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di Nullo Minissi
11 maggio 2003

Siamo qui per celebrare una sconfitta militare. Per tutto l´Ottocento dal Mediterraneo ai Balcani e fino al limite nord-orientale d´Europa, uomini intrepidi nel coraggio e incontrollabili nella fede hanno gettato la loro vita per mete irraggiungibili. Poeti, come Christo Botev o Goffredo Mameli, soldati, come Francesco Nullo e gli italiani e polacchi che furono con lui, si lanciarono senza esitazione verso una vittoria impossibile. Ma non sono queste le glorie che commossero l´umanità? La Grecia, maestra per noi nella riflessione e negli affetti, non esaltò Le Termopili più di Maratona e di Salamina?
Noi celebriamo con emozione quelle sconfitte militari, poichè esse furono vittorie luminose dello spirito e gettarono seme di giustizia, di libertà, di dignità; e quel seme ancora germina, quello spirito sempre alita. Poiché le sconfitte e le vittorie le divora il tempo ma i sentimenti generosi rimangono al di sopra della sua ala se nutriti da tanta certezza, da tanta decisione, da tanta abnegazione, da tanto sacrificio.
E io mi dolgo di non aver per voi parole elevate come quelle che corrono nel Pan Tadeusz, il poema del popolo polacco che si chiude su un´altra sconfitta ma nella stessa fede.
Ma veniamo più vicini nel tempo. Altri uomini, per lo più soldati per caso, hanno combattuto una lotta diseguale. Sono i polacchi che si opposero all´URSS e finirono in fosse comuni o furono inviati tra i ghiacci da cui non si torna. Ma molti di loro tornarono e, per la fortuna d´un´alleanza inattesa, poterono con un folle viaggio attraverso il continente asiatico raggiungere altri polacchi sulla sponda del Mediterraneo. Di lì, tutti insieme, ancora una volta dall´Italia marciarono per la Polonia e verso la Polonia. Montecassino fu la loro Krzykawka, una Krzykawka non meno insanguinata ma vittoriosa, inesorabile colpo di maglio sulla ferrea cappa nazista. In questo momento essi sono qui, alcuni in persona e tutti gli altri nella memoria e nell´affetto nostro. E guardate: l´aquila di pietra del monumento di Francesco Nullo ecco vola a Montecassino e si posa sulle bianche croci.
Rapiti dal loro spirito non ci chiudiamo in noi stessi, ma con umana pietà ci volgiamo ai popoli impegnati in una lotta diseguale per la propria indipendenza e in questo momento sconfitti: come i Palestinesi, che combattono senza armi un esercito d´occupazione armatissimo, sostenuto dalla più grande potenza militare che incombe oggi sul mondo. E noi sappiamo che ancora una volta alla fine saranno gli sconfitti a vincere e vogliamo di qui mandare a loro questa nostra certezza.

L´Europa di oggi non è l´Europa di Francesco Nullo, degli italiani e dei polacchi che combatterono come lui. E´ un´Europa che all´Epoca di Nullo e di Garibaldi, di Mickiewicz, di Slowacki e di Foscolo appena era sognata. Un ideologo arcaico, Donald Rumsfeld, ha dichiarato che la nostra Europa di oggi è vecchia. Ma l´Europa di oggi non è vecchia: essa, al contrario, segna un´era nuova, poiché va creando un´unione politica che non si è costituita né si estende con la violenza ma per consenso.
Perciò qui, ingranditi da queste memorie e sostenuti da queste bandiere che si alzano intorno nel vento e nella storia e tutte diventano stelle nel cielo azzurro d´una comune bandiera, noi osiamo dire che la forza non risolve nulla e la vittoria sarà alla fine della giustizia e della libertà. E su queste tombe di Krzykawska e di Montecassino noi adesso della giustizia e della libertà tiriamo gli auspici.

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