"IL DENARO"

16 novembre 1996

Piemonte: mare, nebbia e bagna cauda

di Michele Capasso

Sabato 16 novembre 1996. Vento e pioggia rendono rischioso il volo. Atterriamo a Torino. È difficile rintracciare "segni mediterranei" in questa città avvolta dalla nebbia e circondata da montagne già innevate. Con alcuni membri della Fondazione concludiamo le riunioni del Comitato Scientifico della Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Ci troviamo in pochi minuti dall’aereo traballante alla sala conferenze della Galleria d’Arte Moderna. Le parole-chiave di questa Biennale sono "Mediterraneo", "creatività", "giovani". Affrontiamo la prima. Ugo Perone, assessore alle risorse culturali della città di Torino, propone un testo da indirizzare ai giovani sul tema "Mediterraneo". Mettere insieme personalità e idee diverse di amici come Predrag Matvejevic;, Alessandro Baricco, Tahar Ben Jelloun, Furio Colombo, Giorgetto Giugiaro, Franco Battiato, Jack Lang ed altri è impresa ardua. Il dibattito, denso e costruttivo, si prolunga per l’intera giornata senza produrre alcun testo. Tutti concordano sull’esigenza di trasformare la Biennale da momento di "esposizione" a momento di "riflessione". Ottocento giovani artisti, tra i 18 ed i 35 anni, provenienti da sedici nazioni dell’Europa e del Mediterraneo, si incontreranno a Torino dal 17 al 23 aprile 1997. La loro arte dovrà essere occasione di confronto culturale. Durante la riunione abbiamo affrontato temi quali l’Europa, il Mediterraneo, le città, i giovani, il rapporto Nord-Sud. È fuori strada chi crede che questi giovani descriveranno con le loro opere un mondo di pace. Architetti, fotografi, musicisti, gastronomi, designer, registi, illustratori, scultori, scrittori, poeti, videomaker, coreografi e stilisti, selezionati da oltre mille esperti suddivisi in duecentododici commissioni, certamente porteranno i tormenti ed i conflitti che lacerano il Mediterraneo. Saranno esposte in una grande mostra ospitata nello spazio recuperato nella Cavallerizza. Centinaia di spettacoli ed eventi invaderanno il capoluogo piemontese. La Biennale organizzata dal Comune di Torino, dalla Provincia e dalla Regione Piemonte, con la collaborazione della Fondazione Laboratorio Mediterraneo e di altre istituzioni, sarà un importante momento di dialogo. Concludendo i lavori, il Comitato Scientifico ha suggerito di organizzare un programma di formazione per i giovani e di predisporre convegni e seminari inerenti le varie discipline e, soprattutto, un incontro-dibattito tra i membri del Comitato ed i giovani artisti sul ruolo dell’Europa e del Mediterraneo. È tarda sera. Tra la pioggia fitta ed un tè alla menta abbiamo discusso di "Mediterraneo" per l’intera giornata.Regione particolare il Piemonte. Non possiede coste, ma ovunque s’intravede il "mare": nella storia, nella memoria, nella cultura, nelle tradizioni.

Domenica 17 novembre 1996, ore 8,30. Guido Accornero, fondatore del Salone del Libro di Torino, mi conduce, mentre sono ancora assonnato, a Nizza Monferrato. Ancora nebbia, tanta pioggia ed umidità. Costipato in una "cinquecento", vengo iniziato alla "bagna cauda" sotto lo sguardo divertito di Beniamino Placido, del provveditore agli studi di Torino e di altri amici. Nel programma "Piemonte tra Europa e Mediterraneo" avevo individuato, tra l’altro, in cibi come la bagna cauda la "mediterraneità" di questo pezzo d’Italia. Questa volta è arduo rintracciare calore e colori nel grigiore di un clima nordico. E invece esistono. Vivono nei luoghi e nella memoria dei piemontesi. A Nizza Monferrato la Confraternita della bagna cauda e del cardo, con l’Ordine delle maestre della cucina monferrina e langarola, celebra una festa di fine raccolto nelle cantine di Arturo Bersano vignaiolo, fondatore della Confraternita e poeta della civiltà contadina. La sua opera culturale – con il Museo delle Contadinerie e la Raccolta delle stampe sui vini – ha lasciato segni forti ed importanti. Nel Museo Bersano ha sede la Confraternita che opera al fine di ricercare, approfondire e mantenere in vita tradizioni e valori della cultura contadina una cultura semplice, tipicamente mediterranea, che è nelle radici di tutti noi e che può essere fonte di ispirazione per la vita di ogni giorno. I Confratelli cercano di invitare il prossimo a riconsiderare il "modo di prendere la vita", la propria filosofia di comportamento quotidiano, consigliando a gran voce il modo schietto e generoso di tempi meno frenetici e superficiali. In questo clima si svolge la festa. Per un giorno all’anno, dal 1964, il Museo e la casa di Arturo Bersano diventano il regno indiscusso della Confraternita. Strani signori avvolti in grigi mantelli, con alte "bombette" sul capo e guarniti con collari dai colori variopinti, consegnano il premio Paisan Vignaiolo. Dopo Giovanni Arpino, Luigi Firpo, Giorgio Bocca e Umberto Eco viene "decorato", quale maestro della Confraternita della Bagna Cauda, Beniamino Placido, primo non piemontese a ricevere il premio. Lucano di nascita, come garante culturale del Salone del Libro e del Salone della Musica, Placido ha intessuto rapporti forti con il Piemonte. La lentezza del rito ed il calore di questa gente mettono a proprio agio.Parlare con l’amico Placido di cose amene quali ricette, peperoni e aglianico, hanno d’un tratto "sciolto" la nebbia ed annientato il grigiore della giornata. Beniamino ringrazia per l’onore ricevuto e sottolinea l’importanza della tradizione contadina. Richiama alla memoria piemontesi illustri ed evidenzia l’importanza fondamentale di Carlo Levi che, con il suo "Cristo si è fermato ad Eboli", costituisce una pietra miliare per comprendere le civiltà contadine.Uno dopo l’altro vengono "intronizzati" Sara Simeoni, Guido Accornero, Paolo Verni ed un esponente dei Mau Mau con questo nome venivano chiamati i "terroni" del sud giunti a Torino. Questo gruppo di giovani musicisti emergenti ha ripreso il nome "Mau Mau" unendo ritmi mediterranei a dialetti piemontesi, con lo scopo di eliminare le differenze ed alimentare una necessaria dimensione multiculturale. I versi della canzone che i Mau Mau propongono agli oltre 500 commensali – ospiti nel capannone delle Cantine Bersano – sono tratti da una filastrocca dedicata alla Bagna Cauda da Guido Ceronetti, custodita da Laura Bersano, vedova di Arturo. Un brano della canzone racconta "Che goduria / che fortuna / costa seira ch’as trovoma / venta fé na gran baldoria / venta fé na sarabanda / ventarà co’ ampesté l’aria / Bagna cauda nos laudamos...". Si continua con la ricetta "Preparazione l’olio d’oliva per amalgamare, per ammorbidire, per riconciliare le acciughe che rubano il sale del mare, che raspano la gola e sono pesci da montagna l’aglio che fa bene alla pressione, alla circolazione e tiene il diavolo alla larga. Costa a l’è la bagna cauda/ nostra sancta medicina / campé giù la bagna cauda con sciroppo barbaresco. Sempre in compagnia, per portare nuovi adepti / anche i peggio schizzinosi che ‘domani io lavoro’ / che non fanno mai un coro / vivono senza colori. Sulla tavola imbandita/ gran foresta di bottiglie/ dalla freisa alla barbera/ dal nebbiolo al grignolino / riempi il piatto a montagnola / e preparati al divoro di peperoni sotto raspa, cardo gobbo che è più dolce, barbabietole e patate, di cipolle cotte al forno, verza crespa che raccoglie gran quantità di bagna, poi finocchio e sciolotin, sedano e tapinabò". Una festa popolare, un rito che diventa evento culturale per celebrare la bagna cauda. Questo piatto unisce prodotti tipicamente locali con altri mediterranei, come l’olio d’oliva e le acciughe. Sotto il sale, che ne permetteva la conservazione, l’acciuga veniva venduta da ambulanti che ricevevano in cambio il vino locale. Nacquero così, alcuni secoli orsono, le "vie del sale".

È quasi buio. Nel capannone sapori, balli e canzoni – molto apprezzate le melodie napoletane – costruiscono un’autentica mediterraneità. Come l’aglio antichi valori si impregnano e trasudano dalla pelle di uomini semplici, capaci di trasportare il mare tra i monti. Gli sguardi di questa gente, simili ai tanti dei Popoli mediterranei, conferma ancora una volta che la mediterraneità non si eredita e non è esclusività delle coste Si acquisisce con la forza delle idee e della memoria.