21 giugno 2003
Una banca per il Mediterraneo Claudio Azzolini: le divisioni condannano Napoli
E’ ancora
Mare Nostrum?
di Nadia Pedinino
Milano punta sulla finanza, Napoli sul dialogo culturale,
Palermo sulla vicinanza geografica.
E’ competizione tra chi di queste città diventerà capitale del Mediterraneo e
chi fra queste tre metropoli possiede le carte in regola per ospitare la Banca
Mediterranea, che dovrebbe accogliere la linea di credito della Bei, banca
europea per gli investimenti, rivolta alle imprese europee interessate ad
investire nell’area mediterranea.
E’ l’argomento
principale di una serie di convegni ed incontri che in questi giorni stanno
animando le maggiori città italiane, da Milano, a Genova, passando per Caserta,
Bari e Palermo, anch’essa candidata, per invito del vice ministro dell’Economia
Gianfranco Miccichè, ad ospitare la banca
Mediterranea.
Nei giorni scorsi,
Bruno Ermolli, presidente della Promos,
agenzia speciale della Camera di commercio di Milano, ha proposto in un convegno
che fosse Milano la sede del costituendo Istituto.
Con una lettera al governatore della Campania, Antonio Bassolino e al Sindaco
di Napoli, Rosa Russo Iervolino, la Confapi Campania ha chiesto di agire di concerto con tutti
gli attori dello sviluppo presenti in Regione, per candidare Napoli a sede
della Banca Mediterranea.
Secondo Dario Scalella, presidente Confapi Campania, la sede della Femip
(facility degli investimenti per il partenariato
euro-mediterraneo) cioè un organismo dotato di dieci miliardi di euro,
attraverso cui la Bei punterà a finanziare fino al 2006 prestiti,
partecipazioni azionarie, programmi di formazione a sostegno delle Pmi anche dell’Africa mediterranea, non può che essere
localizzata al Sud.
Il deputato di Forza Italia Claudio Azzolini, vicepresidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e presidente di Europa Mediterranea, spiega, secondo il suo punto di vista, quali possono essere le ragioni per candidare Napoli a capitale del Mediterraneo e quali azioni sono già state da lui compiute per portare la città partenopea al centro del Mediterraneo.
***
Quali sono stati i passi fatti fino ad ora per dare a Napoli il ruolo di
città guida del Mediterraneo?
L’associazione Europa Mediterranea, di cui sono presidente e tra i
fondatori, nata nel 1996, si fa quotidianamente interprete delle tante, troppe
voci che esprimono la “mediterraneità” nel mondo,
soprattutto attraverso “Il Denaro” che ne è l’organo di informazione.
L’associazione infatti persegue lo sviluppo e il rilancio della politica euromediterranea.
Qual è stata in questi anni l’attività dall’associazione?
Europa Mediterranea
ha affrontato temi legati allo sviluppo economico ed imprenditoriale come i
trasporti marittimi, la portualità, l’ambiente, le
relazioni tra Europa e Mediterraneo, dando vita a convegni e dibattiti. Ha
approfondito i temi legati ai Fondi strutturali ed ha organizzato eventi a
carattere regionale ed internazionale sui problemi dello sviluppo, chiamando a
partecipare personalità di livello nazionale ed europeo con un’attenzione
particolare alla Piccola e Media Impresa.
E ancora?
Tutte queste
attività trovano un riconoscimento fondamentale nella nascita, nel 1994, della
Fondazione Laboratorio Mediterraneo alla quale da subito ho dato il mio convinto
e più completo sostegno per la crescita dello sviluppo culturale dell’intera
area mediterranea.
In qualità di vicepresidente del Consiglio d’Europa, quali sono gli
obiettivi che si è posto per portare Napoli al centro del Mediterraneo?
Ho ottenuto che una
prossima seduta del Bureau e della Commissione permanente dell’Assemblea
Parlamentare del Consiglio d’Europa si tenga a Napoli nella sede della Maison
de la Mediterranee, recentemente visitata ed apprezzata dal segretario generale
del Consiglio d’Europa Walter Schwimmer. Maison de la
Mediterranee di cui è direttore generale l’architetto Michele Capasso, il quale
ha impiegato tutte le sue risorse finanziarie e intellettuali e la sua stessa
esistenza a sostegno della politica euromediterranea
coadiuvato in questa non facile missione da Pedrag Matvejevic, Caterina Arcidiacono, Nullo Minissi e dal
sottoscritto.
Quando si svolgerà questo prestigioso appuntamento?
Lunedì 8 settembre,
data storicamente negativa per l’Italia, ma che Napoli ribalterà in positivo
per il significato ed il valore che questa presenza del Consiglio d’Europa
potrà determinare per la città e l’intero Mediterraneo. Vi parteciperanno un
centinaio di autorità e personalità dei 45 Stati membri che compongono la più
antica istituzione paneuropea.
Tornando alla proposta di candidare Milano o Palermo capitale del Mediterraneo e sede di una banca mediterranea, cosa si può fare per dare a Napoli questa opportunità?
Napoli ha
innanzitutto un vantaggio naturale, soprattutto rispetto a Milano: si trova,
cioè, in una posizione baricentrica, vicina a tutti i
Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e poi è depositaria di una cultura
millenaria, con i suoi musei, le antiche Università, che Milano non possiede.
E allora quali sono
gli impedimenti?
Purtroppo a Napoli
manca il senso civico, non c’è rispetto per le leggi, le regole non sono
seguite. Occorrono una maggiore pulizia ed ordine. Si dovrebbe cioè ritornare
alla nostra antica civiltà che tutti i popoli ci hanno invidiato.
Lei è quindi pessimista sulla candidatura di Napoli a capitale del
Mediterraneo?
Non mi definirei
pessimista, ma realista Io dico solo che avevamo la Banca più prestigiosa del
Mezzogiorno d’Europa, il Banco di Napoli e l’abbiamo stupidamente persa per una
manciata di miliardi. E’ velleitario poter competere con Milano che da sempre è
stata la capitale della finanza e dell’economia.
Allora cosa possiamo fare?
Il tessuto
imprenditoriale campano è costituito da una miriade di piccole e medie imprese
impegnate nei settori dell’innovazione e della tecnologia più avanzata. E’
questo il campo in cui dobbiamo concorrere per far emergere una nostra
leadership che possa proiettare Napoli e il Mezzogiorno nell’area del
Mediterraneo.
Chi può sostenere questa strategia?
A supporto possiamo
disporre della Fondazione Laboratorio del Mediterraneo che in tutta l’area euromediterranea è riconosciuta quale istituzione cardine
per il dialogo interculturale e interreligioso dell’area. Non è un caso che
Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania ha candidato la Maison de
la Mediterranee sede della nascente fondazione euromediterranea.
Fatti, dunque e non utopie, giusto?
Non possiamo
continuare a vivere di utopie e a fare finta che dai giornali apprendiamo
qualcosa di nuovo e che i politici possano risolvere i nostri problemi. La
stampa tende a valorizzare il nulla, a ripetere notizie senza importanza, a non
approfondire, a non selezionare. I politici devono imparare a gestire il potere
per servire la collettività.
Un consiglio per tutti?
Politici,
imprenditori, autorità, giornalisti, ma soprattutto i cittadini, devono
contribuire affinché, nella città, tutto funzioni bene, ognuno deve riscoprire
il ruolo che gli compete, cercando di essere responsabile delle proprie azioni,
solo in questo modo si può “pensare europeo e respirare mediterraneo”.