3 dicembre 2003
“C’è già
il Laboratorio Mediterraneo”. Roma tenta lo strappo
di
Conchita Sannino
Il cuore della città, dal
Maschio Angioino a Palazzo Reale, promosso ieri, “sul campo”, capitale
dell’Euromediterraneo. E il Ministro Franco Frattini testimonial ideale di
questo “ponte”: atterrato direttamente da Maastricht, prima si ritaglia il
tempo di una rigenerante e privata visita nell’avvolgente bolgia natalizia di
San Gregorio Armeno (senza potersi sottrarre al tormentone eduardiano, “Si, son
venuto apposta – sorride – Certo che mi piace ‘o presepio, devo
comprarne due, una passeggiata incantevole”); poi, alle 18.30, torna a esser
guida autorevole della Presidenza italiana del semestre e apre i lavori della
Sesta Conferenza Euromediterranea, al Teatrino di Corte. Riassumendo così i
delicati temi in agenda: “Sfida a intolleranza e terrorismo. Bisogno di
avvicinare il partenariato alla gente. A me piace chiamarla la sfida di
Napoli”. È una definizione appropriata cha va oltre, forse, le sue stesse
intenzioni. È una sfida anche per Napoli, questo vertice internazionale.
Anche se con poche chances. Vediamo perché.
La sfida di Napoli. Alla
Conferenza, aperta ieri, e che prosegue fino alle 18 di oggi alla Mostra
d’Oltremare, partecipano i rappresentanti di 42 Paesi: dagli Stati membri
dell’Ue a quelli delle sponde del Mediterraneo (compresi Egitto, Israele,
Palestina, Turchia). Tre gli obiettivi di cui si discuterà: e per ciascuno di
essi Napoli si è, di fatto, già candidata come sede. Primo: la nacita del
Parlamento euromediterraneo, il cui “via libera” è stato dato ieri, dal Forum
parlamentare riunitosi alla Sala dei Baroni, presieduto dai vertici Pat Cox e
Abdel Radi. Secondo: la Banca Euromed, il cui profilo si allontana, tuttavia,
verso le deliberazioni del 2006, in tema di investimenti e libero scambio.
Terza sponda: la costituzione della Fondazione euromediterranea per il dialogo
tra culture e civiltà. È la più concreta. Ma è anche la sede che Napoli rischia
di farsi soffiare, all’ultimo minuto. Una destinazione, quest’ultima, naturale
per la città dove opera da anni il Laboratorio Mediterraneo, organizzazione onlus
dell’architetto Michele Capasso, che ha già promosso progetti di partenariato
tra le comunità dell’euromediterraneo. E che, appunto ieri, ha ricevuto la
pubblica ammirazione di Pat Cox.
“Ministro – avrebbe auspicato lui, in un fugace incontro con Frattini – a Napoli esiste già questa rete delle reti. Non sarebbe meglio evitare duplicazioni?”.
Fondazione sul Dialogo: scippo
da scongiurare. E invece, c’è nell’aria lo “scippo”. È Roma la
prescelta? Notizia ufficiosa, molto più di un’indiscrezione, che ieri sconcerta
politici ed operatori che hanno da sempre testimoniato l’impegno del
Laboratorio e di Napoli, in tempi non sospetti, sul fronte del Dialogo (ultimo
riscontro, il Forum Civile di 4 giorni fa, a Castelvolturno). Come testimonia
anche il qualificato impegno di Claudio Azzolini, di FI, vicepresidente del
Consiglio d’Europa. Che oggi conferma, amareggiato, la brutta notizia. “Sarebbe
davvero grave. Uno schiaffo per la città, vedersi negato questo riconoscimento,
malgrado l’adesione e la richiesta ufficiale profuse, in favore di Napoli,
anche dal Presidente Prodi e, più volte, dallo stesso Bassolino”.