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Intervento del Vicepresidente della Regione Campania
Antonio Valiante


Napoli 5 marzo 2007
Fondazione Mediterraneo


Ebadi

Desidero rivolgere al Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, il più caloroso benvenuto a nome dei cittadini della Campania.

Sono davvero onorato di consegnarle il Premio Mediterraneo di Pace, conferitole dalla Fondazione Mediterraneo.

Vogliamo in questo modo, anche noi, contribuire alla sua giusta lotta, alla sua capacità di dare voce ai bisogni e le aspirazioni più profonde del suo Paese e del mondo islamico.

“Dolce” è la traduzione letterale del suo bellissimo nome.

Dietro questa dolcezza vi è una forza, un coraggio ed una determinazione straordinarie che abbiamo ammirato in tutti questi anni.

Le sue battaglie a favore dei diritti umani, della democrazia, della libertà e dei diritti dei bambini le sentiamo profondamente vicine.

Le sue battaglie sono le nostre battaglie.

Perché questo è il destino di un mondo interdipendente dove abbiamo bisogno gli uni degli altri.

Lei rappresenta una grande luce per tutti le donne del suo Paese e per le donne di tutto il mondo.

In questi anni Lei ha saputo pronunciare grandi verità.

Verità che parlano al mondo intero.

Non solo all’interno dell’Iran e del mondo islamico.

Noi per primi dobbiamo saperle ascoltare.
La prima verità è che L’Islam è compatibile con la democrazia, i diritti universali e in primo luogo quelli delle donne.

Il problema, come Lei ha più volte sottolineato, non è la religione ma l’interpretazione che una cultura maschilista ne ha offerto.

L’altra grande verità è che bisogna saper guardare dentro il mondo arabo e islamico, per vedere meglio i germogli del cambiamento.

E questo cambiamento vede le donne in primo piano.
Oltre il 60% degli iscritti alle università iraniane sono ragazze.

L’uso delle nuove tecnologie cambia profondamente mentalità e costumi.

Emerge una nuova società civile. che noi dobbiamo e possiamo contribuire a rendere più forti.

Davvero io credo che dalle donne e dai giovani viene un grande messaggio di forza, di pace, di dialogo.

Ciò è vero sotto tutte le latitudini, ma è particolarmente vero nell’area del Grande Mediterraneo e del mondo islamico.

Un messaggio che dobbiamo, sempre di più, trasformare in volontà politica, in progetti culturali e civili.

Progetti che vedano insieme le istituzioni, le società civili, le giovani generazioni .

Grande è la responsabilità che grava sull’Europa.

Lo dico nel modo più giusto.

Lo faccio da una città che da sempre ha una doppia anima, europea e mediterranea, e che dalla notte dei tempi è abituate a rapportarsi al mondo arabo e mediterraneo.

Da questo osservatorio privilegiato si vede meglio come l’ Europa debba saper leggere con maggiore attenzione i grandi cambiamenti in atto nel mondo islamico.

Da qui vediamo meglio come sia sbagliato rappresentare l’Islam come un tutto unitario, come una società immobile.

Non vedere i conflitti che l’attraversano, non distinguere tra una grande religione e i fondamentalisti e i terroristi è un grave errore.

Che la guerra in Iraq ha moltiplicato.

Una guerra sbagliata.

Decisa fuori dalla legalità internazionale.

Una guerra paradossale.

Con un “dopoguerra” più lungo e tragico della guerra stessa.

Che ha costruito strada facendo una motivazione “democratica” che non aveva all’inizio.

La democrazia e la libertà non sono qualcosa da esportare o da imporre.

Questa guerra sbagliata dimostra ancora di più come non vi siano alternative alla cooperazione, alla lotta contro le nuove e vecchie poverta’, alla partecipazione delle societa’ civili ai progetti di sviluppo.

Esse costituiscono, insieme ad una lotta intelligente al terrorismo, le uniche risposte possibili ad un mondo sempre piu’ interdipendente.

La guerra in Iraq è un duro monito, è una grande lezione a far cessare le minacce di conflitto che si addensano sull’Iran.

Occorre far prevalere le ragioni del diritto internazionale e intraprendere tutte le strade che conducano ad una ricomposizione pacifica delle attuali divergenze.

La sua presenza qui Napoli ci onora ed è per noi tutti un’importante spinta a fare di più.

A moltiplicare i nostri sforzi e a creare strutture stabili di dialogo, di confronto e cooperazione cui guardiamo con grande attenzione.

Sono certo che dalla sua presenza verrà una forte spinta in grado di farci compiere, insieme, nuovi e importanti passi in avanti.

Ci accomuna tutti il desiderio di operare per favorire il dialogo tra le culture, uno sviluppo equilibrato e sostenibile, condizioni di pace e di stabilità.

Antonio Valiante
Vicepresidente della Regione Campania


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