Al-Andalus:
un esempio di confluenze
di tre fedi e tre culture
Prof. Eva Lapiedra Gutiérrez
Università di Alicante
Desidero innanzitutto ringraziare il presidente, per le sue
parole, e i suoi collaboratori.
Il mondo arabo appartiene in gran parte all'ambito
mediterraneo e la sua storia si è sviluppata, lungo il corso dei secoli, in
stretta relazione con questa conca chiamata dagli Arabi musulmani, in un primo
momento, bahr ar-ru|m o "mare cristiano" e,
successivamente, al-bahr al-abyad al-mutawwasie "mare bianco che si
incontra al centro".
Il lungo e fecondo splendore arabo-musulmano segna una tappa
importante nella storia dell'Al-Andalus, a sua volta proiettato verso il
Mediterraneo sin dall'epoca della conquista. Le fonti che riferiscono i primi
momenti della storia andalusa raccontano come Musa ibn Nusayr informò il
califfo siriano del territorio sconosciuto che si presentava davanti al loro
sguardo, una volta giunti all'estremo Maghreb: "Si tratta di uno stretto
che permette allo spettatore di scoprire da una parte la forma di ciò che vi è
al lato opposto". Ancora si racconta del leggendario viaggio del fondatore
della dinastia Omeya in Andalusia — Abd ar-Rahma|n I, ad-Da|jil — che attraversò il Mediterraneo
dalla Siria fino alla penisola iberica per stabilirsi in una terra sconosciuta
non abitata dagli Arabi — 'a^yam. Una volta addentratici nella storia
del Sarq al-Andalus e a oriente della penisola non si può non citare,
agli inizi del secolo XI, Ibn Muy|a|hid, re dello stato di Denia
(1010-1013), che conquistò le isole Baleari e tentò l'annessione della
Sardegna.
D'altra parte gli Andalusi, in generale, percorsero durante
la loro storia la conca del Mediterraneo allo scopo di compiere il
pellegrinaggio alla Mecca, un lungo viaggio religioso e culturale che
permetteva, in maniera discontinua, di far giungere al lontano regno andaluso
il sapere orientale arabo-musulmano.
Altro aspetto che conferma la proiezione mediterranea di
Al-Andalus è il carattere eterogeneo del suo territorio, dove convergono popoli
diversi come i Romani, i Visigoti, gli Arabi, i Berberi, gli Slavi, i Franchi,
le genti dell'Africa etc., e, a loro volta, le tre religioni monoteiste —
Giudaismo, Cristianesimo e Islam.
Tale convergenza di popoli e di fedi ha prodotto diverse
influenze reciproche, per esempio fra la musica orientale e l'europea, fra la
poesia araba e la lirica romanza, fra la religione islamica e la cristiana, da
cui si originò l'eresia cristiana dell'Adozionismo, frutto delle polemiche
sulla natura umana di Gesù, nate tra le tre religioni del Libro.
Quando parliamo di tre fedi e tre culture, pensiamo che sia
interessante fare alcune considerazioni. Tenendo conto di ciò che gli stessi
storici dell'Al-Andalus ci hanno trasmesso, è necessario sottolineare che nel
discorso delle fonti la relazione fra le tre fedi non è equivalente: i
Cristiani, nel loro insieme, sono presenti in maniera rilevante nelle cronache,
mentre gli Ebrei appena si incontrano in avvenimenti isolati oppure sono
citati, in maniera molto generica, in un racconto non direttamente relazionato
con loro. Crediamo che il motivo per cui gli Ebrei sono praticamente assenti
dalla storia politica dell'Al-Andalus sia dovuto al fatto che non costituivano
un potere opposto all'arabo-islamico, per cui non venivano percepiti come
nemici dagli storici ufficiali. Di fatto sono due comunità — la arabo-islamica
e la ispanica-visigota — che si confrontano, stipulano accordi e si combattono,
mentre la terza è parte dell'intreccio delle altre due ed ha un ruolo
secondario, in un certo senso sovrapposto allo svilupparsi delle due
società-stato nella penisola nell'età medioevale.
Le città-stato presentano caratteristiche proprie ben
definite: le prime sono di religione islamica, di lingua araba e con una
struttura orientale; le altre di religione cristiana, di lingua romanza e con
una struttura europea occidentale di origine romano-germanica e feudale.
Le relazioni interculturali e interconfessionali si
sviluppano, nel corso della storia dell'Al-Andalus, su due diversi livelli:
II. I
due poteri politico-religiosi sostenuti come tali da una ideologia rilevabile
dalle cronache.
II. Ognuna
delle entità politico-ideologiche, con le minoranze delle confessioni
sottomesse. Vale a dire, minoranze mozarabiche e giudaiche nell'Al-Andalus e
minoranza mora nella Spagna cristiana, a partire dal secolo XIII.
Per quanto riguarda il primo punto, le relazioni di potere e
dominio che si ebbero nella storia dell'Al-Andalus e in generale nella penisola
iberica fra Arabo-Musulmani e Cristiano-Visigoti furono prevalentemente
relazioni militari. I testi sono pieni di descrizioni di battaglie vittoriose
nelle quali le teste dei nemici si accumulano formando mucchi consistenti.
Tuttavia, ciò non vuol dire che tali relazioni non fossero feconde di
reciproche influenze. Le guerre, gli attacchi, le scaramucce ai confini, i
saccheggi etc. causarono un afflusso quasi continuo di prigionieri di guerra da
una società all'altra, il che favorì la conoscenza e l'influenza reciproca.
Nelle fonti si incontrano personaggi di confine molto interessanti, individui
sradicati che passavano da una religione all'altra e da un lato all'altro della
frontiera, a seconda della propria convenienza, e che rappresentano meglio di
qualsiasi altro — con la loro conoscenza delle due lingue delle due culture —
il carattere simbiotico del Medioevo nella penisola iberica.
Non va dimenticato il notevole afflusso di schiavi slavi dal
Nord Europa, di Franchi, Galiziani e di centroafricani.
Di questi stranieri, risultato dei bottini di guerra o del
commercio di schiavi, gli uomini diventarono soprattutto militari, facendo
parte della guardia palatina e degli eserciti degli emirati e califfati; le
donne, in molti casi prigioniere di guerra sin da bambine, in terra musulmana
crescevano nella eccellente atmosfera della cultura arabo-islamica e si
trasformavano in raffinate concubine e schiave dalle eleganti doti canore. È
importante sottolineare il ruolo di queste donne come mediatrici nella
trasmissione della musica cristiana nelle terre musulmane e della musica araba
in Europa. Fu infatti loro affidato spesso il ruolo di balie e bambinaie ed
esercitarono un'influenza sull'educazione dei primi anni dei bambini musulmani
di buona famiglia.
Il secondo punto — la relazione fra la comunità dominante e
i dominati — costituisce un chiaro esempio di convivenza interconfessionale nel
Medioevo, risultato di un'intesa fra coloro che esercitano il potere e quelli
che accettano di sottomettersi in cambio della possibilità di conservare la
propria fede e i propri riti religiosi. Basandosi su un testo del Corano
(IX/29), i Musulmani possono stabilire un patto o un'alleanza, dimma,
con gli Ebrei e i Cristiani a cui lo stato islamico assicura protezione e
sicurezza dietro pagamento di un tributo specifico, o yizya, che
presuppone l'accettazione esplicita della supremazia politico-religiosa dell'Islam.
Curiosamente questa forma di convivenza, che rappresenta ancora un
atteggiamento flessibile nella conquista del territorio, fu adottata negli anni
successivi dai Cristiani durante la riconquista, nel momento in cui fu
necessario gettare le basi per una nuova relazione con la popolazione musulmana
— i cosiddetti mudéjares.
Durante i successivi passaggi della lunga storia
dell'Al-Andalus e della penisola iberica, si verificano avanzamenti e
retrocessioni delle frontiere che lasciano dietro di sé comunità dalla fede
religiosa diversa da quella del vincitore. All'interno di queste comunità si
produssero diversi fenomeni: un movimento emigratorio verso le zone governate
da gente della stessa confessione religiosa, conversione alla religione del
vincitore o, infine, un fenomeno di emulazione, di imitazione — del quale parla
il grande storico Ibn Jaldún — per cui anche colui che non si converte
alla nuova religione adotta, tuttavia, il modello socio-culturale della cultura
dominante, ovvero la lingua, il modo di vestire, le abitudini etc. I Cristiani
e gli Ebrei dell'Al-Andalus si uniformarono abbastanza velocemente al mondo
arabo e fonti storiche riportano che anche i governanti dei regni cristiani
nella loro corte imitavano lo stile raffinato dell'Al-Andalus, vestendo alla
maniera araba e accogliendo alcuni dei loro costumi.
I testi storici andalusi citano poche volte le comunità dimmíes,
di Cristiani e Giudei. Esse assurgono alla ribalta soltanto quando si ribellano
al governo islamico, infrangendo il proprio statuto di dimma. D'altro
canto, in alcune occasioni, questi governanti appaiono come mediatori tra il
califfo e i re cristiani. I vescovi e i giudici cristiano-andalusi — di nome
arabo — sono ottimi rappresentanti della simbiosi culturale della penisola
iberica, così come i segretari ebrei al servizio dei re dell'uno e dell'altro
confine, elogiati per la loro cultura, abilità ed acutezza.
Dopo questo rapido percorso all'interno delle relazioni fra
comunità e religioni che definiscono la penisola iberica nei parametri
medievali e cronachistici, occorre aggiungere che Al-Andalus è passato alla
storia e continua a costituire un modello storico come simbolo della convivenza
e pluralità culturale fra Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo. Le vicissitudini
prodottesi durante l'epoca moderna in Spagna nelle sue relazioni con i
Musulmani, cioè la conversione forzata dei mudejares al Cristianesimo e
la conseguente espulsione dal territorio peninsulare di Mori ed Ebrei, fa sì
che il periodo andaluso emerga con più forza per la tolleranza e la pacifica
coabitazione interculturale che lo hanno caratterizzato e che si contrappone
alla intolleranza derivata dall'emanazione dei decreti di espulsione.
Prof. Nadir M. Aziza
Ringrazio la prof. Eva Lapiedra
Guitiérrez per questa relazione che ci porta alla quarta ed ultima parte del
nostro ordine del giorno. Dopo questa panoramica sul passato apriamo una
finestra sul futuro parlando del presente. Prima di dare la parola al nostro
amico Matvejevic:, affinché comunichi le conclusioni,
vorrei chiedere al dottor Bogoev, dell'Accademia di Macedonia, e al dottor
Özkan, dell'Accademia di Turchia, di prendere la parola per arricchire questa
panoramica sullo scenario storico della formazione dell'identità europea.Ovviamente
prego loro di parlare brevemente, il che non vuol dire essere
superficiali."Igaz" in arabo vuol dire "concisione", cioè
ricchezza e pregnanza.