Il logo della Fondazione Mediterraneo

Condividiamo valori
Combattiamo le ineguaglianze
Costruiamo la pace

Il nostro portalevideo
 Inglese Francese Italiano 
*

Home page

*
*
*

Chi siamo

*
*
*

La Rete

*
*
*

Le Sedi

*
*
*

Le Attività Svolte

*
*
*

La Maison de la Méditerranée

*
*
*
Le Attività
*
In programma
Svolte per Anno
   1994 - 2010
Svolte per Aree
   tematiche
Elenco generale
Attività delle Sedi
Pubblicazioni
 
* *
Basta!

«Basta con questa corsa sfrenata verso l’abisso».
Sono le parole che avrebbe di nuovo detto Pierre Vidal-Naquet, se la morte proprio ora non gli avesse tolto la voce. Uomo di libertà e di giustizia, che ha vissuto di persona con la disparizione dei genitori ad Auschwitz la tragedia degli ebrei europei, impegnato per Israele ma sempre con lucidità e saggezza, come avrebbe reagito di fronte a questa deriva?

Ma lo Stato d’Israele non è il solo colpevole. Le radici di tanto disastro vanno cercate negli USA, nella dichiarazione del Presidente Bush che Hamas e Hezbollah sono da eliminare. Hamas e Hezbollah sono «terroristi». Interrogato su cos’è il terrorismo dal tribunale che lo condannò a morte, il fratello maggiore di Lenin rispose che è l’arma dei popoli i quali sanno di trovarsi nel diritto e nel giusto ma non hanno mezzi per difendersi.

Si dice che Hamas e Hezbollah non riconoscono lo Stato d’Israele. Ma forse che lo Stato d’Israele riconosce lo Stato Palestinese, che Israele colonizza, occupa, attanaglia su tutte le strade, ne distrugge le vigne, gli oliveti (che non sono solo patrimonio economico ma pure patrimonio morale, il lavoro di generazioni accumulatosi nel rigoglio vegetale), bombarda le case, uccide i civili? Forse che riconosce lo Stato del Libano su cui piú volte ha portato incursioni devastanti e dove con l’occupazione che ne ha fatto nel 1982 ha suscitato gli Hezbollah?

Le stragi attuali non hanno lo scopo che si dichiara. Si dichiara che Israele non può tollerare la presa in ostaggio di due soldati del suo esercito d’occupazione. È il ragionamento di tutti gli occupanti e nell’ultima guerra fu all’origine di molti assasinii di civili fatti dall’esercito nazista. Un ragionamento infame, segno d’impotenza e ferocia. Se si trattasse solo di questo il Libano sarebbe le Fosse Ardeatine perpetrate dall’esercito d’Israele. Ma non si tratta solo di questo. Perché la guerra attuale non è solo la guerra d’Israele. È la guerra USA-Israele. Gli USA hanno deciso di distruggere gli Hezbollah. Il primo tentativo è stato in occasione dell’assassinio di Rafic Harari, attribuito subito alla Siria senza prove e senza che il tribunale internazionale riuscisse a dimostrarlo. Gli USA cercarono allora di trasformare la rivolta spontanea in una delle rivoluzioni «di colore», con le quali essi hanno assunto nella propria orbita la Georgia e l’Ucraina, e di ottenere l’eliminazione degli Hezbollah. Il tentativo fallito, l’occasione dei due soldati occupanti sequestrati è parsa opportuna per provarci una seconda volta. Il terrore sul Libano ha dunque la doppia funzione: punire una popolazione dove i partigiani (poiché ad essi equivalgono gli Hezbollah) osano sfidare l’occupante; e, con lo stesso ragionamento con cui il «Generale Bomber» distrusse la città di Dresda, spingere una popolazione disperata alla rivolta, allora in Germania contro il potere nazista, ora in Libano contro gli Hezbollah. Fallito anche questo tentativo, è rimasto solo l’affrontamento diretto. Un affrontamento costoso in vite israeliane. Di qui la terza soluzione statunitense: mandare una forza internazionale fedele agli USA che protegga l’occupazione israeliana d’una parte del Libano e lo Stato d’Israele ma intanto provveda sul luogo a individuare ed eliminare col tempo gli Hezbollah. E la comunità occidentale è già pronta a eseguire.

Spetta agli amici d’Israele, se con questo fare non li perderà uno a uno, come ai sostenitori dei giusti diritti dei Palestinesi e dei Libanesi di dichiarare che Israele non può continuare a contare solo sulla superiorità militare e a servire da forza armata degli USA nel Levante in vista d’un «Grande Medio Oriente» acquiescente che garantisca agli USA le risorse energetiche del Caspio e della Libia, ora che quasi tutte le altre fonti petrolifere hanno raggiunto il «peak», cioè hanno già estratto metà della riserva. Questa politica, che è mascherata dal termine «esportazione della democrazia» con compiacenza ripetuto da tutto l’Occidente, è una politica catastrofica. Chiunque abbia senso di libertà e di giustizia insorga e dica basta!

Napoli, 2 agosto 2006
Nullo Minissi e Michele Capasso



Torna indietro
***
***
***
* *