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ACCADEMIA DEL MEDITERRANEO e MAISON DE LA MEDITERRANEE
REGIONE CAMPANIA

Napoli, 4 gennaio 2002




Premio “Mediterraneo di pace e di cultura 2002”
alla memoria di
Maria Grazia Cutuli e Julio Fuentes



La guerra. Groviglio di torti e passioni, di infamie e grandezze. Come uno strappo nel tessuto che a stento millennio dopo millennio dal primo lontano antenato agli albori di quella riflessione e coscienza che pose regole e leggi a frenare l’istinto, reprimere l’egoismo, invenire una concezione del bene, legare nel mutuo ausilio con valori generali e comuni e ci ha reso meno transeunti nel gran mare dell’essere per la traccia che vi persiste, si rinnova nel presente, perpetua nel futuro e segna un’identità più alta di quella biologica.

Uno strappo in cui nella lotta di forza contro forza la civiltà tragicamente costruita si fa come incerta e a momenti vacilla.

E loro là, i corrispondenti di guerra, senza odio né parte, a testimoniare coraggi e viltà, esempi di compassione o di abusi, di generosità e di bassezze, senza pregiudizio alla ricerca di quella verità che ciascuno dei contendi travisa. Là per fondare su quella verità una migliore comprensione degli uni e degli altri, delle sofferenze di chi gli uni e gli altri subisce, mettere in questione le certezze opposte e gettare le basi di un nuovo intendimento che ponga fine alle ostilità, stabilisca una nuova pace, possibilmente più giusta. Per questa comprensione, per questo futuro migliore e più umano, là: tenaci, senza risparmio, senza fuga dal rischio. Senza appoggio, se non quello lontano dei giornali che li hanno inviati a una missione più difficile del combattimento, quasi sempre più oscura. Là, inermi tra gli armati, sereni tra le passioni, arditi senza baldanze, determinati più dei combattenti. Là, sempre un passo più avanti e dove la lotta è accesa, convinti e decisi. Fino al sacrificio come Maria Grazia Cutuli e Julio Fuentes di cui ci riportano i corpi mutilati e il telefonino spezzato.

Non si è spezzata la loro voce che qui raccogliamo, il loro messaggio che qui ripetiamo nel loro nome.


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Premio “Mediterraneo Arte e Creatività 2002”
a
Moni Ovadia



La ricerca di novità nella vita, nel costume e nel pensiero, che è stata la forza dinamica dell’Occidente dal suo primo costituirsi, si è accelerata freneticamente nella “modernità”. Sulle società che hanno continuato con stretto rigore le loro tradizioni nei concetti e nel costume come nei modi dell’ordine sociale e perfino nelle forme dell’arte, della letteratura e della lingua, la “modernità” porta con il suo impatto una turbolenza che, a differenza di invasioni e di guerre improvvisamente sconvolgitrici ma rapide a calmarsi, difficilmente si acquieta poiché la “modernità” si confronta violentemente con convinzioni e abitudini, stravolge economie stabilite, impone la rottura di quel tessuto in cui ciascuno è racchiuso ma sicuro, bloccato ma stabile, proscioglie l’individuo e lo spinge verso prospettive lanciate sul nulla.

Rottura profonda, impreparata e imprevista, generatrice di speranze che disattende, portatrice di un messaggio illeggibile. In tutto il mondo non Occidentale, particolarmente in quello Islamico che non vi ritrova neppure le promesse della filosofia greca onde l’Occidente s’è nutrito e che lo stesso Islam gli aveva in parte restituito con la sua falsafa, le conseguenze dell’impatto sono travolgenti, suscitano opposizioni che si abbarbicano rigidamente al passato. In tanta preclusione e violenza difficile è il compito di chi cerca di aprire una comprensione reciproca e instaurare un dialogo.

A questo compito Moni Ovadia ha dedicato, con lo slancio e la passione dell´arte, un´opera assidua di ricerca e di invenzione che ha fatto rivivere in maniera originale canti arabi e sefarditi del XIII e XIV secolo, rievocando le comune radici di quelle culture che oggi sono assunte a motivo di affrontamento da popoli i quali invece non possono avere la loro rinascita se non in una nuova collaborazione e armonia.


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Premio Speciale “Mediterraneo Diplomazia” 2002
a
Paolo Pucci di Benisichi


Ambasciatore d’Italia in Spagna.

Ritessendo la storia comune e così strettamente intricata di due culture e due popoli, l´ambasciatore Paolo Pucci di Benisichi ha dato alla sua opera accorta e dedicata, in questo momento in cui Spagna e Italia si succederanno alla guida dell´Unione Europea, una profondità ed incidenza capace di rinsaldare le comuni vedute e la comune opera, contribuendo in questo modo a fondare, su salde radici culturali, il Processo di Barcellona per il partenariato euromediterraneo.


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Premio Speciale “Mediterraneo Diplomazia” 2002
a
Nehad Abdel Latif
Ambasciatore della Repubblica Araba d’Egitto in Italia


Con lunga e paziente opera ha costruito, anno dopo anno, un solido lungo dialogo tra l´Italia e l´Egitto come base di una più alta e profonda mutua conoscenza delle società che si raffrontano sulle diverse sponde del Mediterraneo. Infaticabilmente ha fatto conoscere i differenti aspetti delle culture che nei millenni si sono susseguite in Egitto e contribuito a dare una dimensione più ricca e profonda al partenariato euromediterraneo.


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Premio Speciale “Mediterraneo Informazione” 2002
a
“EL MUNDO”



Il giornalismo è diventato un nostro bisogno essenziale. Contiene, tra l’altro, sforzo e sacrificio. Il sacrificio va talvolta fino in fondo e merita il nostro più profondo riconoscimento.
Questo Premio a “El Mundo” è l’espressione del riconoscimento per un giornale che, con il recente sacrificio di Julio Fuentes, ha dimostrato quanto sia difficile assolvere ad un’esigenza prioritaria del nostro mondo: essere informati, che vuol dire soprattutto essere coscienti nella trasparenza.


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Premio Speciale “Mediterraneo Informazione” 2002
al
“Corriere della Sera”



Nella tradizione degli Albertini il Corriere della Sera ha saputo mantenere un equilibrio tra le opposte passioni e le ideologie contrastanti al fine di rappresentare gli eventi in quella luce più obiettiva che non solo aiuta a meglio comprenderli ma anche permette di inquadrarli in una riflessione costruttiva.
A questa finalità, per la quale gli inviati speciali hanno percorso il mondo e talvolta senza ritorno, la redazione non ha meno contribuito con il suo lavoro assiduo, paziente, più corale e più anonimo.


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Premio Speciale “Mediterraneo Informazione” 2002
a
Vittorio Nistico’



Il giornalismo segue e racconta gli eventi quotidiani e storici. E’ raro che un giornale si inserisca nella storia stessa e ne diventi parte integrante.
Ciò è accaduto a “L’Ora”, prestigioso giornale di Palermo e dell’Italia, durante la lunga stagione in cui era diretto da Vittorio Nisticò.
E’ un esempio nella storia del giornalismo italiano e mediterraneo.
Con il recente libro “Accadeva in Sicilia: gli anni ruggenti dell’ ‘Ora’ di Palermo”, edito da Sellerio, Nisticò fornisce una testimonianza convincente su cruciali vicende della Sicilia, ma anche la storia del giornale e della sua straordinaria comunità di giornalisti allenati al coraggio e al gusto della verità.


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Premio Speciale “Mediterraneo Istituzioni” 2002
ad
Antonio Bassolino


Nell’assumere il Governo della Regione Campania, Antonio Bassolino ha istituito un Assessorato per i Rapporti con i Paesi del Mediterraneo.
Un simbolo e un monito prima ancora che uno strumento di scambi e di intese. Simbolo e monito di una politica che ha preso coscienza della svolta del millennio e sentito che Napoli, la Campania e l’Italia stessa non hanno avvenire fuori del tessuto in cui nei secoli s’è costruita tra scontri ed incontri, scambi e commistioni, una grande e specifica unità euromediterranea alla quale l’Europa intera deve tornare a rivolgersi per rinvigorire e sviluppare i valori su cui ha costruito la propria identità e che sono sorti dalle sintesi succedutesi nel Mediterraneo. Ma anche un atto concreto che invera la tradizione secolare di una Regione che nel Mediterraneo sta al centro e non può riacquistare il significato internazionale che ha avuto nei migliori momenti del suo passato se di questo centro geografico non fa un centro politico e culturale. Anzitutto un centro di comprensione e di intesa, che Antonio Bassolino ha voluto significare proponendo, tra l’altro, l’erezione di una Moschea per affermare il mutuo rispetto anche delle differenti coscienze storiche. Poi e soprattutto ponendo a Napoli la sede della “Casa comune” dove tutti i popoli del Mediterraneo trovano la loro rappresentanza e la loro espressione. Questa casa, la Maison de la Méditerranée, è il passo indispensabile per arrivare in futuro ad un Mediterraneo pacificato e a quella integrazione euromediterranea che oggi pare un miraggio come verso la metà del XX° secolo appariva visionaria l’Unità Europea.
Antonio Bassolino ha saputo comprendere la forza di questa nuova visione e attraverso di essa dare un’alta statura alla politica regionale anticipando la linea che sola potrà portare l’Italia al suo giusto posto nel concerto delle Nazioni che su questo mare si affacciano.


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“DELFINO D’ARGENTO” 2002
alla memoria di PAOLO BUFALINI



La storia ha conosciuto più di una personalità che, pur non avendo avuto una ribalta mediatica, ebbero un ruolo straordinario nelle vicende politiche che segnano la vita di uno Stato. Paolo Bufalini fa parte di questa galleria: per il contributo dato negli anni ’30 per la costituzione di uno dei gruppi antifascisti, quello romano, più significativi e attivi anche perché radunò giovani intellettuali che ebbero poi una parte importante nella scena politica e intellettuale del dopoguerra, per il contributo dato alla resistenza degli italiani in Jugoslavia; come animatore, dopo la liberazione, del Movimento Autonomista e Meridionalista, in Sicilia e nel Sud, nella lotta per la riforma agraria e la modernizzazione del Paese; come mente forte e saggia nell’opera di rinnovamento del P.C.I., dell’unità della sinistra, delle convergenze tra tutte le forze democratiche. Temi tutti affrontati con una visione alta della politica, superando sempre i confini classe e di partito, con una visione di statista cavouriano. In questo quadro va collocata l’opera eccezionale compiuta da Bufalini nel delineare una politica estera di distensione, di comprensione delle ragioni dell’altro, di amicizia con e tra i popoli del Mediterraneo; l’intensa attività volta a garantire la pace religiosa, a migliorare i rapporti tra lo Stato Italiano e il Vaticano lavorando al rinnovo del Concordato. E lo fece da laico, convinto che solo la laicità dello Stato e il rispetto della coscienza religiosa di ciascuno e delle comunità possano sconfiggere quei fondamentalismi che hanno insanguinato il mondo da secoli, sino ad oggi. Bufalini fu anche un serio studioso di greco e latino e traduttore attento e acuto di Orazio, dicendo così a noi tutti che l’intreccio tra cultura e politica è vitale e necessario per rendere nobile ed efficace l’impegno pubblico, per rendere migliore il proprio paese e la conoscenza tra i popoli.


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“DELFINO D’ARGENTO” 2002
alla memoria di
Marcello Gigante



Nell’epoca di trasformazione che si avvia dopo la seconda guerra mondiale, Marcello Gigante, come a suo tempo il Carducci, ha dato voce al rapporto tra cultura antica e coscienza moderna. Rimeditando il testo erodoteo ha interpretato le linee storiche del mondo classico nel segno del Nomos Basileus, la sovranità della legge. Traduttore di Diogene Laerzio e Direttore delle collane “La Scuola di Platone” e “La scuola di Epicuro”, ha approfondito lo studio della filosofia antica in particolare di Epicureo e Filodemo di Gadara, attraverso lo studio dei papiri ercolanesi. Al rapporto fra antico e moderno sono dedicati i saggi su Leopardi, Settembrini, Quasimodo e la cultura classica fra Otto e Novecento. E’ stato redattore della “Parola del Passato”, direttore degli “Studi di Filologia Classica”, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Cultura Classica.
Le sue pubblicazioni, che superano il numero di 700, hanno sempre apportato scorci e vedute di grande significato.
Fra le opere ricordiamo “Le Elleniche di Ossirinco”, “Nomos Basileus”, “Civiltà delle forme letterarie nell’antica Pompei”, “Classico e mediazione”.







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