29 novembre 2003
di Luisa Russo
La scelta della Mostra d’Oltremare per due tra gli
appuntamenti più importanti del semestre italiano di presidenza europea è
indirettamente la dimostrazione di come sia possibile valorizzare i fiori
all’occhiello della nostra architettura conservandone la funzionalità nel
tempo. Fu Berlusconi, un anno fa, a scegliere Napoli per il summit
euromediterraneo che comincerà il 2 dicembre; è stato Frattini più recentemente
a optare per la nostra città per il «conclave» che si concluderà oggi (perciò
la concomitanza con la rassegna Mercante in Fiera, ch’era stata già prenotata).
Ma la responsabilità dell’organizzazione va «addebitata» tutta a Visconti di
Modrone, che della struttura fieristica della zona occidentale ha detto: «È
magnifica. Si presta ad essere ben protetta. È abbastanza lontana dal centro da
non causare, con i nostri incontri, disagi alla cittadinanza».
Ogni epoca ha una sua architettura tipica,
rappresentativa dei fermenti che produce la società in quella fase. Uno dei
secoli più sguarniti sotto quest’aspetto sembra essere proprio il Novecento, ma
uno degli esempi più significativi è proprio il complesso fieristico di
Fuorigrotta. Peccato che dopo i lavori per i mondiali del ’90 (con
l’innalzamento del piazzale davanti all’ingresso principale) si sia perso il
colpo d’occhio della prospettiva da viale Augusto, che «introduceva» alla
Mostra.
Ma la struttura espositiva di Fuorigrotta ha
riscosso comunque un gran successo, con quei padiglioni pieni di luce immersi
nel verde (benchè non valorizzati, ieri, dal maltempo), le fontane zampillanti,
l’Arena, la Fontana dell’Esedra, il laghetto di Fasilides... Elegante e
funzionale, sia nella parte destinata ai giornalisti sia per quanto riguarda i
locali che ospitano i ministri: il «conclave» è coinciso con l’inaugurazione
del centro Caboto, costituito dai padiglioni 9 e 10 riqualificati con percorsi
di collegamento, impianti tecnologici e una cablatura per collegamenti di trasmissione
dati e fonìa. Ogni due metri una piattaforma con prese elettriche, telefoniche
e per trasmissione dati anche wireless, senza fili (5-600 postazioni di
servizio). A «riscaldare» gli ambienti, in questi giorni, il coloratissimo
«Vesuvio» di Andy Warhol - la cui immagine è stata rilanciata via tv insieme
col ministro Frattini che accoglieva i colleghi Ue - e altre otto opere di
autori contemporanei prestate dal soprintendente Spinosa (Pisani, Tatafiore)
nonchè dipinti arrivati in città dalla Farnesina. Un’«attenzione»
particolarmente apprezzata dagli ospiti.
Nata nel 1940 - nel momento in cui iniziava
l’espansione dalla città verso occidente (Fuorigrotta e Bagnoli) - per ospitare
ogni tre anni una mostra delle terre d’Oltremare, la fabbrica come noto fu
palestra dei più grandi architetti napoletani dell’epoca, partecipi delle
correnti culturali internazionali (Tecchio, Canino, Piccinato, Pane, Cocchia,
De Luca, Mazziotti, Capobianco). Danneggiata dai bombardamenti, ricostruita.
Sempre meno usata, dall’80 ospita i containers dei terremotati. S’avvia verso
il degrado. Nel ’98 viene avviato un progetto di riqualificazione. Il 16
gennaio 2001 l’ente autonomo Mostra d’Oltremare si trasforma in spa, col
compito di gestire e valorizzarne il patrimonio e promuovere manifestazioni
anche ai fini dello sviluppo della città. Via ai lavori, il centro Caboto
appena ristrutturato farà parte del futuro «Parco congressuale Mediterraneo».
In merito alle polemiche per la concomitanza del
«conclave» con la rassegna Mercante in Fiera, il presidente della Mostra,
Cercola, ha detto: «Ben vengano fiere, congressi, spettacoli, happening: più
manifestazioni in contemporanea. È questo il futuro della Mostra».