SESSIONI PRIMA E SECONDA: MERCATO DEL LAVORO E MIGRAZIONI

 

I partecipanti hanno scambiato le loro impressioni riguardo alle inquietudini, e contemporaneamente anche alle speranze, suscitate dalla Conferenza di Barcellona. Le inquietudini si riferiscono all'istituzione dell'area di libero scambio ed alla reale volontà da parte dell'Unione Europea di non limitare unicamente il proprio operato al piano delle dichiarazioni di intenti. Le inquietudini si riferiscono anche al modo in cui il problema delle migrazioni viene trattato attualmente in Europa. Le speranze, dettagliate nelle proposte emerse dal foro, non sono di minore entità.

La prima questione si basa sul timore che si stia fondando un'associazione euromediterranea troppo centrata sul libero scambio e non abbastanza sull'impiego. I sindacalisti hanno chiaramente espresso la loro inquietudine di fronte alla destabilizzazione che si produce nella zona a causa della disoccupazione e dell'esclusione degli emigranti. A loro volta, i rappresentanti del sud manifestano la loro preoccupazione davanti alle proposte dell'Unione Europea che, a loro parere, rispondono in modo soltanto parziale ai problemi di sviluppo posti dal bacino mediterraneo nel suo insieme.

La creazione di aree di libero scambio avviene in modo squilibrato e in un contesto fondamentalmente bilaterale, a discapito delle forme di organizzazione regionale ancora poco accettate. Così, i negoziatori europei hanno preferito dichiararsi sostenitori di un dialogo da instaurarsi con i singoli paesi del Maghreb, in attesa della formazione di un ipotetico gran Maghreb. Il fatto di liberalizzare soltanto lo scambio di manufatti comporta il rischio di provocare dolorosi riassestamenti dei sistemi industriali del sud, peggiorando così la  situazione già di per sé complicata del loro livello occupazionale.  Il libero scambio non sarebbe applicato né alla circolazione dei prodotti agricoli, né a quella dei lavoratori. Inoltre, la somma totale dei finanziamenti previsti dall'Unione Europea nel quadro dell'associazione euromediterranea non è assolutamente equiparabile all'impegno profuso  per il "livellamento" economico dei paesi dell'Europa centrale ed orientale; per non parlare delle somme di danaro indirizzate al sostegno delle economie in difficoltà del sud dell'Europa.

La sessione di lavoro dedicata a questo tema ha notato che l'iniziativa europea dovrebbe orientarsi più decisamente contro la disoccupazione e la sottoccupazione: situazione che, sul lungo periodo, indebolisce i risultati economici e logora le attività democratiche.

 

Fig. 10.1 POPOLAZIONE DEI PAESI TERZI MEDITERRANEI RESIDENTE NELL'UE

 

% per paese di residenza

% per paese di origine

 

 

Per molti dei partecipanti al dibattito, la Dichiarazione di Barcellona rimane prigioniera di una logica che pretende di fare dello sviluppo sociale uno strumento utile per ridurre il peso della modernizzazione economica, invece di considerare l'ambito sociale come un vero fattore di sviluppo, di pari importanza rispetto all'ambito economico.

Il dibattito ha prodotto una serie di considerazioni generali indirizzate al potere pubblico. L'obiettivo principale è quello di instaurare un quadro legislativo ed amministrativo che permetta di realizzare una serie di azioni concrete. D'altra parte, sono stati presentati alcuni progetti concreti atti a generare attività che possono contribuire a valorizzare il ruolo degli emigranti come fattori di sviluppo. I partecipanti hanno manifestato il desiderio di continuare le loro riflessioni in un contesto meno specifico e più formalizzato che dia la possibilità di approfondire maggiormente i temi e di valutare in che misura si tiene conto delle loro proposte.

Si segnalano  le seguenti considerazioni generali:

 

     Adottare uno statuto sociale mediterraneo che serva da complemento ai diversi accordi firmati dall'Unione Europea nell'ambito della riunione di Barcellona. Definire un quadro multilaterale di benessere comune, concedendo un ampio spazio alla democrazia economica e sociale nonché al ruolo della negoziazione collettiva nell'ambito sociale.

     Come concepire un'associazione che intenda avvicinare i popoli delle due sponde del Mediterraneo senza una opportuna integrazione degli emigranti provenienti dai paesi terzi? La credibilità del progetto euromediterraneo è direttamente proporzionale al modo in cui le popolazioni interessate possono viverlo nella loro dimensione quotidiana. La buona integrazione sociale e culturale degli immigranti provenienti dai paesi terzi mediterranei e dei loro figli condiziona il modo in cui la politica europea può essere percepita nel Mediterraneo.

     Senza sottovalutare il peso dei fattori economici che sono ancora essenziali, l'integrazione è subordinata al riconoscimento dei diritti degli emigranti, al loro accesso ai servizi pubblici, al riconoscimento degli apporti culturali ed alla lotta contro il razzismo e la xenofobia.

 

L'uguaglianza dei diritti e dei doveri per gli emigranti è la necessaria premessa ad un processo di integrazione reale. In tal senso, questo foro propone ai paesi firmatari della Convenzione di Barcellona di adottare uno statuto mediterraneo per i diritti degli emigranti. La discriminazione per l'accesso ai posti di lavoro, l'offerta di lavoro illegale, l'irrigidimento delle legislazioni che riguardano gli stranieri o gli ostacoli alla naturalizzazione, creano delle condizioni di irregolarità e precarietà che indeboliscono la situazione delle popolazioni emigrate.

L'integrazione è subordinata all'uguaglianza dei diritti e dei doveri degli emigranti ed alla legalizzazione del loro status. Lo sviluppo di un'associazione in questo ambito impone di armonizzare le politiche dei vari paesi euromediterranei in materia di entrata, permanenza, lavoro, alloggio, uguaglianza tra uomini e donne, diritto di unificazione del gruppo familiare ed accesso alla cittadinanza.

Tuttavia, non basta godere dei diritti per avere accesso ad essi. L'approccio ai pubblici servizi  è spesso complicato dalle reazioni del personale di accoglienza, poco o mal preparato ad affrontare le diverse situazioni che si presentano di volta in volta. La formazione delle persone che si trovano a contatto con il pubblico (addetti agli sportelli, poliziotti, custodi e guardie di sicurezza, etc.) è stata sperimentata con successo in vari paesi europei. Si è riusciti inoltre ad ottenere l'accesso a questi servizi per le persone di origine straniera.

Come fare a promuovere i rapporti di cooperazione quando aumentano gli ostacoli alla libera circolazione delle persone? Lo statuto per i diritti degli emigranti dovrebbe garantire la libera circolazione di tutti gli emigranti su entrambi i lati del Mediterraneo e in seno all'Unione Europea. In tal senso, è necessario dotare l'Unione Europea di mezzi efficaci per la lotta contro il razzismo e la xenofobia.