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L’attualità di Averroè


Di Jean Daniel
Direttore del “Nouvel Observateur”


Come può una persona essere medico, magistrato e filosofo ? Questo cumulo di competenze pone già un interrogativo moderno sull’universalità delle conoscenze.
Come può una persona unirsi in Aristotele – piuttosto che in Abramo – con gli Ebrei (Maimonide) e con i Cristiani (Tommaso d’Aquino)? Domanda attualmente dolorosa per i figli nemici del monoteismo, che vorrebbero certamente optare per un superamento – greco o altro.
Quale contributo può dare la filosofia alla teologia? Come può la prima piegare, correggere, aprire la seconda? Avicenna aveva risposto a queste domande sforzandosi, con il neo-platonismo, di stabilire un terreno d’intesa tra la riflessione filosofica e l’esperienza religiosa. Al Ghazali attacca Avicenna in “La distruzione dei filosofi”. Averroè gli risponde con la “Distruzione della distruzione” : la filosofia è destinata all’elite sociale e intellettuale. Essa non deve in alcun modo uscire da quella cerchia, mentre la massa deve accontentarsi di una accettazione letterale delle immagini e delle metafore presentate dalla Rivelazione.
Molti commentatori della Bibbia arrivano oggi ad una simile concezione dicotomica dell’insegnamento religioso.
Si può pensare, parlando di Ibn Rushd, che abbiamo a che fare con quello che Renan definiva un pensatore libero, se non un libero pensatore, oppure, secondo Auguste Comte (citato da Dominique Urvoy), con un precursore dell’ “immortalità soggettiva” (teoria dell’Unità dell’Intelletto)?
C’è in Averroè la promessa di quella Riforma di cui gli Islamisti rimpiangono l’assenza, nonostante i numerosi tentativi per separare il Profeta dalla Città? In che cosa l’idea di dare a Cesare quel che è di Cesare, idea cercata perfino nell’Iran religioso di oggi, può essere supportata da testi del “Grande Commento e Parafrasi dei Secondi analitici di Aristotele” ? Come spiegare la devozione talvolta delirante dei pensatori ebrei andalusi nei confronti di Averroè?
Infine, come spiegare, invece, che dei movimenti integralisti arabi e musulmani possano rifarsi a lui? Dove si può trovare nella sua opera un incoraggiamento ad allontanarsi dalla tolleranza, dall’accoglienza dell’altro, dall’apertura nei confronti di pensieri differenti? Come dimenticare che Averroè fu vittima degli elementi più oscurantisti del movimento degli Almohadi, visceralmente ostile a qualsiasi speculazione intellettuale? Fu proprio a causa della pressione di questi ultimi che, dopo un periodo in prigione nel 1195, il filosofo fu esiliato a Marrakech, dove morì.


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