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Michele Capasso
Presidente Fondazione Mediterraneo


Questa sera abbiamo voluto mettere insieme più cose che sono complementari fra loro. Questa mattina un giornalista arabo mi ha chiesto: “cosa centra l’informazione con l’architettura?”. Avrei voluto che questi assistesse al colloquio con l’amico Mario Rosso, amministratore delegato dell’Ansa, in cui abbiamo immediatamente messo in sinergia l’architettura con l’informazione, anche per sviluppare e rendere concreto un importante incontro che domani si apre a Palazzo Reale di Napoli e che vede a confronto i più grandi esperti e politici sul tema del patrimonio culturale nel Mediterraneo: “Valori e valore del patrimonio culturale”.

Questa sera abbiamo anche aperto la mostra Architettura nel Mediterraneo; si tratta di opere scelte dal premio Aga Khan in onore ad uno dei premiati che stasera riceverà il premio Mediterraneo per l’Architettura. E’ una nuova sezione del nostro premio che si inaugura questa sera, e che si svolge in collaborazione con la Fondazione per gli Annali dell’Architettura e delle Città, presieduta dal prof. Benedetto Gravagnuolo (preside della facoltà di architettura). Da oggi, ogni anno, porterà a Napoli i più grandi e meritevoli esperti sul tema dell’Architettura nel mediterraneo.

L’informazione oggi è la spina dorsale della nostra società; una società complessa sempre di più avvolta in problematiche che spesso vanno al di sopra del nostro pensare, e tuttavia al centro della nostra vita e dell’economia; anche di questo si parlerà domani al convegno che l’Ansa svolge qui a Napoli ed al quale noi collaboriamo con un intervento del sottoscritto e del prof. Predrag Matvejevic’ che è qui vicino a me.

Il premio “Mediterraneo Informazione” è assegnato dalla giuria della nostra Fondazione (con tutta la sua rete che è molto complicata). Quest’anno seguendo la tradizione che è quella di premiare coloro che fanno qualcosa, non ha dovuto sforzarsi troppo per trovare due assegnatari degni di questa sezione: AnsaMed, l’agenzia di stampa che l’Ansa con grande lungimiranza ha voluto realizzare (e qui questa sera con grande piacere vedo i tre artefici principali di questa azione, l’amministratore delegato Mario Rosso, i due vicedirettori Carlo Gambalonga e Giulio Pecora: con loro abbiamo avuto un percorso parallelo e spero di andare avanti su questa strada); e poi - su proposta del prof. Nullo Minissi (che è nostro direttore scientifico, ogni giorno mi chiama a telefono e dice: “Stanno scomparendo gli uomini di cultura, ce ne sono sempre di meno”! Per cui dovremmo fare una conferenza sulle culture classiche nel Mediterraneo e scegliere trenta partecipanti: stamattina lui si è fermato a quattro o cinque perché dice che non ce ne sono più tanti), il premio “Mediterraneo Informazione” è stato assegnato al mensile “Le Monde Diplomatique” che è l’unico giornale che lui legge: lui non legge altri giornali né guarda la televisione, quindi è un atto d’amore bilaterale che lui ha voluto fare scrivendo con grande cesello anche la motivazione per Le monde Diplomatique.

Vorrei dire due parole sull’amico Ignazio Ramonet: una delle personalità più importanti nell’ambito della geopolitica della strategia internazionale. E’ nato in Galizia, un paese che è mediterraneo di nome ma si affaccia su altro mare, e oggi per puro caso c’è stata una combinazione nel senso che la responsabile della nostra sede di Amman, la principessa Wijdan Ali, mi ha chiesto con grande cortesia di portare la nostra mostra “Stracciando i veli” in questo paesino della Galizia, Redondela; ho scoperto che è il suo paese di nascita, quindi c’è stato questo ulteriore legame sottile. Di Ramonet ho apprezzato la visione che lui ha avuto in termini di globalizzazione, una visione che lo ha spinto a considerare il conflitto globale come sommatoria di tanti conflitti (economico, militare, ecologico e sociale) soprattutto quello sociale lui lo ha definito “una guerra invisibile che può essere compresa solo guardando gli sconcertanti documenti dell’organizzazione internazionale del lavoro dove si rivela che nel 2003, per esempio, due milioni e seicentomila persone sono morte per incidenti di lavoro, quasi seimila al giorno”.

Temi molto importanti che riguardano l’insieme della nostra vita e il rapporto con la globalizzazione che se non viene governata se non viene gestita, ci porterà dei grossi problemi ed è necessario come ho già più volte affermato democratizzare la globalizzazione prima che questa non snaturi la democrazia.

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