IL MATTINO

 

2 dicembre 2003

 

 

Cox: legittima la richiesta di Napoli per la Banca

 

di Almerico Di Meglio

 

All’indomani del ”conclave” dei ministri degli Esteri Ue sull’eurocostituzione, si apre oggi a Napoli la sesta riunione dell’Euromed, il Forum parlamentare euromediterraneo. Due giorni con i rappresentanti di 27 Paesi dell’Ue e della sponda sud del Mare Nostrum. Il vertice sarà aperto al Maschio Angioino, da Pat Cox, presidente del Parlamento Ue. Lo abbiamo intervistato ieri, al suo arrivo.

 

Banca euromediterranea: Napoli vi ambisce. Speranza giustificata?

«Ancora non so. Ma capisco perfettamente perché Napoli nutre questa speranza: è per definizione mediterranea. È stato deciso di creare nell’ambito della Banca europea per gli investimenti una divisione operativa dedicata al Mediterraneo. E sono lieto di poter affermare che già si vedono segni di attività in tal senso. A un quesito non è stato ancora risposto, se questa unità debba diventare una sussidiaria a pieno titolo della Bei. La decisione finale verrà nel dicembre 2006, nel frattempo valuteremo come avrà funzionato».

 
Avrà la capacità, l’Ue, di conciliare sviluppo della sponda sud e allargamento a est?

«Sì, perché l’Europa si sta consolidando su scala continentale come protagonista della scena mondiale. Inoltre, mi aspetto che sotto la presidenza italiana riusciremo a realizzare un nuovo trattato costituzionale. E questo darà nuovo impulso alla leadership europea negli affari internazionali. Una grande Europa, la sponda sud del Mediterraneo, il Medio Oriente, i Paesi dell’Europa orientale non ancora nell’Ue, sono sfide e interessi per l’Unione».

 
Sull’eurocostituzione resta il nodo del voto a maggioranza. Dal ”conclave” di Napoli il ministro degli Esteri tedesco è ripartito dicendosi «più pessimista», quello polacco invece «più ottimista». Fallirà, la Cig, o prevarrà la soluzione ”pragmatica” di riparlarne nel 2009, sperimentando nel frattempo l’attuale sistema di ”voto ponderato”?

«Credo che ce la faremo. Non possiamo permetterci di fallire. Siamo condannati a riuscire. Il parlamento europeo certamente prefrirebbe la soluzione della Convenzione. Al vertice della settimana prossima lancerò un appello, a nome del parlamento europeo, a porre fine a questa continua sperimentazione istituzionale in Europa. Negli ultimi anni abbiamo avuto la tendenza a rinviare alla prossima conferenza intergovernativa tutto quello su cui non ci si metteva d’accordo. I cittadini europei cominciano a dare segni di ”stanchezza istituzionale e costituzionale”, perciò dobbiamo fare qualcosa di concreto».

 

Prima, tendenze federalistiche. Negli ultimi tempi, invece, confederalistiche: euroscetticismo, scontro Ecofin-Commissione sul Patto di stabilità, maggiori poteri al Consiglio europeo... Qual è l’atteggiamento prevalente dell’europarlamento?

«È favorevole, con una maggioranza di 3 a 1, alla bozza della Convenzione, che costruisce l’Europa su due pilastri: gli Stati e i popoli. Di questa equazione il Parlamento europeo è parte importante e indispensabile della componente ”popoli”. Inoltre, sono assolutamente convinto che avremo una maggiore responsabilità democratica e che ci sarà una maggiore partecipazione degli Stati. Per quel che concerne l’Ecofin, occorre evitare che le analisi e le polemiche inficino l’attività della presidenza italiana relativa al trattato costituzionale».


L’Euromed non contrasta con la riluttanza dell’Ue ad aprire le porte alla Turchia e a schiuderle verso altri Paesi, musulmani moderati, come Tunisia e Marocco?

«Non voglio fare un’analisi comparata sulla natura dell’Islam in Turchia e in altri Stati musulmani. Quali siano i confini europei è quesito difficile e complesso, ma essi sono già delineati nel progetto costituzionale. La Turchia, nel 1999 a Helsinki ha ottenuto lo status di Paese candidato. Nel dicembre scorso a Copeneghen si stabilì che a fine del 2004 si sarebbe fatta una valutazione complessiva dei progressi compiuti dalla Turchia per soddisfare i requisiti posti dallo status di candidato. Non possiamo dare, quindi, una valutazione fin d’ora. Ma la Turchia partecipa come osservatore alla Cig. E ritengo che dal Medio Oriente dovrà scaturireuna nuova energia positiva».

 
L’Iraq ha provocato divisioni nell’Ue e tra Ue e Stati Uniti. Come vede in prospettiva l’evoluzione dei rapporti nell’Unione e di quelli transatlantici?

«L’Iraq ha piuttosto rilevato l’esistenza di una non-Europa. Ecco perché l’europarlamente insiste sulla necessità di un ministro degli Esteri e di una politica estera europei. L’annuale vertice Ue-Usa si svolgerà alterminedella prossima presidenza semestrale, l’irlandese, alla quale ho sottolineato che le solide ralzioni Ue-Usa sono state sottoposte a stress e richiedono cura».


Può dare un giudizio sulla presidenza italiana, le luci, le ombre?

«Finora ha agito bene. Il lavoro più importante che deve completare, per l’Europa di domani, è il trattato costituzionale. Spero riesca a concludere la Cig. Per la prima volta nella storia una presidenza europea aprirebbe e chiuderebbe un trattato di riforma costituzionale. Sono rimasto stupito delle polemiche suscitate in Italia dalle decisioni dell’Ecofin. Nel Parlamento europeo riteniamo che la Commissione abbia fatto bene nel suo compito di guardiano dei trattati, chiedendo che fosse punito chi non aveva rispettato le regole. Però, il trattato di Maastricht prevedeva che le decisioni spettassero all’Ecofin e non alla Commissione. Le regole non devono obbligarci a lasciare il buonsenso fuori della porta, quando diamo giudizi come politici. Spero che la decisione non minerà la necessaria condizione di avere un euro stabile e dei tassi di interesse bassi. Per quanto riguarda le ombre, ho espresso a nome del Parlamento europeo il disappunto perché nelle conclusioni del vertice Ue-Russia sia mancato quasiasi riferimento ai diritti umani in Cecenia e al Protocollo di Kyoto».