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per la pace in Medio Oriente
La Fondazione Mediterraneo ha espresso, in più occasioni, la sua
preoccupazione per l’attuale situazione in Medio Oriente. In Iraq, in
Israele, nel Libano e nei territori Palestinesi, in particolare modo nella
striscia di Gaza.
Il popolo di Gaza, già sotto assedio da mesi, è vittima di attacchi alle
infrastrutture civili e conta sempre maggiori perdite umane tra i civili.
La distruzione di obiettivi civili nel Libano e le perdite civili
conseguenza delle azioni militari portate avanti in questo Paese,
riconducono la regione ai periodi più bui della sua storia.
Le morti di civili inermi ed il terrore e la paura in cui vivono le
popolazioni israeliane sotto il tiro degli Hezbollah alimentano il circolo
vizioso della guerra allontanando la fiducia e la pace.
In Iraq una guerra civile quotidiana produce vittime innocenti
destabilizzando la regione ed alimentando il proliferare di fondamentalisti
e terroristi.
La Fondazione Mediterraneo fa appello affinché tutti i detenuti e le persone
catturate, da tutte le parti in causa, siano liberati e, allo stesso tempo,
condanna con forza qualsiasi atto di violenza contro la popolazione civile,
a qualunque parte appartenga.
Niente giustifica la punizione collettiva inflitta a civili inermi come pure
la distruzione di infrastrutture vitali per la coesistenza pacifica dei
popoli e per il loro sviluppo.
La Fondazione Mediterraneo condanna fortemente tutte le aggressioni che
rappresentano una evidente violazione del diritto internazionale, in
particolar modo della Convenzione di Ginevra, e che possono solo portare ad
una catastrofe umanitaria e soprattutto ad allontanare irrimediabilmente
ogni progetto di pace.
A queste aggressioni la Società Civile del Grande Mediterraneo ha detto di
no. Ha detto di no perché dopo la tragedia della seconda guerra mondiale,
risultato d´una degenerazione del darwismo nell´eugenismo, dello spirito
della libertà nazionale nel nazionalismo, della forza espansiva della
civiltà nel colonialismo, l´Europa s´è risvegliata ai valori che tre secoli
di coscienza laica avevano creato: i diritti umani e sociali, la pace tra le
nazioni, il dialogo invece della guerra e l´assenso collettivo contro le
derive individuali. Certo il mondo è pieno di governi tiranni.
Ma lo è soprattutto dove la spogliazione nei secoli ha portato la
degradazione della vita, della società e della politica. Di questi tiranni
siamo responsabili tutti e non solo quegli Stati che li hanno sostenuti per
un certo tempo secondo le convenienze del momento e ora mentre combattono
l´uno si alleano con gli altri.
Vogliamo adesso scrollarci da queste responsabilità, rivivificare l´ONU
perché sottometta l´arbitrio d´uno solo alla decisione collettiva e perché
nessuno invada, opprima, depauperi od offenda.
Che i piccoli Stati siano rispettati quanto i grandi, che gli umili abbiano
la stessa dignità dei potenti, che nessuno s´investa della rappresentanza
divina e in nome del cielo porti stragi sulla terra.
Che tutti gli uomini siano eguali, che le ricchezze del suolo vadano a
beneficio di quelli che ancestralmente lo abitano, che il nostro benessere
non si fondi sulla miseria di prossimi o lontani. Queste sono le condizioni
perché cessino il terrorismo di singoli che disperati s´immolano per la
dignità della propria patria e trascinano con sé vittime occasionali, come
il terrorismo d´un esercito che distrugge abitazioni, ambiente, risorse e
chi non può difendersi caccia dalla sua terra.
Il dialogo, il diritto internazionale, lo spirito di equità, la forza della
compassione sono gli strumenti perché il millennio iniziato con sofferenze e
miserie si riscatti in un´epoca di solidarietà e di giustizia. E queste
condizioni dipendono da noi, uomini civili d´Europa, che abbiamo portato una
modernità aggressiva a sconvolgere il mondo e ora vogliamo trasformarla in
una modernità di ricostruzione e di pace.
La richiesta di dialogo, giustizia e pace, redatta nella Dichiarazione di
Barcellona e di cui hanno grande bisogno gli abitanti di queste regioni, è
minata dalla burocrazia e da una scarsa sensibilità, come dimostrano i
modesti ed effimeri risultati raggiunti.
Facciamo appello all’Unione Europea ed ai suoi Stati membri affinché si
metta fine a questa politica dissennata che, com’è noto, incoraggia la
negazione al diritto di esistere di cui sono vittime tutte le parti in causa
in un assurdo gioco al massacro: la popolazione palestinese, l’irachena,
l’israeliana, la libanese.
Facciamo appello agli organismi internazionali ed a tutti gli Stati della
regione del Grande Mediterraneo affinché intervengano urgentemente per porre
fine a questo stato di cose insostenibile.
Napoli, 19 luglio 2006
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