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INTERVENTO DEL MINISTRO FRANCO FRATTINI
Roma, 13 ottobre 2004


Per me il Convegno di oggi e´ una occasione particolarmente stimolante ed anche concreta, come bene ha affermato nelle sue conclusioni il Professor Sherif . Desidero ringraziare - e lo faro´ brevemente - tutti coloro che hanno voluto partecipare a questa mattinata di lavori . Sappiate tutti - come ha detto bene il Segretario Generale, l´ Ambasciatore Vattani- che tutto il Ministero degli Esteri sostiene con convinzione questa iniziativa e le altre iniziative che seguiranno . Sara´ quindi con un impegno costante che l´amministrazione, con le sue Direzioni generali, sosterra´ l´azione dell´Osservatorio del Mediterraneo . L´Osservatorio ha avuto nel prof. Aziza un elemento di impulso oggettivamente insostituibile e voglio ringraziarlo per quello che ha fatto e per i programmi di lavoro che ha gia´ messo in cantiere per i prossimi mesi. Voglio esprimere anche un ringraziamento non formale a coloro che sono intervenuti oggi : al Professor Belkeziz, al Professor Sherif e all´Ambasciatore Scialoja . Ci avete fatto l´onore di essere qui e avete portato un contributo di idee che si inserisce in una riflessione ampia. Voglio ringraziare anche tutti gli altri presenti : autorevoli esponenti del Parlamento italiano, ambasciatori e rappresentanti di governi di paesi europei e non europei , autorevoli membri della comunita´ islamica italiana e rappresentanti della Santa Sede .
Certamente per tutti i presenti questa giornata ha rappresentato un momento importante e vorrei iniziare con alcune brevi riflessioni e con qualche proposta. Voglio sottolineare, in primo luogo, che ho apprezzato il taglio non accademico, le riflessioni sincere che voi , rappresentanti dell´Islam istituzionale, avete espresso, le vostre riflessioni costruttive, delle vere e proprie proposte. Al Ministro degli Esteri tocca in primo luogo il compito di raccogliere queste considerazioni e di riflettere su di esse perche´ il governo e l´attivita´ politica rappresentano, a mio avviso, il dovere dello Stato verso i cittadini e non dei cittadini verso lo Stato. Si tratta di un servizio : e la politica ha quindi il dovere di rendere conto ai cittadini , di dare ai cittadini delle risposte . Ai nostri popoli dobbiamo parlare in modo chiaro, in modo trasparente. Ecco perche´ le mie brevi riflessioni partono da questa convinzione : la reciproca conoscenza e´ la pre-condizione del dialogo. Solamente quando ci si conosce davvero possiamo parlare, sicuri che c´e´ fiducia reciproca perche´ saper ascoltare e´ il punto di partenza per esprimere a nostra volta la nostra opinione . Sicuri che il rispetto sara´ sempre reciproco da una parte e dall´altra .
Ed entriamo subito nel tema piu´ bruciante: guai a chi confonde l´Islam con il terrorismo perche´ cosi´ si fa il gioco dei terroristi. Dobbiamo lavorare contro la pericolosa confusione che a livello di opinione pubblica talvolta si e´ fatta e - come assai bene ha ricordato l´ambasciatore Scialoja - contro alcune inclinazioni negative della stampa che accostano talvolta i concetti di una grande religione come l´Islam che, come la religione cristiana, predica la pace e la tolleranza non il terrorismo . Un terrorismo che segue la cultura della morte e che e´ esattamente agli antipodi della cultura della vita, quella cultura che e´ al centro della nostra religione e del nostro credo di vita quotidiana. Lavorare perche´ questa devastante confusione sia eliminata dall´opinione pubblica e´ il dovere della politica e questo dovere potra´ trarre dal contributo che oggi autorevoli esponenti dell´ Islam istituzionale ci hanno offerto un alimento importante per smentire , con gli argomenti dell´esperienza e della cultura scientifica e filosofica, quel luogo comune sbagliato che e´ la divisione , il contrasto e lo scontro tra civilta´.
Sono rimasto colpito dall´ intervento del prof . Aziza che ha espresso una chiara indicazione dell´Islam come vittima del terrorismo . D´altra parte, il proclama del braccio destro di Osama Bin Laden lo ha detto chiaramente : i nemici sono due; c´e´ il nemico vicino e cioe´ l´Islam, che parla di moderazione, di pace e di tolleranza , e il nemico lontano rappresentato dal mondo occidentale. Entrambi sono quindi nemici del terrorismo, senza distinzioni .
Oggi abbiano dato al nostro dialogo radici nuove perche´ abbiamo riflettuto senza equivoci sulla esistenza di valori comuni: il rispetto della vita, della dignita´ di ogni persona umana, il rispetto di principi che sono il fondamento non solo delle nostre religioni ma anche della civilta´ e della convivenza civile . Questi valori comuni dimostrano come sia sbagliata quella sorta di relativismo culturale che tante volte si e´ rischiato di diffondere nel dibattito politico. Un relativismo secondo il quale non si potrebbe parlare di valori comuni tra l´Islam e la societa´ cristiana . Questo relativismo e´ estremamente pericoloso e credo che le parole di chi mi ha preceduto hanno dimostrato che esso e´ sbagliato.
Il terrorismo si alimenta soltanto quando la divisione cresce, quando lo scontro di civilta´ diventa il fondamento dei rapporti tra i popoli. L´incontro di oggi e´ stato utile anche per rafforzare la convinzione sulla necessita´ di esportare questo messaggio di valori comuni. Lo scontro di civilita´ e´ una falsa profezi , e´ lo strumento che il terrorismo usa per favorire la propria diffusione.
Noi dobbiamo essere pronti a bloccare questo messaggio, secondo cui lo scontro di civiltà è inevitabile. Si deve al contrario dialogare insieme. I terroristi, come la tragica vicenda di Taba ha dimostrato, vogliono colpire i Paesi arabi, come l´Egitto, che si sono distinti con coraggio nell´azione di contrasto al terrorismo. Questi Paesi arabi pagano un pesante prezzo di sangue alla loro volontà di contrastarelo.
E ora vorrei avanzare qualche proposta nella parte conclusiva del mio intervento. Ho detto che il Governo e la politica hanno il dovere di cercare di dare risposte. Sono convinto che nessuno abbia una ricetta definitiva e rapida per affrontare in modo conclusivo questo tema essenziale del confronto e del dialogo tra le religioni e le civiltà. L´Italia cosa può fare? E´questo il punto al quale, come rappresentante del governo italiano mi preme dare una risposta. L´Italia, in primo luogo, vuole rafforzare il suo ruolo di "Casa del dialogo", un ruolo che è stato riconosciuto da coloro che mi hanno preceduto negli interventi. Questo ruolo affonda le sue radici nelle tradizioni storiche dell´Italia, nella sua cultura di scambio e di rapporti con tutto il bacino del Mediterraneo. L´Italia è un Paese dove tutti coloro che professano diverse religioni e che appartengono a storie e tradizioni diverse si possono confrontare, sicuri che troveranno eguale rispetto ed eguale riconoscimento della loro dignità. "Casa del dialogo" significa dunque per l´Italia essere al tempo stesso Paese fondatore dell´Europa e paese profondamente mediterraneo. Un Paese che comprende, forse meglio di altri Stati di questa e dell´altra parte dell´Atlantico, quali siano i rapporti profondi con le società e con i popoli che vivono nei Paesi arabi e islamici. Noi abbiamo questa capacità e la mettiamo a disposizione della Comunità internazionale. Abbiamo già dato un contributo, ad esempio, nell´indirizzare il dialogo tra Paesi arabi e Occidente al di fuori di ogni tentazione di imporre modelli predeterminati. Siamo vicini a fare dei grandi passi in avanti anche nel dialogo sulla modernizzazione della società e sul concetto di sviluppo dei Paesi arabi, un dibattito in corso positivamente. In altri termini, dobbiamo lavorare per dare delle risposte a milioni di persone che hanno bisogno di soluzioni ai loro problemi e al loro bisogno di pace.
L´Italia si sente fortemente impegnata a costruire una pace stabile, giusta e duratura in Medio Oriente. Noi ci sentiamo corresponsabili di questo sforzo, che vede l´impegno di tutte le parti e di tutti gli attori della scena internazionale per eliminare definitivamente la paura, il senso di insicurezza ma anche di frustrazione e umiliazione profonda di due popoli che devono trovare la strada per vivere in pace uno accanto all´altro. L´Italia comprende l´effetto simbolico del raggiungimento di questa soluzione, anche presso quelle popolazioni arabe che chiedono risposte in termini di giustizia. L´azione dell´Italia può e vuole dare un contributo per il raggiungimento di questo obiettivo. Stiamo lavorando inoltre perché l´Europa affronti in modo organico e coerente la strategia di azione e prevenzione contro il terrorismo anche attraverso una dimensione politica . Abbiamo presentato un documento strategico affinché la dimensione politica della risposta al terrorismo sia al centro dell´azione europea. I ministri degli Esteri dell´Europa hanno deciso che questa strategia sarà esaminata - e io mi auguro condivisa - dai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo di dicembre. Sarà, io credo, il primo contributo organico di una grande unione di stati e di popoli quale è l´Europa, che porrà al centro della propria visione strategica contro il terrorismo il dialogo con le culture, le civiltà e le religioni. Se vogliamo diffondere un messaggio positivo ai popoli, dobbiamo esplorare le radici profonde del terrorismo. Esplorare, conoscere per poter sradicare a fondo le radici del terrorismo.
Noi vogliamo raccogliere - in questo e nei prossimi incontri che l´Osservatorio del Mediterraneo organizzerà - gli elementi per mettere a punto quello che sarà un vero e proprio manifesto, un manifesto politico e culturale per la pace e per l´indicazione di valori condivisi. Un manifesto che deve definire in modo chiaro e esplicito che su alcuni diritti fondamentali non si transige e non c´è alcuna differenza di cultura e di storia che permetta di accettare la mortificazione dell´uomo e la soppressione della vita. Con un manifesto di questo tipo il dialogo avrebbe come fondamento il "no" a ogni proposizione di modelli precostituiti. Non posso immaginare che un dialogo sulla modernizzazione e sulla democratizzazione dei Paesi arabi possa fondarsi su un modello. Nello stesso mondo islamico ci sono grandi differenze che rendono impossibile la definizione di un´unica via alla modernizzazione. Esistono, invece, molte vie che ogni Paese interpreta e sceglie in base alla sua storia, alla sua cultura e alla sua tradizione.
L´ultimo punto che vorrei affrontare e´ la necessità di lavorare insieme: voi e noi, noi e voi. Chi ha responsabilità istituzionali nel mondo arabo e nell´Occidente deve contribuire a diffondere questo messaggio. Dobbiamo contrapporre, con una esportazione nella comunicazione di massa, il messaggio del dialogo e della tolleranza a quello del terrorismo. Credo che la comunicazione rappresenterà uno straordinario strumento per far giungere ai popoli e alla società civile questo messaggio. I grandi mezzi di comunicazione arrivano direttamente in tutte le case di milioni e milioni di cittadini musulmani ed occidentali. Dobbiamo infine ricordare che la sfida è comune e tutti noi, abbiamo l´obbligo di dare una risposta. Vi ringrazio ancora tutti.


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