L'UNIVERSITÀ', SPECCHIO INTERATTIVO DELLA SOCIETA'

 

Hanno partecipato a questo foro universitari provenienti da  numerosi  paesi euromediterranei - quasi tutti quelli della sponda sud -, responsabili di reti e di associazioni delle università mediterranee, gestori dei programmi europei (Med-Campus), nonché diversi rappresentanti della società civile e del Comitato Economico e Sociale Europeo.

I dibattiti sarebbero stati certamente più intensi e fecondi se avessero beneficiato della presenza di operatori economici e finanziari, in qualità di fruitori del prodotto universitario. Non è facile però identificare i soggetti economici interessati al funzionamento dell'Università ed è ancora più complicato trovarli ad un livello globale euromediterraneo. Nonostante questa carenza, i dibattiti si sono sviluppati in modo da permettere uno scambio di esperienze, proposte ed opinioni sulla cooperazione in campo universitario tra i paesi delle due sponde del Mediterraneo.

A volte le discussioni sono state molto vivaci consentendo però, in questo modo, l'approfondimento degli argomenti proposti. Nonostante la differenza di prospettive, tutti i partecipanti si sono stretti intorno ad un'idea centrale: il ruolo unico dell'università come specchio interattivo della società.

La promozione del ruolo dell'università e della sua incisività costituiscono una condizione basilare per lo sviluppo economico e sociale. Ecco perché è necessario adattare questa istituzione ai vari cambiamenti che si verificano nell'ambiente circostante.

I partecipanti hanno segnalato le grandi difficoltà che l'istituzione universitaria deve affrontare nella maggioranza dei paesi del sud del Mediterraneo.

 

Fig. 6.1 TASSI DI SCOLARIZZAZIONE NELL'ISTRUZIONE SUPERIORE

 

Tasso più alto fra le donne

Tasso più alto fra gli uomini                             Tasso di studenti in rapporto alla                                                                                                  popolazione  dello stesso gruppo di età

 

 

L'assenza di una radicale modernizzazione, l'insufficienza delle risorse e la scarsa apertura, sia verso l'esterno che verso le università straniere, possono ipotecare l'avvenire dell'università.

Uno dei principali scogli da superare è quello del grande aumento di iscritti. La richiesta sociale di studi superiori è una caratteristica ricorrente nella totalità dei paesi del sud del Mediterraneo e si è tradotta in un vero e proprio boom del numero di studenti che, nello spazio di 25 anni - tra il 1970 e il 1995 -, si è moltiplicato per dieci in quasi tutti i paesi della costa sud. Tutto porta a pensare che questo  ritmo fortemente progressivo si manterrà ancora costante per alcuni anni, visto che il tasso di iscrizioni nell'ambito di uno stesso gruppo d'età risulta ancora molto al di sotto di quello dei paesi europei: 10-20% contro il 30%.

Per raggiungere il livello europeo, i paesi del sud dovrebbero moltiplicare la propria capacità attuale di accoglienza: per 3,5 in Turchia, per 5 in Marocco e in Algeria, per 6 in Tunisia e quasi per 3 in Egitto. In quali condizioni un simile processo diventerebbe fattibile? Si deve tener conto che l'impegno finanziario profuso dal bilancio dello Stato nei paesi della costa sud è di pari entità, se non superiore, rispetto a quello dei paesi europei: mediamente l'1,1% del PIL contro lo 0,9% dei paesi europei.

Una delle soluzioni che si propongono spesso, ma che risulta di difficile applicazione, consiste nella partecipazione degli studenti al finanziamento della propria formazione. Le famiglie che hanno la possibilità di farlo - quelle che iscrivono i propri figli alle università straniere, soprattutto americane - si impegnerebbero soltanto in presenza di un sensibile miglioramento del contenuto e dei metodi di insegnamento. Tuttavia, per il momento, i responsabili del governo dei paesi del sud si vedono costretti a risolvere i problemi derivanti dall'arrivo di nuove leve; ciò che impedisce, nella maggior parte dei casi, una riflessione più generale sui compiti specifici dell'istruzione superiore.

Sono molto pochi i paesi della costa sud che possiedono una visione chiara del ruolo che l'istruzione superiore svolge nel proprio paese e che sono riusciti ad avviare una strategia di sviluppo. Per quanto riguarda la politica della formazione superiore, sono state intraprese delle azioni isolate, senza relazione l'una con l'altra, con l'effetto di accentuare i problemi di coordinazione e di gestione del sistema e di aumentare i costi relativi al suo funzionamento.

L'assenza di una politica globale per lo sviluppo del sistema si ripercuote sul ruolo e sull'importanza della ricerca nelle università. In particolare, la ricerca, che dovrebbe arricchire l'insegnamento, è spesso la grande assente del sistema universitario dei paesi del sud. E quando, per una felice coincidenza, queste università riescono a svilupparla, lo fanno in un modo artigianale e dispersivo. Questo aspetto è da ricollegare in parte al fatto che non si dispone di una politica scientifica né di mezzi adeguati e, in parte, alla grande carenza di risorse umane, di veri e propri ricercatori. Queste deficienze sono imputabili soprattutto alla rapidissima democratizzazione dell'istruzione superiore che ha comportato una moltiplicazione degli effettivi tra i professori.

La formazione delle giovani leve di professori si realizza in condizioni difficili e spesso in un clima di precipitazione. Queste ultime leve, che al momento sono maggioritarie, hanno mantenuto contatti soltanto indiretti con università straniere, soprattutto europee, attraverso i professori che le hanno frequentate. Di conseguenza, assumono un atteggiamento ambivalente rispetto al sistema universitario europeo, di avvicinamento e di rifiuto allo stesso momento.

La tendenza generale, in ogni caso, è quella di ripiegarsi su se stessi, con tutte le conseguenze che da questo derivano. Questa situazione è imputabile, in larga misura, ai paesi europei, la maggioranza dei quali si trova assente dall'ambito universitario del Mediterraneo del sud, ad eccezione della Francia che cerca di garantire la sua presenza mediante accordi bilaterali di cooperazione integrata. Al contrario, paesi lontani come gli Stati Uniti possiedono università in due città del Mediterraneo Orientale: Beirut e Il Cairo. Bisogna sottolineare, inoltre, che la maggior parte dei programmi di ricerca intrapresi per iniziativa dei paesi europei focalizza l'attenzione unicamente sui problemi dei paesi del sud. Avviene molto raramente che i ricercatori del Mediterraneo del sud scelgano come oggetto della propria ricerca - soprattutto in materia di scienze sociali - aree geografiche diverse dalla propria.

Il programma Med-Campus potrebbe forse migliorare questa situazione, perché il suo obiettivo è quello di sviluppare la mobilità del personale docente di ricerca e degli studenti del Mediterraneo del sud, e inoltre d contribuire alla presenza dell'Europa nei paesi della costa sud.

Come è noto, questo programma, che ha promosso l'interscambio di reti universitarie e di altre istituzioni dell'istruzione superiore, opera come un canale per la condivisione di  esperienze e per il trasferimento di know-how dal nord al sud e nell'ambito del sud stesso. Tuttavia, ci sono alcune grandi questioni, di notevole interesse in questa nuova fase mediterranea, che sono in attesa di discussione, così come è rimasta ancora in sospeso una valutazione dei risultati ottenuti fino a questo momento.

Infatti, nella Dichiarazione di Barcellona si esprime il bisogno di un dialogo regolare nelle politiche educative, soprattutto in materia di formazione professionale, università e ricerca. Concretamente, si segnala l'importanza della cooperazione soprattutto per quanto riguarda le risorse oltre che per rafforzare le proprie capacità e per incoraggiare la partecipazione a progetti comuni, partendo dalla creazione di reti scientifiche.

In ogni caso, dopo tre anni di funzionamento i risultati quantitativi appaiono abbastanza promettenti. Med-Campus ha promosso la costituzione di oltre un centinaio di reti euromediterranee, con grande varietà di discipline scientifiche e la partecipazione di circa 10.000 studenti e di oltre 1.000 membri di 300 università dei paesi euromediterranei. Questo programma ha finanziato l'acquisto di nuove attrezzature a beneficio dei centri universitari dei paesi della sponda sud ed ha inoltre appoggiato la comparsa di un "mercato" per la cooperazione interuniversitaria euromediterranea. Si tratta adesso di consolidare questo lavoro attraverso lo sviluppo di masters e di programmi di formazione per gli educatori, secondo un orientamento che oggi sembra essere di moda. Contemporaneamente, occorre anche strutturare il programma ed ottenere un impegno reale da parte delle istituzioni e delle autorità monetarie del Mediterraneo del sud, in vista i una migliore e più ampia identificazione delle necessità e delle priorità.

Questo programma sarebbe più utile se consentisse di superare il deficit nell'offerta di formazione specializzata che si riscontra nei paesi del sud. Comunque, ciò che importa è attivare delle vere strutture di analisi scientifica - in modo da evitare che il network divenga notwork -, e far sì che le reti create abbiano vita più lunga rispetto ai programmi o al periodo stesso di finanziamento.

I partecipanti hanno sottolineato l'importanza della cooperazione decentralizzata per sviluppare e rafforzare i rapporti di interscambio e di mobilità.

 

Fig. 6.2 SPESA PUBBLICA PER L'ISTRUZIONE

 

Tale cooperazione, tuttavia, dovrebbe essere integrata ed affiancata da attività generali e da iniziative particolari. L'insieme di queste attività deve essere strutturato con l'obiettivo di modernizzare le strutture economiche e sociali dei paesi del sud del Mediterraneo, aumentare la loro capacità innovativa e migliorarne le possibilità di adattamento alle condizioni del mercato globale.