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Intervento del Presidente della Delegazione italiana presso l´Assemblea parlamentare del Consiglio d´Europa, on. Claudio Azzolini


Conferenza sull´arrivo dei richiedenti asilo nei porti marittimi europei e nelle zone costiere

Lecce, 30-31 maggio 2002


È con grande piacere che ho accolto l´invito rivoltomi dall´On. Iwinski, Presidente della Commissione migranti, rifugiati e questioni demografiche dell´Assemblea parlamentare del Consiglio d´Europa, a partecipare a questa Conferenza. Un ringraziamento particolare rivolgo inoltre al nostro ospite, il Direttore dell´Istituto Superiore Universitario di Formazione Interdisciplinare dell´Università di Lecce, Professor Sticchi Damiani, che ha organizzato la riunione.

Desidero, innanzitutto, in qualità di Presidente della Delegazione italiana presso l´Assemblea del CdE, rivolgere a tutti i presenti un indirizzo di saluto, anche a nome del Presidente della Camera dei deputati, On. Pier Ferdinando Casini. E´ questa, infatti, un´occasione per discutere di temi importanti, proprio in questi giorni all´esame del Parlamento italiano.

Si tratta di questioni che investono tutti paesi dell´Unione europea ed in particolare l´Italia, come testimoniano i seguenti dati. Al milione e trecentomila extracomunitari regolarmente soggiornanti nel nostro Paese, si aggiungono i clandestini: nel 2001, sono sbarcati nell´Italia meridionale- secondo le cifre fornite dal Ministero degli Interni - oltre 20.000 stranieri, di cui 8.550 proprio sulle coste pugliesi. Sono cifre nettamente inferiori a quelle registrate negli anni della crisi del Kossovo - che avevano portato a oltre 38.000 gli sbarchi nel ´98 e a circa 50.000 quelli nel ´99 - e che quindi indicano un livello di arrivi che si potrebbe definire "normale", se non fossimo di fronte alla quotidianità drammatica di persone che arrivano spesso allo stremo delle forze, dopo avere lasciato alle spalle i paesi di origine, le loro famiglie, le loro case, alla ricerca di un avvenire migliore, ma non per questo certo.

Le forze dell´ordine, la cittadinanza stessa, si sono prodigate in questi anni con efficienza e generosità per far fronte ai nuovi arrivi e fornire una prima accoglienza. I centri, tuttavia, non sono sufficientemente capienti, così come lunghe sono le procedure per accertare l´identità degli stranieri, ed il loro eventuale status di rifugiati. Spesso, poi, accanto alle persone che giungono in cerca di lavoro, per sfuggire alla miseria, alla guerra e in molti casi a regimi illiberali, vi sono coloro che sfruttano tali situazioni e si arricchiscono con la tratta di esseri umani.

Se quindi non può essere messo in dubbio il dovere di ogni paese civile e democratico di accogliere i richiedenti asilo, l´Italia, insieme agli altri paesi europei, deve essere in grado di governare un fenomeno, quello migratorio, di proporzioni sempre più ampie e che riguarda solo marginalmente il singolo paese poiché gli immigrati, una volta sbarcati, tendono comunque ad attraversare le frontiere e a riversarsi negli Stati limitrofi. Altrettanto fermamente devono essere contrastati l´immigrazione clandestina e i traffici illeciti.

Tali obiettivi richiedono un approccio comune da parte degli Stati europei, quale quello delineato dal Consiglio europeo di Tampere, nel 1999. Con particolare riguardo a questi temi, si è stabilito che:
. l´Unione elabori politiche comuni in materia di asilo e immigrazione, considerando nel contempo l´esigenza di un controllo coerente alle frontiere esterne per arrestare l´immigrazione clandestina e combattere coloro che la organizzano commettendo i reati internazionali ad essa collegati. Queste politiche comuni devono basarsi su principi che siano chiari per i cittadini e offrano allo stesso tempo garanzie per coloro che cercano protezione o accesso nell´Unione europea;
. l´obiettivo è un´Unione europea aperta, sicura, pienamente impegnata a rispettare gli obblighi della Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati e di altri importanti strumenti internazionali per i diritti dell´uomo, e capace di rispondere ai bisogni umanitari con la solidarietà.
. deve altresì essere messo a punto un approccio comune per garantire l´integrazione nella nostra società dei cittadini di paesi terzi che soggiornano legalmente nell´Unione;

La politica comune dell´Unione in materia di asilo e migrazione dovrà pertanto svolgersi secondo quattro direttrici d´azione: il partenariato con i paesi di origine dei flussi migratori, il regime europeo comune in materia di asilo, l´equo trattamento dei cittadini degli Stati terzi, la programmazione efficace dei flussi migratori. Riguardo al primo aspetto, appare necessario un approccio generale al fenomeno della migrazione che abbracci le questioni connesse alla politica, ai diritti umani e allo sviluppo dei paesi e delle regioni di origine e transito. Un elemento fondamentale per il successo di queste politiche sarà il partenariato con gli Stati terzi interessati, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo comune.

Quanto alla richiesta di asilo - di cui viene ribadita l´importanza del rispetto assoluto - occorre istituire nel breve periodo un regime europeo comune per permettere di determinare con chiarezza e praticità lo Stato competente per l´esame delle domande, per definire una procedura equa ed efficace e condizioni comuni minime per l´accoglienza, nonché il ravvicinamento delle normative relative al riconoscimento e agli elementi sostanziali dello status di rifugiato. Nel lungo periodo, le norme comunitarie dovrebbero indirizzarsi verso una procedura comune per il riconoscimento del diritto, e uno status uniforme per coloro che hanno ottenuto l´asilo, valido in tutta l´Unione. Quanto, infine, al fenomeno specifico degli sfollati, delle persone cioè che fuggono da un paese in guerra o colpito da calamità, occorre giungere ad un accordo sulla protezione temporanea degli stessi, basato sulla solidarietà tra gli Stati membri.

Le posizioni assunte in sede europea si ritrovano, con uguale forza, negli atti degli altri organismi internazionali, ed in primo luogo in quelli del Consiglio d´Europa. E´ merito dell´Organizzazione internazionale di Strasburgo e segnatamente della sua Assemblea parlamentare, l´aver colto, a partire dagli anni Novanta, la crescente rilevanza del fenomeno, delineando delle strategie di intervento e costruendo un autonomo ed organico acquis giuridico in materia di accoglienza dei richiedenti asilo cui oggi tutti gli Stati europei sono chiamati a conformarsi. Va parimenti sottolineato che nei numerosi documenti adottati dal Consiglio d´Europa - basti pensare, da ultimo, alla raccomandazione del settembre 2000 (n. 1475) in tema di arrivo di richiedenti asilo negli aeroporti europei - è posta con grande chiarezza l´esigenza di fornire una risposta "europea" a tale problematica, attraverso un´efficace armonizzazione delle politiche nazionali in materia d´asilo.

Le problematiche cui si è accennato trovano eco nel dibattito che si è svolto in questi anni in Italia. Il nostro paese, per governare un fenomeno generale e irreversibile ha cercato di darsi delle norme che potessero, da un lato, assicurare l´immigrazione regolare, dall´altro, contrastare con fermezza quella clandestina. L´applicazione della legge Turco-Napolitano, approvata nel 1998, ha registrato ritardi di attuazione. Scarsamente efficaci sono risultate le politiche di contrasto dell´immigrazione clandestina, che contribuisce ad alimentare il fenomeno del sommerso e a rendere molte persone vittime dello sfruttamento criminale, con il conseguente aggravamento della situazione di ordine pubblico. Come pure sono risultati inadeguati, rispetto alle esigenze espresse dal mondo produttivo, sia la programmazione dei flussi di ingresso, che le procedure amministrative, rivelatesi troppo complesse e farraginose.

Il disegno di legge Fini-Bossi, all´esame del Parlamento, risponde quindi alla necessità di rivedere alcune parti della normativa vigente in tema di immigrazione (legge n. 286 del 1998). L´obiettivo è quello di assicurare un´immigrazione regolare, commisurata alle esigenze ed alla capacità di accoglienza del nostro paese, assicurando agli extracomunitari opportunità vere di lavoro e reali condizioni di integrazione sociale; di contrastare, per altro verso, gli ingressi dei clandestini, e fissare regole che garantiscano l´ordine e la sicurezza di tutti i cittadini. Il provvedimento prevede, infine, la revisione della c.d. legge Martelli (legge n. 39 del 1990), in materia di diritto di asilo, introducendo una procedura semplificata per il riconoscimento di tale diritto, che garantisca la tutela da discriminazioni di qualsiasi tipo, ma al tempo stesso possa evitare che tale istituto sia impropriamente utilizzato per eludere le norme sull´immigrazione.

In attesa di una disciplina organica, che potrà essere emanata solo quando saranno definite le procedure minime, uniformi per tutta l´Unione, attualmente in discussione a Bruxelles, il disegno di legge prevede, opportunamente, che il regolamento dei centri di accoglienza sia parametrato sulle regole fissate dall´Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), dal Consiglio d´Europa e dall´Unione europea.

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