopraggiunti nell’agosto.
Berlino ridiventava capitale
anche dell’architettura moderna, è una città in fase di profondo cambiamento
che torna al centro dell’attenzione degli studiosi e del turismo culturale.
Proprio come Napoli: l’attenzione è scambievole, le esperienze diverse e
parallele suscitano interesse reciproco nelle due città.
Una trentina di giornalisti
all’incontro per la stampa, e poi gran pubblico nella sala della Willy Brandt
Haus berlinese, per la mostra-inchiesta “Qualità della vita e turismo nei
quartieri storici di Napoli, Firenze e Berlino”. Inaugurazione con gli
interventi del presidente del Bundestag Wolfgang Thierse, dell’ambasciatore
Silvio Fagiolo, del presidente dell’Università Tecnica di Berlino Kurt Kutzler,
del direttore della pianificazione Hans Stimmann. Il tema era stato discusso
nel dicembre scorso (sala dell’ex refettorio di San Domenico Maggiore)
nell’incontro presieduto da Leonardo Impegno (Ds) consigliere delegato per il
centro antico; la sperimentazione già ampiamente fruttuosa nella capitale
tedesca, a Napoli sta suscitando aggregazione, percezione dei problemi e
movimento propositivo delle soluzioni. L’indagine, a Napoli coordinata da
Caterina Arcidiacono (docente di Psicologia Sociale e delle Comunità) e a
Berlino dal professor Heiner Legewie, docente emerito di Psicologia
nell’Università Tecnica è strutturata con la finalità dichiarata di suscitare
iniziativa culturale e politica. Non è un caso se le immagini sono di Antonio
Alfano, infermiere di professione e fotoreporter per passione, nato nel centro
antico dove vive e opera con l’associazione “Nocomment” che raduna forze
giovanili vogliose di rinnovamento civile: il risultato sono foto-interviste
ben lontane dall’oleografia, testimonianze dei problemi e della vita reale. Il
professor Legewie, cui si deve la progettazione dell’autogestione mediante
“giurie di quartiere” in due rioni dell’Est (in uno, a Kollwitz Platz, abita il
presidente del Bundestag), ha ribadito la sua convinzione – confermata dal
lavoro che lui ha seguito a Napoli – che il management di quartiere nel nostro
centro storico può suscitare il “rinascimento”, stavolta per davvero.