"IL DENARO"

6 Maggio 2000

TORINO, UN ESEMPIO DI CITTA’ VIVIBILE

Sono innumerevoli le iniziative promosse dal Comune e rivolte ai giovani

Già ora sotto la Mole si preparano i Giochi olimpici invernali del 2006

di Michele Capasso

Torino, aprile 1997. La nostra Fondazione collabora alla "Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo". Per questa occasione vengono predisposti la "carta" per i giovani e la creatività, il logo (un’acciuga!) e lo slogan "Se vi piace il mare venite a Torino".

Torino, aprile 2000. L’acciuga si è trasformata nel "drago" che è simbolo della "BIG": la Biennale Internazionale dei Giovani dedicata all’Arte Emergente e che ha trasformato Torino – dal 7 aprile al 7 maggio 2000 – in un laboratorio mondiale della creatività giovanile. Nella sede storica della Cavallerizza e in diverse sedi sparse in tutta la città si sono incontrati e confrontati, nelle diverse discipline, 500 giovani artisti provenienti da tutto il mondo.

Torino, 5 febbraio 2000. Il "Signore degli anelli", Juan Antonio Samaranch – presidente del Comitato Internazionale Olimpico – insedia il Consiglio d’Amministrazione del Comitato per l’organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali, previsti a Torino nel 2006. La cerimonia si svolge nella sala del Parlamento Italiano di Palazzo Carignano alla presenza di Giovanni Agnelli, del sindaco di Torino Valentino Castellani, della presidente della Provincia Mercedes Bresso e del presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo.

Dopo i mondiali di sci alpino, i Giochi Olimpici Invernali: un riconoscimento alla vocazione sportiva della città, protagonista da sempre in campo italiano e internazionale. Un appuntamento conquistato grazie alle risorse e alla bellezza del territorio, grazie al sostegno convinto di tutta la città e di tutta la regione, grazie a un programma di rinnovamento urbano che ha pochi eguali in Europa.

È una tradizione antica quella che rivive nel fuoco olimpico. Sulle piste che ospiteranno i Giochi Olimpici Invernali si sciava già agli albori del secolo. Si pattinava sul ghiaccio nei parchi, e nelle piazze della città si svolgevano le prime partite di hockey. L’amore per gli sport della montagna ha sempre legato in modo profondo Torino e le sue valli. Ora questo legame si rinnova.

Torino 2006: manca molto tempo, molte sono le cose che si devono ancora fare. La città accoglierà gli ospiti con il suo volto migliore.

Napoli, 4 maggio 2000. Valentino Castellani mi invia un opuscolo titolato "Una città da scoprire". Sulla prima pagina è riportato un brano del colloquio tra Marco Polo e Kublai Khan mentre sta descrivendo un ponte pietra per pietra. È tratto dal libro di Italo Calvino "Le Città invisibili" (Torino, 1972). Ecco il testo:

Kublai Khan: "Qual è la pietra che sostiene il ponte?". Marco Polo: "Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, ma dalla linea dell’arco che esse formano". K. Khan: "Ma allora, perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che mi importa". M. Polo: "Senza pietra non c’è arco".

Torino oggi possiede le pietre che formano un arco indispensabile tra l’Europa e il Mediterraneo.

È una città dai mille volti ed erede di saperi, operosità e competenze: nodo finanziario e produttivo, centro di scambio e di incontro internazionale – ma al tempo stesso città con una dimensione vivibile e, soprattutto, un’atmosfera unica, inconfondibile. Vista dall’alto, Torino mostra tutta la sua razionalità: strade diritte che si intersecano ad angolo retto, lunghi viali alberati, grandi piazze e luminose corti interne. Ma svela anche una straordinaria presenza della natura: quattro fiumi, la collina, parchi e giardini che ne fanno una fra le più verdi città europee.

Torino è una città che guarda al futuro, forte delle risorse materiali e culturali ereditate dal suo passato. Doversi periodicamente reinventare è il destino di Torino – e forse anche la radice della sua sempre rinnovata modernità. Antica città romana, Torino rinasce con Emanuele Filiberto, che nel 1563 ne fa la capitale del Ducato di Savoia.

Quando viene elevata a rango ducale, è un borgo di 20.000 abitanti: da allora inizia un rapido sviluppo, che porta anche alla fondazione dell’Università. Nella seconda metà del Seicento, gli architetti Vitozzi e Castellamonte definiscono il suo impianto urbano, caratterizzato da un centro molto armonico e da vie ampie e regolari. Torino diventa così la prima capitale europea prevalentemente barocca. Questo tessuto coerente incornicia le opere maggiori del Guarini e dello Juvarra. La sua urbanistica è ancora oggi caratterizzata dalla continuità delle cortine edilizie, dall’omogeneità fra palazzi di epoche diverse. Anche dopo il periodo barocco, Torino si espande con lungimiranza – oggi diremmo "con una visione d’insieme".

Questo vale in particolare per gli ampliamenti avvenuti tra il 1700 e i primi del 1800, che rispettano e ripropongono nei borghi nuovi l’immagine della città storica. Capitale del Regno d’Italia dal 1861 al 1864, dalla seconda metà dell’Ottocento Torino inizia il suo cammino industriale. L’industria è stata protagonista dello sviluppo della città per tutto il ventesimo secolo.

Nell’area metropolitana di Torino si colloca un quinto dell’intero investimento in ricerca e sviluppo delle aziende italiane. Questa linfa alimenta l’innovazione, e consente al sistema delle imprese di cimentarsi sui mercati mondiali con prodotti sempre all’avanguardia. Perché il sapere e il saper fare diventino risorse di sistema, la ricerca da sola non basta. Occorre un’opera di diffusione della conoscenza presso i singoli e all’interno delle organizzazioni. A Torino questo compito è svolto da una fitta rete di centri di formazione: istituzioni internazionali (come l’European Training Foundation), centri privati (come l’Isvor-Fiat, il più grande d’Europa per la formazione d’impresa), istituti post-universitari (come la Scuola di Amministrazione Aziendale).

La sua ricchissima eredità e le modernissime competenze ne fanno una città esemplare per l’Italia, per l’Europa e per il Mediterraneo del prossimo futuro.

Scrive Valentino Castellani: "Torino è una metropoli europea per molte ragioni. Per la sua centralità geografica, che la vede naturale cerniera tra continente e Mediterraneo, al centro dei flussi commerciali e delle vie di transito. Per la sua capacità d’invenzione e innovazione: qui si sono sviluppate l’automobile, la moda, il cinema, la televisione, la telefonia. La principale risorsa del futuro sarà la conoscenza, e Torino, grazie alla sua storia industriale, dispone di un patrimonio di conoscenze unico al mondo".