IL MATTINO
2
dicembre 2003
Qualcuno ha già trovato la formula giusta, parlando di «prove tecniche di dialogo all’ombra del Vesuvio». Slogan a parte, la notizia dell’incontro col collega israeliano annunciato a sorpresa domenica scorsa dal ministro degli Esteri egiziano Ahmed Maher finisce col conferire alla Conferenza Euromediterranea di Napoli un significato che, con le ore, crea e alimenta speranze e aspettative.
Sarà un vertice nel vertice: il faccia a faccia tra Sylvan
Shalom e Ahmed Maher non avrà il sapore dell’incontro formale. Innanzitutto
perché - negoziati segreti a parte - rappresenta il momento in cui le due
delegazioni mediorientali ritornano a parlare, dopo un lungo silenzio; e poi
«perché - come lo stesso egiziano ha detto - il momento è propizio per un
dialogo con Israele e per annunciare al mondo che l’Egitto sollecita il dialogo
e l’azione per la pace e per la fine di violenze e controviolenze». Parole,
queste, che lasciano ben sperare.
Salvo cambiamenti di programma all’ultim’ora, l’incontro
avverrà all’Excelsior, in una saletta che gli addetti al cerimoniale avrebbero
già individuato. Alla Mostra d’Oltremare - domani - si terrà invece un altro
importante appuntamento: quello che vedrà la troika europea (presidenza di
turno, commissione e europarlamento) ricevere e dialogare con la delegazione
dell’Autorità nazionale palestinese, prima, e quella israeliana poi.
Ma torniamo al faccia a faccia tra i ministri d’Israele ed
Egitto. Maher ha affermato di aver seguito con interesse i contatti
israelo-palestinesi che si sono tenuti in Gran Bretagna, Spagna e Svizzera.
«Questi contatti - ha dichiarato - confermano che esiste
una preoccupazione in molti ambienti popolari; e che il blocco del processo di
pace non è nell’interesse di nessuno. Per questo elementi del Likud hanno
partecipato a questi incontri, per tentare di aprire una strada alla pace su un
terreno accidentato».
Prove tecniche di dialogo, se non di pace. Ma da Napoli, a
questo punto, potrebbe partire un nuovo, fondamentale impulso verso quel
cammino troppe volte interrotto.