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Matvejevic´ - Brani scelti

Città di Napoli
Ogni città, in una sua misura, vive dei propri ricordi. Le città mediterranee, probabilmente, più delle altre. In esse, il passato sempre fa concorrenza al presente. Il futuro si propone più a immagine del primo che del secondo. Questo vale per Napoli piu’ che per quasi tutte le altre citta’ del Mediterraneo. Su tutto il perimetro del “Mare Interno”, la rappresentazione della realtà si confonde facilmente con la realtà stessa.
Il discorso sulla città mediterranea si sviluppa prevalentemente in termini di storia e di geografia, di architettura o di urbanistica, senza esaurirvisi. Si nutre di evocazioni di diverso tipo o di reminiscenze, di approssimazioni. Questo nasconde la vera natura di una citta’a come Napoli.


Culture Mediterranee
Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne sono molte in seno ad un solo Mediterraneo. Sono caratterizzate da tratti per certi versi simili e per altri differenti. Le somiglianze sono dovute alla prossimità di un mare comune e all’incontro sulle sue sponde di nazioni e di forme di espressione vicine. Le differenze sono segnate da fatti d’origine e di storia, di credenze e di costumi. Né le somiglianze né le differenze sono assolute o costanti: talvolta sono le prime a prevalere, talvolta le ultime.
Il resto è mitologia.
«Elaborare una cultura intermediterranea alternativa». Mettere in atto un progetto del genere non pare imminente;«condividere una visione differenziata» è meno ambizioso: senza essere sempre più facile da realizzare.
Tanto nei porti quanto al largo «le vecchie funi sommerse», che la poesia si propone di ritrovare e di riannodare, sono spesso state rotte o strappate dall’intolleranza o dall’ignoranza. Questo vasto anfiteatro per molto tempo ha visto sulla scena lo stesso repertorio, al punto che i gesti dei suoi attori sono talvolta noti e prevedibili. In compenso, il suo genio ha saputo in ogni epoca riaffermare la sua creatività a nessun’altra uguale. Occorre perciò ripensare le nozioni superate di periferia e di centro, gli antichi rapporti di distanza e di prossimità, i significati dei tagli e degli inglobamenti, le relazioni delle simmetrie a fronte delle asimmetrie. Non basta più osservare queste cose unicamente in una scala di proporzioni o sotto un aspetto dimensionale: possono essere considerate anche in termini di valori. Certe concezioni euclidee della geometria hanno bisogno di essere superate. Le forme di retorica e di narrazione, di politica e di dialettica, invenzioni del genio mediterraneo, sono state adoperate per troppo tempo e talvolta appaiono logore.
«Il Mediterraneo esiste al di là del nostro immaginario ?» ci si domanda al Sud come al Nord, a Ponente come a Levante. Eppure esistono modi di essere e maniere di vivere comuni o avvicinabili, a dispetto delle scissioni e dei conflitti che vive o subisce questa parte del mondo.
Percepire il Mediterraneo partendo solamente dal suo passato rimane un’abitudine tenace, tanto sul litorale quanto nell’entroterra. La «patria dei miti» ha sofferto delle mitologie che essa stessa ha generato o che altri hanno nutrito. Questo spazio ricco di storia è stato vittima degli storicismi. La tendenza a confondere la rappresentazione della realtà con la realtà stessa si perpetua : l’immagine del Mediterraneo e il Mediterraneo reale non si identificano affatto. Un’identità dell’essere, amplificandosi, eclissa o respinge un’identità del fare, mal definita. La retrospettiva continua ad avere la meglio sulla prospettiva. Ed è così che lo stesso pensiero rimane prigioniero degli stereotipi.


Unione Europea
L’unione europea si compiva, fino a qualche tempo fa, senza tenerne conto: nasceva un’Europa separata dalla «culla dell’Europa». Come se una persona si potesse formare dopo essere stata privata della sua infanzia, della sua adolescenza. Le spiegazioni che se ne davano, banali o ripetitive, non riescono a convincere coloro ai quali sono dirette. Non ci credono neanche quelli che le propongono. I parametri con i quali al Nord si osservano il presente e l’avvenire del Mediterraneo non concordano con quelli del Sud. Le griglie di lettura sono diverse. La costa settentrionale del Mare Interno ha una percezione e una coscienza differenti da quelle della costa che sta di fronte. Ai nostri giorni le rive del Mediterraneo non hanno in comune che le loro insoddisfazioni. Il mare stesso assomiglia sempre di più a una frontiera che si estende dal Levante al Ponente per separare l’Europa dall’Africa e dall’Asia Minore.
Sarebbe auspicabile che l’Europa odierna fosse meno eurocentrica di quella del passato, più aperta al cosiddetto Terzo Mondo dell’Europa colonialista, meno egoista dell’«Europa delle nazioni», più Europa dei cittadini e meno Europa degli stati che si sono fatti tante guerre fra loro. Una Europa più consapevole di se stessa e meno soggetta all’americanizzazione. Sarebbe utopistico aspettarsi che diventasse, in un futuro prevedibile, più culturale che commerciale, più cosmopolita che comunitaria, più comprensiva che arrogante, più accogliente che orgogliosa e, in fin dei conti, perché no, più socialista dal volto umano (nel senso che i dissidenti dell’ex Europa dell’Est, per esempio un Sacharov, davano a questo termine) e meno capitalista senza volto.


L´altra Europa
Ultimamente ho attraversato la maggior parte dei nuovi Paesi candidati all´adesione all´Unione europea della prima o della seconda fase, e in particolare gli ex Paesi dell´Est. Sin da ora possiamo individuare alcuni punti in comune nelle loro aspettative, nelle loro speranze o nei loro timori. Man mano che il «gran giorno» si avvicina, abbiamo infine smesso di volere la luna e un certo realismo ha sostituito le illusioni. Ci siamo finalmente resi conto che i requisiti preliminari imposti da Bruxelles non hanno nulla di troppo sentimentale e che nessuno è disposto a chiudere un occhio sull´obbligo di rispettare determinate condizioni.


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