SESSIONI PRIMA E SECONDA: ZONA DI LIBERO SCAMBIO, STRUTTURA DELL'INTERSCAMBIO ED OSTACOLI ALLA SUA REALIZZAZIONE

 

La totalità dei contributi presentati concordano nel ritenere il processo di liberalizzazione commerciale come la strategia migliore per lo sviluppo della regione. Si sottolinea inoltre che ogni processo di integrazione economica comporta necessariamente un'asimmetria nella distribuzione dei suoi effetti, a livello territoriale, sociale e settoriale. Questo è il motivo per cui non vengono formulate proposte di contenuto protezionista e si punta invece, decisamente, sulla promozione degli opportuni strumenti di compensazione.

Bisogna segnalare che l'unanimità è stata attenuata dall'intervento dei sindacati sulla questione che l'interdipendenza euromediterranea potrebbe diminuire i vantaggi sociali e il tenore di vita dei lavoratori. Pertanto, la creazione di una zona di libero scambio esige la tutela dell'occupazione, dei sistemi di protezione sociale e il rispetto delle norme universali dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT). La posizione dei sindacati punta all'introduzione di una forte dimensione sociale come complemento dei capitoli economico-finanziari del grande progetto euromediterraneo, promuovendo l'estensione delle carte dei diritti Sociali Fondamentali dei lavoratori, adottate nel dicembre del 1989 al Consiglio Europeo di Strasburgo.

Nel corso della sessione si è diffusa l'opinione generale che il successo nella creazione dello spazio economico mediterraneo dipenderà esclusivamente dall'azione della società civile. Le formule di cooperazione tra imprese assumono, pertanto, un'importanza decisiva. La società civile propone di intervenire in questo processo di associazione commerciale seguendo strade diverse:

 

     Attraverso la supervisione del corretto funzionamento dei tanto necessari strumenti di compensazione.

     Garantendo che la libera circolazione delle merci produca i risultati economici positivi che da essa ci si aspetta, eliminando tutti i vari ostacoli delle barriere doganali.

 

Ma il contributo della società civile che appare più determinante per il successo del processo regionale di integrazione risulta dalla sua capacità di promuovere i contatti fra gli agenti economici dell'area. Tali contatti dovrebbero aprire un ampio ventaglio di strategie di collaborazione imprenditoriale mediante accordi commerciali, scambi tecnologici, sub-contrattazione ed altri strumenti di cooperazione decentralizzata.

Questa strategia potrebbe concretizzarsi sfruttando la rete disponibile di organizzazioni intermedie che, a sua volta, sarebbe utilizzata come punto di incontro fra gli agenti economici dei diversi paesi. Nello stesso tempo, questa azione servirebbe ad omologare e normalizzare, a livello mediterraneo, tutta una serie di disposizioni necessarie per il funzionamento ottimale dell'area di libero scambio quali, tra l'altro: certificazioni di qualità, norme di origine, tecniche standard, etichette, proprietà intellettuale, politica di concorrenza e cooperazione doganale. Come sottolineano i partecipanti del foro, in questa zona il ruolo dell'Associazione delle Camere di Commercio Mediterranee (ASCAME) deve essere rilevante ed attivo.

La proposta relativa alla creazione di istituzioni è spesso vincolata all'ambito della cooperazione e dell'associazione tra pym dei paesi mediterranei al fine di elaborare strategie comuni, come ad esempio la organizzazione di aree industriali con infrastrutture garantite in quei paesi dove il suolo si trova in regime di locazione.

A volte le proposte presentate sono andate al di là di quello che riguarda propriamente il mondo delle imprese. Sono stati offerti, così, i seguenti suggerimenti:

 

     La garanzia di un impiego permanente o la creazione di istituzioni finanziarie per i gruppi meno favoriti, misure fondate su meccanismi associativi e di solidarietà.

     La necessità di sondare la ricettività dei consumatori nel progetto mediterraneo, specialmente in quei paesi che sono dotati di minore tradizione partecipativa.

Si è anche discusso su come utilizzare le sinergie di altre istituzioni esistenti:

 

     Organizzazioni per la difesa del consumatore;

     Centri di innovazione e dinamica tecnologica;

     Organismi per la garanzia dei crediti;

     Centri di formazione;

     Realizzare incontri o fori al fine di promuovere lo sviluppo locale e la prestazione di servizi ai pym.

 

Dal dibattito emerge anche la necessità di eliminare le contraddizioni nei messaggi macro e microeconomici sull'integrazione. Questo aspetto si risolve facilmente mediante azioni indirizzate al miglioramento dei contatti e della cooperazione fra le varie parti economiche dell'area. Per conseguire questo obiettivo si propone, in collaborazione con le varie istituzioni territoriali, di attivare un grande centro di studi e di ricerca sul mediterraneo che servirebbe per:

 

     Portare avanti uno studio multidisciplinare sull'impatto economico che  l'area di libero scambio avrebbe in ciascuno dei paesi e dei settori produttivi dell'area. Questo studio dovrebbe essere realizzato ad opera di esperti in ciascuna delle economie coinvolte, in modo da poter valutare tutte le conseguenze del processo di integrazione.

     Dinamicizzare gli scambi commerciali attraverso la creazione di una banca dati socioeconomici che consentirebbe di ottenere un'ampia gamma di informazioni sulle economie del Mediterraneo meridionale ed orientale, indispensabili per i processi decisionali delle imprese.

     Altre azioni di grande utilità potrebbero essere il controllo dell'impatto sociale e lavorativo dell'integrazione e le iniziative che mettano in contatto la società civile dei singoli paesi. In tal senso, l'istituzionalizzazione del Forum Civil Euromed dovrebbe servire periodicamente per il confronto delle esperienze, la formulazione di nuove proposte, l'analisi del processo di integrazione e la nascita di nuove iniziative di collaborazione.