Il logo della Fondazione Mediterraneo

Condividiamo valori
Combattiamo le ineguaglianze
Costruiamo la pace

Il nostro portalevideo
 Inglese Francese Italiano 
*

Home page

*
*
*

Chi siamo

*
*
*

La Rete

*
*
*

Le Sedi

*
*
*

Le Attività Svolte

*
*
*

La Maison de la Méditerranée

*
*
*
Le Attività
*
In programma
Svolte per Anno
   1994 - 2010
Svolte per Aree
   tematiche
Elenco generale
Attività delle Sedi
Pubblicazioni
 
* *

“IL MATTINO”
12 maggio 2000


Un mare che unisce se le città imparano a tenersi per mano
di Predrag Matvejevic’


Ogni città, in una sua misura, vive di propri ricordi.
Le città mediterranee, probabilmente, più delle altre. In esse, il passato sempre fa concorrenza al presente. Il futuro si propone più a immagine del primo che del secondo. Su tutto il perimetro del “Mare Interno”, la rappresentazione della realtà si confonde facilmente con la realtà stessa.
Il discorso sulla città mediterranea si sviluppa prevalentemente in termini di storia e di geografia, di architettura o di urbanistica, senza esaurirvisi. Si nutre di evocazioni di diverso tipo o di reminiscenze, di approssimazione. I modi “di approccio” e quelli “di raccontare” non pervengono a legarsi o ad unirsi. Riprendendo la maniera in cui Marco Polo avrebbe potuto descrivere al grande Kublai Khan le città incontrate nei suoi viaggi, Italo Calvino racconta “città invisibili”, e formula a questo proposito alcuni avvertimenti molto preziosi: “Non dobbiamo confondere la città stessa con il discorso che la descrive, per quanto esista un evidente rapporto tra l’una e l’altro.

L’idea di un Mediterraneo costituito da molteplici rotte, marittime e terrestri, presuppone scali diversi: punti di partenza e di arrivo, approdi e porti, “una rete di città che si tengono per mano”, come dice lo storico Braudel. Sono luoghi che cambiano in continuazione, pur conservando i loro tratti più riconoscibili. Le trasformazioni fanno insorgere nostalgie. In tal senso, il discorso sulla città mediterranea si fa sentimentale. Ciò vale ugualmente per l’immaginario che l’accompagna. Alcuni specialisti sostengono che in area mediterranea le città non nascono come altrove – in quanto evoluzioni di un villaggio – anzi, sono esse a originare villaggi tutt’intorno e a determinarne la funzione. Una nomenclatura piuttosto comune si compiace di evocare e di presentare ordinatamente diverse serie di elementi, di fenomeni o di caratteristiche riguardanti l’organizzazione o il funzionamento della polis o della politica: costruzioni e istituzioni, statuti e cerimonie, amministrazioni e catasti, bandiere, blasoni e sigilli, piazze pubbliche, torri e fortezze, scalinate, “castelli in aria”. Bisogna saper distinguere, meglio di quanto non si faccia abitualmente, le città costiere nel senso comune del termine, dalle città portuali vere e proprie. Nelle prime, i porti sono stati spesso costruiti per necessità, mentre nelle altre sono comparsi in modo assolutamente naturale. Gli uni restano quasi sempre pontili di imbarco e di sbarco o ancoraggi, gli altri diventano spazi particolari, talvolta dei mondi. Non è possibile immaginare il Mediterraneo senza quei porti.

Sono città che “ci seguono dappertutto”, a quanto dice il poeta di Alessandria: "Ci inseguono persino nei sogni". “La città non possiede per sua natura quell’unità assoluta che alcuni le attribuiscono”. Questa considerazione, così premonitrice ci proviene dall’antichità formulata dallo “Stagirita”. Tre giorni dopo la presa di Babilonia ricorda ancora Aristotele nella “Politica”, “un intero quartiere della città ignorava l’avvenimento”. Le città che hanno componenti troppo eterogenee o ripiegate su se stesse, sono votate alla perdizione. Secondo un altro avvertimento, che figura nella “Repubblica” di Platone, “la città non dovrebbe mai estendersi oltre il limite in cui, pur essendosi ingrandita, conserva la sua unità”.

Torna indietro
***
***
***
* *