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MOSTRA
"Rompendo le Barriere, Stracciando i Veli"


On. Antonio Bassolino

Signore e Signori,
Con sincerità e autentica riconoscenza vorrei ringraziare gli organizzatori di questa importante iniziativa.

Un ringraziamento particolare intendo rivolgere a Sua Altezza Reale Wijdan Ali di Giordania le cui splendide doti di ambasciatrice del proprio paese e della cultura giordana e araba nel mondo occidentale sono magnificamente rappresentate dalla mostra che stiamo inaugurando.

Vorrei anche ringraziare la Fondazione Laboratorio Mediterraneo per l’impegno sempre crescente in favore del dialogo tra i popoli e le culture del Mediterraneo.

La Principessa Wijdan Ali, la Regina Rania, la Society of Fine Arts e le 51 artiste che si presentano a Napoli sono tutte insieme le protagoniste di un evento culturale che Napoli, la Regione Campania, la Fondazione Laboratorio Mediterraneo sono orgogliose di ospitare.

Perché mai come in questo caso è chiaro che una mostra d’arte contemporanea è qualcosa di più importante e significativo dell’evento espositivo fine a sé stesso.

Questa mostra, come tutte le altre grandi mostre che abbiamo ospitato in questi anni a Napoli, è portatrice di un messaggio di modernità, coraggioso e potente.

Dalla Giordania, uno dei paesi che con grande determinazione e coerenza, anche nel difficile momento storico in cui viviamo, cerca di non smarrire il filo di un dialogo necessario tra Medio Oriente e Occidente, ci viene in dono un progetto di enorme valore non solo artistico, ma anche etnico, religioso, sociologico, antropologico.

Come dice il titolo della mostra, qui l’arte rompe il velo, che poi non è mai uno solo, perché le barriere del pregiudizio e dell’ostilità verso ciò che è differente sono sempre tante.

L’arte delle donne musulmane rompe schemi rappresentativi, stereotipi, pregiudizi e si mostra in modo sfrontato, dolce ma anche aggressivo.

Qui l’assenza del femminile si dichiara universale, oltre ogni frontiera, come apertura, curiosità e desiderio di cambiare le regole dell’antico gioco maschile del dominio e delle rappresentazione.
Gran bella mostra dunque.

Una mostra dove possiamo scoprire che la cultura femminile, al di là degli steccati etnici e religiosi, è moderna e viva e si offre al dialogo e al confronto con serenità e determinazione.

E poi capita di inaugurare questa mostra nei giorni in cui le istituzioni napoletane stanno sviluppando le linee di una politica sempre più vicina al dialogo con il Medio Oriente e l’Islam.

Piccoli passi, ponderati e sinceri, che oggi tra le opere delle artiste musulmane qui esposte si possono valutare per ciò che sono autenticamente: rintocchi leggeri ma chiari e decisi di una volontà politica che persegue la via del dialogo e del confronto, che crede nel valore non della banale tolleranza ma del serio e mediato rispetto reciproco.

Le opere d’arte contemporanea, la bellezza e l’intelligenza che qui possiamo ammirare, sono strumenti di comunicazione che vanno agiti e messi in relazione, perché le persone anche di mondi diversi siano in contatto, si sappiano riconoscere, si aiutano l’una con l’altra.

Quando parliamo di pace, di cooperazione, di integrazione noi poniamo davanti a noi l’obiettivo di capire la lingua dell’altro, di sentirla come una possibilità anche nostra, di scoprire che la cultura e la conoscenza uniscono.

L’universalità del gesto e del linguaggio artistico rende più semplice la comprensione di questi concetti, che spesso la polemica giornalistica rende banali e insignificanti.

Allora bisogna essere tenaci e inflessibili, dichiarando che la cooperazione, il dialogo, il reciproco ascolto tra l’Occidente e il Mondo Musulmano sono valori che ci permetteranno di condividere il futuro, nonostante le terribili incomprensioni di questo momento storico.

Non si tratta di buone intenzioni, di un generico buonismo, ma di un progetto culturale – che passa anche attraverso iniziative come quella che stiamo inaugurando – e che deve vivere giorno per giorno, entrando nelle coscienze della persone, con gesti quotidiani come quelli della donne che tessono una tele giorno per giorno.

Con quella creatività e quella pazienza, forti e determinate come sono le donne occidentali e, come qui vediamo bene – sono sempre state, sono e saranno anche le nostre sorelle mediorientali.


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