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I BOTTI DISTRUGGONO ANCHE LA CULTURA


All’alba del primo giorno del 2006, un micidiale ordigno – dai nomi altisonanti: forse un “Lecciso” o un “Ratzinger” - ha fatto scoppiare due auto parcheggiate alla Calata San Marco, a due passi da Piazza Municipio. Una di queste aveva il serbatoio a gas e lo scoppio, tremendo, è stato enorme.
Come pure i danni. Dal ristorante cinese al negozio di abbigliamento, dall’albergo alle abitazioni dei palazzi siti nel raggio di centinaia di metri, il boato e l’onda d’urto ha mandato in frantumi muri, serrande, vetrine, infissi, arredi e quanto altro si trovava all’interno dei vani colpiti dall’onda d’urto.
Non è rimasto indenne nemmeno il Tribunale Amministrativo, che ha visto distrutti gran parte degli infissi e dei vetri.
Come pure danni consistenti ha avuto la Fondazione Mediterraneo i cui locali sono proprio adiacenti al luogo dello scoppio. Una bella mostra sull”Architettura del Mediterraneo” – di recente visitata dal Ministro Fini – è stata sventrata ed un’altra sulla cultura arabo-islamica in procinto di essere allestita è stata quasi distrutta. Erano attesi, a Napoli per questo evento, specialisti, esperti ed appassionati che si sarebbero nutriti non solo di cultura ma anche di altro: quel turismo culturale che tanto viene invocato.
E la Fondazione ha visto seriamente danneggiati libri, giornali dell’emeroteca, arredi ed un numero considerevole di impianti ed apparecchiature.
IL tutto per un “fuoco d’artificio”: per la “demenza” – come giustamente l’ha definita il questore Fiorolli – di pochi incoscienti.
In questo caso si è poi sfiorata la tragedia. Gli effetti sono stati quelli di un’”auto-bomba” e solo per miracolo non vi erano passanti.
Oltre alle mani, agli occhi ed agli arti quest’anno i botti a Napoli hanno ferito anche la cultura e chi da tempo si dedica a promuovere questa città su scala internazionale.
Ricordiamocelo per il prossimo anno e facciamo appello ad una rinnovata sensibilità per scongiurare una volta per tutte scelleratezze come queste.

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