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Fondazione Mediterraneo - La stampa CORRIERE DELLA SERA
19 Marzo 2000



ALBRIGHT: “LA UE? UN EUROPASTICCIO”
Al Convegno dell’Aspen Dini replica agli americani: no alla sovranità limitata


di Paolo Conti


Venezia – Da una parte il Vecchio continente (il nostro ministro degli Esteri Lamberto Dini) che rifiuta ogni ipotesi di sovranità limitata e progetta nuovi spazi di autonomia sulla scena internazionale. Dall’altra gli Stati Uniti (il segretario di Stato Madeleine Albright) che parlano di Euromess, “Europasticcio”, e giudicano insufficienti i risultati ottenuti dai partner europei nel riequilibrio del Kosovo. Un freddo sole primaverile ha illuminato ieri, nelle sale della Fondazione Cini sull’isola di San Giorgio, due diverse valutazioni e visioni dell’Unione Europea durante l’Aspen European Dialogue.

L’ospite d’onore era senza dubbio Madeleine Albright (tailleur rosso fuoco, clamorosa spilla stellata al bavero) che ha parlato ad una platea di “cari amici” come il predecessore Zbigniew Brzezinski, l’ex presidente francese Giscard d’Estaing, l’ex cancelliere austriaco Vranitzky. Molti, naturalmente, gli italiani: i ministri Lamberto Dini, Enrico Letta, Sergio Mattarella, il presidente onorario della Fiat Gianni Agnelli, il presidente della Rcs Editori Cesare Romiti.

La Albright, finito il discorso ufficiale, ha raccontato di aver chiesto al momento del suo insediamento un grafico sul funzionamento delle istituzioni europee: "Vidi una carta astronomica, qualche collaboratore parlò di Euromess". Non meno duro il discorso: “Il Kosovo è un test–chiave per l’abilità europea di condurre una politica estera non solo comune ma effettiva. L’Italia, con i suoi 6 mila uomini in Kosovo, non è più una consumatrice, ma una produttrice di sicurezza. Ma molti processi non sono andati come speravamo. In cinque mesi ben tre comandanti si sono succeduti al vertice del Kfor, la forza internazionale. Molte opportunità si sono perse”. Altra obiezione: "Ci sono sul territorio meno di 3 mila poliziotti civili internazionali quando ne occorrerebbero 4.700. Abbiamo bisogno dei nostri migliori sforzi, non delle nostre migliori scuse, per aiutare un popolo a costruirsi un futuro di stabilità". Infine ha citato Mazzini: “Lui e gli altri padri dell’Europa sarebbero d’accordo sulla necessità di rendere sicuri i confini del Continente”. Brzezinski ha condiviso il suo giudizio poco positivo: “Se l’Europa avesse militarmente operato da sola nella ex Jugoslavia, cosa sarebbe accaduto? Certamente sarebbe stata sconfitta”.

La difesa dell’Europa è toccata a Dini: "Dobbiamo promuovere una vera e propria capacità di potenza e rifiutare il comfort e la sicurezza di una protezione solo americana. Dobbiamo imparare a pensare in termini non solo di prosperità ma anche di responsabilità politiche". Ancora: “La Nato resterà lo strumento fondamentale per regolare la sicurezza internazionale ma una visione riduttiva dell’Europa strategica equivarrebbe all’accettazione di una sovranità sostanzialmente limitata”. Si dovrà superare, secondo Dini, la frammentazione fra i Paesi membri nell’organizzazione della difesa che produce sprechi e doppioni. In Kosovo “siamo stati un po’ lenti nel favorire un’amministrazione civile. Ma non tutto deve essere visto negativamente: pensiamo a un anno fa, alle distruzioni, alla tragedia dei rifugiati. L’economia si sta riprendendo ma, è vero, c’è ancora mancanza di autorità”.

Si è parlato anche di Iran. Dini (“apripista” europeo verso Teheran) ha sottolineato di aver apprezzato le recenti aperture economiche annunciate dagli Usa e di sperare nello scongelamento dei beni iraniani negli Stati Uniti come sollecitano gli ayatollah: “Adesso tocca all’Iran rispondere con un’iniziativa di apertura e dialogo”.





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