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Le opportunità offerte dalle Nazioni Unite e dalla Politica di Prossimità
dell’Unione Europea per il partenariato territoriale di sviluppo nel Mediterraneo Occidentale


Napoli, 22 luglio 2004

Intervento del Sen. Mantica

Questo Convegno riveste un’importanza particolare per la cooperazione dell’Italia con il Maghreb e, più in generale, per la nostra politica estera. Esso intende, infatti, presentare e discutere forme concrete di collegamento strategico fra la cooperazione e le nascenti politiche di prossimità dell’Unione Europea.

Si tratta di forme innovative di collegamento, dalle quale ci aspettiamo risultati di rilievo. Riteniamo, infatti, di poter disporre di un valido strumento per mettere in pratica i principi ispiratori contenuti nella Dichiarazione di Barcellona e sviluppati nelle successive Conferenze Euromediterranee, che costituiscono punti di riferimento importanti delle nostre relazioni con i Paesi del Maghreb.

Abbiamo infatti bisogno di meccanismi efficaci per poter conseguire risultati positivi, essendo quelli attualmente disponibili eccessivamente settoriali e frammentati. Ritengo che, come per quelli della nostra cooperazione, occorra migliorare quelli del sostegno allo sviluppo delle regioni europee per adeguarli alle nuove esigenze dello sviluppo complesso e sostenibile.

Oggi saranno presentate e discussi, appunto, alcuni importanti strumenti innovativi mirati a far compiere un deciso salto qualitativo alle politiche euromediterranee. Tali strumenti nascono dal collegamento tra la cooperazione in senso tradizionale ed il sostegno europeo allo sviluppo regionale.

L’Italia ha recentemente deciso, insieme con le Nazioni Unite, di dare un forte appoggio alle strategie dei Paesi del Maghreb in favore dello sviluppo locale, del ruolo attivo delle comunità locali e della promozione di una governabilità democratica e di una cultura mediterranea dello sviluppo e della pace. L’elemento-chiave di queste strategie è costituito dalla promozione di partenariati di sviluppo tra Regioni, Province e Comuni italiani e le omologhe realtà locali di Algeria, Libia, Marocco e Tunisia. Un partenariato che non si limita ai rapporti tra pubbliche amministrazioni, ma che coinvolge attivamente le risorse territoriali di ciascuno: imprese, università, servizi, associazioni e così via.

L’Unione Europea, dal canto suo, lanciando le politiche di prossimità, ci invita a fare un salto di qualità nella promozione dello sviluppo delle nostre Regioni e ci propone di dare un forte impulso alla loro internazionalizzazione, guardando ai vicini del Mediterraneo e dei Balcani come partner insostituibili. In tal modo, si sancisce un importante principio: non vi sarà un vero sviluppo delle Regioni europee se esse non sapranno approfittare delle opportunità offerte dai Paesi vicini. Opportunità di mercato e di scambi a tutto campo, che non vanno lasciati solo all’intraprendenza dei singoli, ma che vanno fatte conoscere e vanno sistematicamente incluse nella pianificazione delle politiche pubbliche, in modo da renderle più sostenibili e per offrire un sostegno istituzionale e finanziario che le renda più coordinate, durature e sostenibili.

Con l’avvio delle politiche di prossimità, l’Europa invita anche a riconsiderare le attuali forme della cooperazione tradizionale. Occorre che la vecchia connotazione di “aiuto allo sviluppo di Paesi in difficoltà” lasci spazio sempre maggiore a strumenti di sviluppo reciproco, equilibrato e pacifico. Si deve superare, cioè, la vecchia concezione caratterizzata dalla differenza tra Paesi donatori e Paesi beneficiari, sovraccarica di un gran numero di piccoli progetti non coordinati, di scarso impatto e poco sostenibili.

Il nuovo modo di concepire la cooperazione deve essere caratterizzato dalla reciprocità, dalla scelta di azioni che vanno nel comune interesse di Paesi del Sud e del Nord, che sono ormai parte integrante di un mondo globalizzato. Questo comune interesse è rappresentato dal’incremento degli scambi economici, commerciali, scientifici, tecnologici, culturali, formativi e solidaristici, nella prospettiva non più di un aiuto allo sviluppo, ma di un co-sviluppo che metta ognuno in condizione di cogliere le opportunità offerte dai processi di globalizzazione in atto.

Quello che occorre, allora, è una visione che metta insieme gli strumenti della cooperazione e quelli dell’internazionalizzazione dello sviluppo sostenuto dalla Commissione europea.

E’ in questa prospettiva che si è mosso il nostro Ministero degli Esteri, il quale, attraverso la Direzione Generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, sta realizzando, in collaborazione con le Nazioni Unite, il programma Art Gold Maghreb la cui presentazione è oggetto di questo Convegno.

Quest’iniziativa, che ha avuto un nostro finanziamento di 1,5 milioni di euro, ha un carattere originale. Essa è aperta all’apporto attivo di Regioni ed Enti Locali che, con le loro imprese, le loro università e i loro attori sociali, utilizzano il quadro politico-istituzionale concordato con i Governi dei Paesi del Maghreb per dare il loro specifico apporto, ciascuno nel campo di maggior interesse. La novità è che, quindi, le Regioni e gli Enti Locali possono guidare i loro attori, inserendo le iniziative che essi concordano con i partner della sponda sud del Mediterraneo nell’ambito di politiche nazionali di appoggio allo sviluppo locale e di piani locali che nascono dalla concertazione tra tutti gli attori pubblici e privati interessati.

L’altra novità importante è che la cooperazione è strutturata in modo tale da aprire la strada all’internazionalizzazione dello sviluppo. Infatti, andando a definire i partenariati di cooperazione nell’ambito del programma Art Gold Maghreb, le Regioni e gli Enti Locali possono tenere conto anche delle opportunità offerte dai canali di finanziamento europei delle politiche di prossimità e formulare iniziative che si realizzano in parte nel Maghreb e in parte sul loro territorio. In tal modo si possono meglio tradurre concretamente in pratica, per gli uni e per gli altri, le tante potenzialità connesse con l’internazionalizzazione dello sviluppo, la cui necessità è ampiamente riconosciuta.

Per altro verso, nelle strategie sopra ricordate, anche i programmi delle Nazioni Unite fanno registrare un salto di qualità. Di intesa con il nostro Governo, ma anche auspicabilmente con altri Governi europei e con la Commissione, esse si offrono come strumento per organizzare programmi-quadro di cooperazione che aprono la strada al ruolo attivo delle Amministrazioni decentrate degli stati e agli attori sociali interessati. In tal modo, si aprono nuove vie della cooperazione multilaterale. Non più un mondo a parte, quasi concorrenziale con le altre forme di cooperazione, ma piuttosto uno strumento istituzionale e politico al servizio degli attori nazionali e locali della comunità internazionale per rendere più coordinate, efficaci e sostenibili le loro iniziative nel campo dello sviluppo.

E’ un modo nuovo e interessante di concepire la cooperazione multilaterale, di cui voglio dare qui atto ai protagonisti: l’Undp, l’Unesco, l’Unifem e l’Unops, con i quali l’Italia ha un solido rapporto fiduciario.

Questa nuova via multilaterale merita di essere sostenuta dai Governi, dalle Regioni e dagli Enti Locali, perché è concepita per superare alcuni limiti delle attuali forme d’azione delle organizzazioni internazionali. Si consolida, da un lato, il valore specifico del sistema multilaterale come garante di concertazione e scambi internazionali equi, democratici e conformi agli obiettivi dei grandi vertici mondiali degli ultimi quindici anni. Dall’altro, tale via è molto più utilizzabile da parte dagli attori nazionali e locali che desiderano coordinarsi tra loro per mirare a quegli stessi obiettivi.

Ecco, dunque, il grande interesse di questo Convegno: discutere con una folta e significativa rappresentanza degli attori interessati, le strategie innovative cui ho fatto cenno e impostare le azioni che ne possono dimostrare la validità e le grandi potenzialità.

L’Italia, che ha contribuito a mettere a punto queste strategie, e che da tempo è leader nella promozione della cooperazione decentrata in ambito multilaterale, ha scelto il Maghreb per metter intensivamente in pratica questo ulteriore salto di qualità verso lo sviluppo reciproco. E’ una prospettiva che ritengo molto promettente ed alla quale il Ministero degli Esteri non farà mancare il suo appoggio per il futuro.


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