"IL DENARO"

19 dicembre 1998

 

2000 esperti discutono di sviluppo

di Michele Capasso

Casablanca, 12 dicembre 1998. Ore 6. Nell’aeroporto deserto è in evidenza un enorme cartello "Il lavoro è un diritto per tutti". Su un altro cartello è scritto in arabo "Vogliamo il lavoro, per vivere". Gli altoparlanti trasmettono a ripetizione le note stonate ed inadeguate di un celebre motivo. I giovani addetti alle pulizie, costretti ad ascoltare la musica tratta dall’omonimo film tutti i giorni, sbuffano.

Abdelmourhit Slimani è il Presidente della Comunità urbana di Casablanca, il sindaco dell’intera area metropolitana. Aderisce con la sua città, alla rete Euromedcity attivata dalla Fondazione Laboratorio Mediterrano: propone Casablanca come città capofila per lo studio ed il monitoraggio dei rifiuti solidi urbani. Un problema grave ed importante anche in Marocco che merita di essere studiato e approfondito per fornire strumenti e linee guida alle grandi città sul mare. "Ma il primo problema del nostro paese – mi dice Slimani – è il lavoro".

Marrakech, 13 Dicembre. Incontro Slimani alla prima Conferenza per l’Occupazione. Il rosa del nuovo Palazzo dei Congressi riflette un tramonto estivo e il blu del cielo rasserena i 2000 partecipanti, seduti sulle 2000 variopinte poltrone di quest’immensa sala dai caratteri tipici di Marrakech.

Per la prima volta, con serietà ed impegno, politici, economisti ed esperti propongono analisi, soluzioni, progetti ed azioni concrete per l’occupazione.

"Per evitare – mi dice il ministro dell’Università e della Ricerca del Marocco – che continui l’emorragia migratoria verso i Paesi europei".

Tre giorni di lavoro intenso per definire una piattaforma teorica e pratica in grado di formulare una strategia globale per la formazione e l’occupazione coerente con il documento elaborato dal ministro per l’occupazione del Marocco. È la prima volta che il problema viene affrontato con sistematicità e professionalità; la presenza dell’intero governo marocchino e del re Hassan II testimoniano la capitale importanza attribuita dall’intero Paese e dalla regione magrebina al tema dell’occupazione e della formazione.

Una questione sulla quale mi soffermo a lungo con il ministro dello Sviluppo Sociale e dell’Occupazione del Marocco, Khalid Alioua. Mi dice che il re è stato chiaro: bisogna evitare approssimazioni e confusioni e produrre azioni concrete.

E proprio re Hassan, che incontrerò poco dopo per illustrargli i progetti e le azioni della Fondazione e dell’Accademia del Mediterraneo, vuole presiedere uno speciale Consiglio dei Ministri qui a Marrakech: sembra un "capitano" deciso a condurre ad ogni costo in porto la propria nave. Abdelhamid Aouad è il ministro dell’economia: invita tutti a pazientare e a non credere che esistano "ricette miracolose". Mi confida di essere meravigliato e dispiaciuto perché quasi nessun esperto italiano ha partecipato a quest’assise che avrà importanti riflessi anche in l’Italia dove, in città come Torino, gli immigrati marocchini sono alcune decine di migliaia.

Gli altri ministri che ho il piacere d’incontrare – tutti molto disponibili a capire ed a dialogare – sono d’accordo sulla necessità di non poter restare con le braccia incrociate: vi è un margine d’operatività per promuovere dispositivi ed incentivi per l’occupazione soprattutto per le piccole attività.

15 Dicembre 1998. Le tre giornate di Marrakech volgono al termine. Il documento finale della Conferenza è concreto e contiene strumenti operativi. Viene affermato il ruolo essenziale dello Stato per un’azione costante e specifica nel settore dell’occupazione che deve intendersi assolutamente prioritaria, senza per questo compromettere o minacciare le finanze pubbliche.

Ma l’economia del Marocco è difficile. L’impiego e la disoccupazione dipendono più dalla pioggia che da azioni politiche. Il 60% della popolazione vive di agricoltura ed il 75% delle imprese esporta prodotti agro-alimentari. La ricetta è quella del partenariato e della diversificazione: turismo, formazione, creazione di piccole imprese, facilitazione del credito, sviluppo della pesca lungo i 1.300 Km di costa, aiuto ai marocchini che vivono all’estero. Queste le aspettative della gente. Soprattutto del Sud.

Ahmed El Joudi è un funzionario dell’Università di Marrakech. Con lui visitiamo i quartieri artigianali della Medina. Un crogiolo di case, capanne, vie, tetti, colori, tinture, ferri, canti. È una grande macchina umana che vive soprattutto di solidarietà e cooperazione.

È sera. Nella grande piazza Jamaal El Fnss migliaia di persone si incontrano, mangiano, giocano, bevono. È la piazza della gente. Ali è un giovane marocchino che parla un perfetto italiano senza conoscere l’Italia. Mi dice "Qui nessuno muore di fame e tutti si arrangiano, vedi questi che preparano da mangiare, è gente seria perché fornisce il miglior pesce del Marocco a pochi soldi; solo con la serietà e la costanza è possibile mantenere il lavoro".

E tra i fumi e gli odori di questa magica piazza ecco un’attestazione di speranza e di orgoglio. Una promessa per il futuro del Marocco e del Mediterraneo.