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APPELLO PER L’ACQUA

E’ indispensabile, oggi e nel prossimo futuro, tutelare il valore e la dimensione vitale dell’acqua: proteggere e accrescere le sue qualità naturali è compito non facile considerando gli inquinamenti e le ferite mortali prodotte da uno sviluppo degradante, confuso, sregolato.

Ma l’acqua è anche « immagine vitale » ed « energia catalizzante »: il recupero dei rapporti tra le acque (dei mari, dei fiumi, dei laghi, delle cascate, delle fontane ecc.) con le architetture naturali dei luoghi e con quelle artificiali delle città, significa restituire linfa vitale ad un antico rapporto tra la storicità dei luoghi e il dinamismo dello sgorgare, dello scorrere, del confluire, del separare, dell’affluire, dell’asciugare, dell’inondare, del fertilizzare…

Per l’uomo, l’acqua non è solo nutrimento. E’ anche igiene, purificazione: allontana le umiliazioni giornaliere del corpo, riequilibra lo stress delle tensioni e il piacere delle emozioni. Scorrendo nel corpo e dal corpo rifugge gli umori della morte.

Nella più antica civiltà mediterranea le acque hanno grande importanza: come bevanda, come lavacro igienico e purificatore, come apportatrici di salute, come elemento necessario per l’agricoltura.

L’acqua viene ritenuta così necessaria e indispensabile per la vita dei popoli, specie se primitivi o abitanti in regioni che ne scarseggiano, che questi la pensano come dotata di vita e di potere sacro: per questi motivi le danno parte cospicua o predominante in un gran numero di riti, di atti magici e religiosi, ritenendola sede di spiriti e di divinità che dovevano tutelarla.

Proviamo a visitare i termini con cui nell’antichità venivano definite le acque.
La parola semitica iam, che esiste ancora nelle lingue ebraiche e arabe, designava o nominava tutte le acque: dolci o salate, chiare o torbide. Con il termine iam venivano indicate le acque di grandi dimensioni: i mari, i fiumi, i laghi, l’Oceano, il Mediterraneo; quest’ultimo, nella Bibbia, veniva chiamato: Mare Grande (iam hagadiol, Gios. I,4), Mare ultimo (iam ha-Aharon, Deut. XI, 24), Mare dei Filistei (iam p’listim, Esod. XXIII, 31), o semplicemente « Mare », sapendo a quale mare ci si riferiva. E’ così, oltre che nella Bibbia, anche nel Talmud.

Il bahr degli arabi, il mare dei primi latini, il more degli antichi slavi erano, in principio, nello stesso tempo, acque dei fiumi, dei laghi, dei mari.

« Nell’antico Egitto tutte le acque furono indicate con il segno e la parola MW (non sappiamo esattamente come si pronunciava la vocale dopo la lettera M – se o oppure u).

Le onde del mare e del Nilo sono rappresentate sui geroglifici mediante delle linee lunghe, spezzettate. La parola semitica iam, che verrà conservata dai Copti, mantiene altresì la lettera M, indicando il nostro mare e il mare della canna palustre » (1).

« I Greci avevano più termini per le distese d’acqua: hals è il sale, il mare come materia; pelagos è la distesa, il mare come immagine; pontos è il mare come vastità e viaggio; thalassa è un riferimento di carattere generale, mare come esperienza o avvenimento; colpos significa insenatura o riparo e più intrinsecamente indica quella parte di mare che abbraccia la costa: una rientranza, un golfo; laitma è la profondità marina, cara ai poeti e ai suicidi. Nei testi dei grandi poeti e dei narratori di vaglia questi termini alle volte si affiancano uno all’altro cosicché, messi insieme, moltiplicano i rispettivi significati: materia-presenza, profondità-vastità, viaggio-distesa, immagine-avvenimento, e così all’infinito….

I Romani furono molto più poveri in fatto di terminologia. Il tema mare (che dividono con molte altre lingue indoeuropee, ad esempio con quelle slave o italiche, avendolo lasciato in eredità agli idiomi romanzi) indicava da principio tutte le acque: di mare, di lago, di fiume. In seguito, imitando i modelli ellenici, anche gli scrittori romani presero in prestito pontus e pelagus o cominciarono a dare a parole latine (sal, salum, aequor) significati greci» (2).

Nell’acqua e con l’acqua nasciamo.
L’acqua si può identificare con l’elemento femminile, lenificante e generatore: l’umidità ci ricorda l’inizio della vita, il simbolo corporeo della sua genesi; l’umidità ci circonda e ci protegge nella placenta materna, fino a quando, dopo la rottura delle acque veniamo alla luce.

Molti, dopo nati, vengono battezzati con l’acqua.
In molte civiltà il battesimo si faceva nell’acqua e con l’acqua e, in alcune di queste, si fa ancora oggi così: l’abluzione è legata all’idea di purificazione.
L’acqua, il battesimo e il mare sono legati tra loro.

« Nell’Antico e nel Nuovo Testamento vi è un collegamento tra l’accesso al mare e il Sacramento del battesimo: “Tutti i nostri padri stavano sotto la nuvola e passarono attraverso il mare, tutti in Mosè furono battezzati nella nuvola e nel mare”, conferma San Paolo nel suo viaggio per il Mediterraneo, a Corinto, nella prima lettera inviata agli abitanti di quella città (1,10,1)…

Anche le coste si dividono tra quelle che sono battezzate e quelle che non lo sono. La loro santificazione somiglia al battesimo degli uomini. Hanno preso spesso nome dai santi e dalla Madonna » (3).

L’uomo, la sua nascita, il suo divenire, la sua morte sono legati all’acqua: elemento che sorge, scorre e raggiunge altra acqua, unendosi, trasformandosi… ancora in acqua!

L’acqua sgorga da mille sorgenti.
« Ci sono notevoli sorgenti, distanti dal mare, ma solo una parte raggiunge gli alvei fluviali. La gente non vuole neppure che la sorgente scorra fino al fiume, perché così andrebbe a finire in mare: vorrebbe tenersela tutta per sé.

Ci sono alcune antiche città che vengono chiamate dal nome di sorgenti: Tlemcen ad esempio, in antico dialetto hamitico. Sono posti importanti, soprattutto lungo i percorsi della siccità. Sahara significa terra povera. Lì le acque sono un’autentica ricchezza primordiale, fonti di vita e di fede nella vita eterna, salvezza corporale e purificazione dello spirito » (4).

L’uomo e l’acqua, la donna e l’acqua, il feto e l’acqua, il neonato e l’acqua, il divenire e l’acqua, la vita e l’acqua…

E così, in infiniti percorsi, sgorgano i legami indissolubili tra qualunque forma di vita e l’acqua: amare l’acqua, difenderne la purezza delle fonti, evitarne l’inquinamento, cercare di concedere ad ogni essere umano la sua dose giusta giornaliera per sollevarsi dalle umiliazioni e purificarsi, è nostro dovere.

Un appello all’umanità intera per il nuovo millennio.

Napoli, 19 marzo 1995
Caserta, 20 marzo 1995
Roma, 22 marzo 1995
Benevento, 23 marzo 1995

 

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