"IL DENARO"

2 novembre 1996

Federalismo: c’è posto per tutti

di Michele Capasso

Venerdì 25 ottobre 1996. Rimini, ponte di Tiberio. Dopo aver ultimato il corso di aggiornamento per gli insegnanti delle scuole medie e superiori – quest’anno dedicato al Mediterraneo – passeggio attratto dal vociare di un gruppo di vecchietti. Appoggiati sul parapetto dell’antico ponte commentano, con espressioni dialettali, un articolo apparso su "La Repubblica" di quel giorno che ritrae il sindaco di Napoli Bassolino sorridente e sintetizza il contenuto del suo ultimo libro-intervista "La repubblica delle città". Mi avvicino incuriosito per cercare di capire sono pensionati di fede comunista che contestano ad uno dei "capi" del Partito democratico della sinistra l’idea di ritornare all’Italia dei Comuni. Uno di loro urla che già è abbastanza avere una "repubblica di San Marino", e rivolge lo sguardo alla rocca che sovrasta la pianura riminese. Un altro gli fa eco, affermando che proprio i sindaci della riviera romagnola hanno sentito il bisogno di unirsi, favorendo la nascita della nuova provincia di Rimini per affrontare meglio i problemi comuni. Continuo la passeggiata attraverso luoghi di felliniana memoria. Percorro alcuni chilometri sull’arenile bagnato da onde sudicie color marrone, dove i gabbiani si cibano di molluschi e piccoli pesci, vittime dell’inquinamento del mare. Volgo lo sguardo verso l’orizzonte, pensando alla ex Jugoslavia. Tento di chiarire a me stesso in che modo conciliare l’identità ed il ruolo delle Città, delle Provincie, delle Regioni e degli Stati con la necessaria quanto indispensabile urgenza di pervenire alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa e, contemporaneamente, ad un’unione e cooperazione euromediterranea. Poche ore prima un professore di filosofia mi chiedeva di "definirmi" gli ho risposto di sentirmi "napoletano, campano, italiano, europeo e mediterraneo". Con la memoria richiamo incontri, viaggi, esperienze e quant’altro possa aiutarmi a capire come costruire un mondo migliore nel quale ciascuno abbia la propria parte.

Napoli, 20 gennaio 1996. Nella sede della Biblioteca Nazionale la Fondazione Laboratorio Mediterraneo ed altre istituzioni presentano con Matvejevic, Cacciari, Bassolino, Aymard ed altri il libro "Viaggio Balcanico", dedicato alla ricostruzione della biblioteca di Sarajevo. Sulla terrazza del Palazzo Reale dialoghiamo con i due sindaci richiamando l’attenzione sul nuovo ruolo delle città mediterranee. Cacciari nel suo intervento afferma "È indispensabile riconnettere le città dell’arcipelago mediterraneo. Occorre costruire ponti tra culture, Istituzioni, Città, Stati: Matvejevic e Capasso sono in tal senso "costruttori" di ponti...". Bassolino conclude l’incontro dicendo "A Napoli, per merito di Capasso e Matvejevic, è nata la Fondazione Laboratorio Mediterraneo che si propone di fare del "Mare Nostro" il collante dei Popoli. Mi auguro di poterci rivedere per un grande incontro – promosso da me, da Massimo Cacciari, da altri sindaci ed Istituzioni, d’accordo con la Fondazione Laboratorio Mediterraneo – in cui riflettere sul ruolo delle Città del Mediterraneo verificare, la dove tanti Stati hanno fallito, se l’iniziativa delle Città può essere utile per la costruzione di una Europa non soltanto proiettata verso il Nord ma, soprattutto, fondata sulla grande civiltà mediterranea".

Milano, 27 settembre 1996. Alcune Regioni italiane presentano in un’affollata conferenza stampa 12 referendum per "favorire il federalismo e lo sviluppo del Paese". Appare significativo che i referendum siano stati sottoscritti sia da Regioni guidate dal "Polo" sia da altre guidate dall’"Ulivo", come la Regione Toscana, presieduta da Chiti. Cerco di capirne di più e leggo attentamente i 12 referendum. Chiedo a Formigoni, presidente della Regione Lombardia, un commento "Siamo noi Regioni a prendere per mano il Paese, incapace di riformarsi, e lo portiamo all’autoriforma". Giancarlo Galan, presidente della Regione Veneto, lancia un appello ai sindaci "Non potremo mai vincere senza il loro sostegno". Enzo Ghigo, presidente della Regione Piemonte, legge un comunicato in cui si chiede al Governo di accelerare il passo verso "quei necessari cambiamenti istituzionali in grado di fare delle entità regionali attori forti dello sviluppo economico e sociale". "Ma l’interpretazione del federalismo – continua il comunicato – non è univoca, e spazia dall’inaccettabile politica secessionista della Lega, ad una serie di proposte differenziate elaborate da Regioni, Province e Comuni. La scelta da compiere è tra delegare per integrare meglio e dividere per disintegrare. Insomma una scelta tra la responsabilità e l’irresponsabilità". Ghigo conclude affermando che "Tutti i progetti di riforma istituzionale dovranno vedere le Regioni non soltanto partecipi, ma protagoniste. Esse sono infatti le realtà che, di fronte all’accelerazione della crisi del nostro Paese, hanno dimostrato maggiore radicamento e capacità di intervento nel tessuto sociale produttivo".

Napoli, 31 ottobre 1996. Ho tra le mani il libro di Bassolino "La Repubblica delle città". Il sindaco delinea un progetto che prevede una rivoluzione civile attraverso il "partito dei cittadini". Completata la lettura, prelevo dalla libreria "Il viaggio del Signor Niente", che racconta la vita di mio padre, sindaco per 35 anni di San Sebastiano al Vesuvio. Bassolino teorizza quello che ho sperimentato sul campo seguendo, più da cittadino che da figlio, l’attività paterna con la quale si auspicava la nascita di un "movimento" con al centro il sindaco e la sua gente fino a spingere il sindaco-padre a gemellaggi tra il piccolo paese e Stati come la Grecia e la Jugoslavia, o a voler, scherzosamente, tentare di "recintare" la cittadina ricostruita dopo l’eruzione del 1944, affinché non fosse invasa dagli abitanti delle periferie limitrofe. Il genitore la pensava come una "repubblica autonoma". Eppure dovette ricredersi. Era un’utopia. L’indispensabile armonia tra le Istituzioni non poteva essere alterata. Il suo sogno si limitava all’elezione diretta del sindaco con una maggiore autonomia economica dei Comuni e l’assunzione, da parte del primo cittadino, di un ruolo manageriale con il quale assumere maggiore operatività e, conseguentemente, maggiore responsabilità. Ad un giornalista che gli chiedeva se fosse favorevole ad un’ autonomia federalista dei Comuni con una drastica riduzione dei ruoli assegnati alle Regioni ed alle Province, mio padre rispose "No. C’è posto per tutti. È indispensabile mantenere una pluralità istituzionale a garanzia della democrazia. È una questione di uomini, non solo di regole e di Istituzioni". L’elezione diretta dei sindaci c’è stata. Una linfa vitale sta ricostituendo l’immagine delle città ed il rapporto con i cittadini. La classe politica si sta trasformando in classe dirigente che, una volta assunte posizioni di governo, dovrebbe lasciarsi guidare non più dalla "destra" e dalla "sinistra", ma dai bisogni della gente, adoperandosi con competenza attiva. Nel libro Bassolino è orgoglioso di aver offerto due anni fa al neo eletto Presidente del Consiglio Berlusconi "correttezza e collaborazione istituzionale". Tale ineccepibile asserzione va oggi estesa ai rapporti tra le diverse Istituzioni – Comuni, Province, Regioni, Stato centrale – affinché si operi in armonia ed equilibrio. Tutto questo richiede rinunce. Spesso è necessario abbandonare corse affannose dettate da una "identità dell’essere" per dedicarsi a costruzioni lente, ma durevoli nel tempo, che esaltano una "identità del fare" anche a costo di sacrificare meritati riconoscimenti. Per costruire un "edificio complesso" – qual è la nuova organizzazione dello Stato e le nuove funzioni delle sue Istituzioni – sono indispensabili sia le capacità del "progettista" sia le professionalità dei "soldati semplici": dal semplice muratore all’artigiano, dal tecnico specializzato al manutentore. Tutti concorrono in egual misura al risultato finale, anche se poi i meriti – o la gloria – andranno, forse, solo al "progettista-ideatore". È difficile definire la grandezza dei "soldati semplici" che si muovono nella penombra essi rappresentano un simbolo di dedizione ad una causa e spesso agiscono come il vero perno degli uomini che stanno alla ribalta.

Lunedì 4 novembre 1996 si apre a Venezia l’annuale assemblea dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Un appello va rivolto a tutti i sindaci italiani: l’Italia unita, da Lampedusa a Dobbiaco, ha un disperato bisogno di "soldati semplici". Per questo è necessario assicurarsi che ciascuno, nel suo ambito, faccia il proprio dovere nell’interesse dei cittadini.

Di seguito si riportano i 12 referendum presentati il 27 settembre 1996 da alcune Regioni italiane.

1) Abrogazione del Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato

Nel dettaglio, riguarda i testi del Regio decreto n. 718/1943, del Decreto luogotenenziale n. 223/1946, delle leggi n. 434/1951, n. 1483/1960, n. 792/1966 e n. 842/1966, del DPR n. 315/1983.

In questo modo i promotori si attengono alle indicazioni fornite dalla sentenza n. 36 del 1993 della Corte Costituzionale, la quale dichiarò l’inammissibilità del referendum in ragione di una formulazione del quesito che non comprendeva tutte le disposizioni di legge che nel corso del tempo avevano modificato l’assetto organizzativo dell’apparato ministeriale.

2) Abrogazione del Ministero della Sanità

Si chiede la cancellazione della legge n. 296/1958 "Costituzione del Ministero della Sanità". Il referendum era già stato proposto nel 1993, ma la Corte Costituzionale ne dichiarò l’inammissibilità. Viene nuovamente presentato con l’auspicio che la Corte ritenga di uniformare il proprio orientamento giurisprudenziale ai precedenti che ammisero i quesiti contro le leggi istitutive dei Ministeri.

3) Abrogazione della legge 4 dicembre 1993 n. 491 "Riordinamento delle competenze regionali e statali in materia agricola e forestale e istituzione del Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali"

In questo modo si intende costringere il legislatore ad un serio ripensamento del settore per giungere alla piena soddisfazione delle istanze federaliste ed abrogare una legge che ha lasciato allo Stato gran parte delle competenze in materia, disattendendo la volontà dei cittadini che nel 1993 votarono per la soppressione del Ministero dell’Agricoltura.

4) Abrogazione del Dipartimento del Turismo e dello Spettacolo

Sono interessati numerosi articoli del decreto legge n. 97/1995, convertito in legge, con modificazioni, con L. 30 maggio 1995, "Riordino delle funzioni in materia di turismo, spettacolo e sport".

Anche in questo caso i promotori intendono ovviare ad una soluzione legislativa che ha disatteso gli obiettivi del referendum del 1993, che determinò l’abrogazione del Ministero del Turismo, Sport e Spettacolo con lo scopo di lasciare spazio, nelle relative materie, alla maggiore agilità di gestione delle Regioni.

5) Abrogazione della funzione statale di indirizzo e coordinamento

Riguarda articoli di varie leggi che sottopongono alla deliberazione del Consiglio dei Ministri gli atti di indirizzo e di coordinamento dell’attività amministrativa delle Regioni.

6) Abrogazione della figura dei segretari comunali e provinciali

Il quesito interessa le leggi n. 604/1962 e n. 749/1972 e alcune norme sulle loro competenze inserite nella legge n. 142/1990.

Sulle norme che affidano a questi funzionari il coordinamento e la vigilanza sull’attività dei dirigenti comunali, l’attuazione delle direttive degli organi amministrativi, la consulenza obbligatoria non vincolante su ogni proposta di deliberazione, l’assistenza alle sedute degli organi collegiali e la stipulazione dei contratti.

7 e 8) Abrogazione della competenza statale nei rapporti internazionali

I due quesiti si riferiscono ad alcune norme del DPR n. 616 del 24 luglio 1977, che consentono allo Stato di esercitare le funzioni attinenti ai rapporti internazionali e con la Comunità Europea anche nelle materie trasferite o delegate alle Regioni e vietano alle Regioni di svolgere attività promozionali all’estero "se non previa intesa con il Governo".

9) Rapporti con la Comunità Europea

Riguarda le disposizioni del DPR n. 616 sull’applicazione dei regolamenti e delle direttive della Comunità Europea.

Lo scopo è di attribuire anche alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di attuare subito le direttive comunitarie, senza dovere attendere prima la legge comunitaria e sottraendo allo Stato un potere surrogatorio generalizzato nei confronti della legge regionale.

10) Abrogazione del potere statale di direttiva per l’esercizio delle funzioni amministrative delegate

Interessa alcuni aspetti del DPR n. 616/1977 oggetto anche del quesito n. 5.

11) Concorsi unici

Chiede l’abrogazione degli articoli 38 e 39 del decreto legislativo 3 febbraio 1993 n. 29 (uno stabilisce che "le amministrazioni pubbliche, ad eccezione delle Regioni, delle amministrazioni, aziende ed enti del Servizio sanitario nazionale, degli enti locali e loro consorzi, delle istituzioni universitarie e delle istituzioni ed enti di ricerca e di sperimentazione, reclutano il personale di cui necessitano mediante ricorso alle graduatorie dei vincitori di concorsi unici" l’altro determina lo svolgimento di tali prove).

La proposta intende permettere di procedere alle assunzioni mediante concorsi banditi dalle singole amministrazioni.

12) Abrogazione del sistema dei controlli sugli atti amministrativi delle Regioni

Concerne l’intero decreto legislativo 13 febbraio 1993 n. 40 sui controlli dello Stato sugli atti amministrativi delle Regioni.