CORRIERE DELLA
SERA
25 luglio 2005
Amicizie
Sbagliate
Di solito prima di portare
qualcuno a casa nostra, ci si informa quantomeno su chi sia. Capita invece che
noi italiani non soltanto ci portiamo in casa un estraneo, ma l’abbracciamo e
stringiamo accordi. Accordi che ridicolizzano la nostra credibilità e minano la
nostra sicurezza. Sarà perché siamo anime pie, forse spregiudicati avventurieri
o peggio ancora degli ideologizzati che infieriscono contro se stessi. Ma è
così che abbiamo consegnato la rete delle moschee d'Italia agli integralisti e
estremisti islamici dichiarati fuorilegge nei rispettivi Paesi d'origine. Che
scegliamo come interlocutori all'estero nomi altisonanti di prestigiose
istituzioni islamiche, come l'università Al Azhar del Cairo o la Lega musulmana
mondiale della Mecca, senza preoccuparci minimamente del fatto che in realtà
sono degli strenui apologeti del terrorismo suicida che massacra gli ebrei in
Israele o gli occidentali in Iraq. E tra questi, val la pena ricordarlo, ci
siamo anche noi italiani.
E' successo poco più di un mese fa, il 15 giugno, che al Cairo è
stato siglato un accordo per la creazione di un Comitato accademico
italo-egiziano di «studi comparati per il progresso delle scienze umane nel
Mediterraneo» (Oscum), tra la celebre università islamica di Al Azhar,
considerata una sorta di Vaticano sunnita, e un cartello di cinque università
italiane (La Sapienza di Roma, il Pontificio Istituto Orientale di Roma,
l'Orientale di Napoli, la Bocconi di Milano, l'Iuav di Venezia), coordinato dal
professore Sergio Noja Noseda, ex docente di Lingua e letteratura araba alla
Cattolica di Milano e titolare di una omonima Fondazione. L'accordo è stato
firmato dal rettore di Al Azhar, Ahmed al-Tayeb e dall'ambasciatore d'Italia,
Antonio Badini, alla presenza dello sheikh di Al Azhar, Mohamed Sayed Tantawi,
ritenuto la massima autorità teologica dell'islam sunnita. Ed è
sorprendentemente l'Avvenire , l'organo della Cei (Conferenza episcopale
italiana), a ricordarci che proprio Tantawi, un «amico del Papa» avendo accolto
Giovanni Paolo II al Cairo nel 2000 e partecipato alle sue esequie, è in realtà
a capo di un'istituzione islamica che legittima il terrorismo suicida.
Lo ha fatto il rettore al-Tayeb persino nel convegno organizzato
dalla comunità di Sant’Egidio a Milano il 7 settembre 2004 dal titolo
«Disarmare il terrore. Un ruolo per i credenti». «Un conto è il terrorismo che
colpisce innocenti, un conto è affibbiare l'etichetta di terrorismo a quella
che è solo una reazione di autodifesa per proteggersi da qualcosa, come nel
caso della resistenza nei confronti di forze di occupazione», spiegò in
un'intervista al mensile 30 Giorni , «I palestinesi sono un popolo che non ha
niente. Povera gente che viene uccisa ogni giorno. Nella disperazione ricorrono
a mezzi estremi per opporsi all'occupazione». In precedenza, il 4 aprile 2002,
quando ricopriva la carica di Gran mufti d'Egitto, massimo giureconsulto
islamico, sentenziò che «la soluzione al terrorismo israeliano si basa sulla
proliferazione degli attacchi di martirio che terrorizzano i cuori dei nemici
di Allah. I Paesi islamici, sia i popoli che i governanti, devono sostenere
queste operazioni di martirio». Così come lo stesso Tantawi, sempre il 4 aprile
2002, ricevendo al Cairo il deputato arabo-israeliano Abdel Wahhab Darawsheh,
emise una fatwa, un responso giuridico, in cui sentenziò che «le operazioni di
martirio contro qualsiasi israeliano, inclusi i bambini, le donne e i giovani,
sono legittime dal punto di vista della legge islamica».
Tantawi spronò «il popolo palestinese a
intensificare le operazioni di martirio contro il nemico sionista, in quanto la
manifestazione più alta della Jihad». Non sorprende quindi che il collega Carlo
Termignoni concluda sull' Avvenire : «Alla luce di una simile realtà ad alcuni
osservatori non è parso dunque prudente l'accordo di collaborazione culturale e
di cooperazione scientifica tra l'università di Al Azhar e istituzioni
italiane». Che l'università di Al Azhar sia pesantemente infiltrata dal movimento
integralista dei Fratelli Musulmani è un fatto noto. Così come lo è la Lega
musulmana mondiale sponsorizzata dall'Arabia Saudita che, tramite il Centro
culturale islamico d'Italia, gestisce la grande moschea di Roma. Anche se
l'ambasciatore Mario Scialoja, che presiede la sezione italiana della Lega
musulmana mondiale, non ha nulla a che fare con i Fratelli Musulmani. Ben
diverso è il caso di gran parte delle moschee sorte in modo incontrollato in
Italia. E che oggi sono sottoposte al controllo, diretto o indiretto,
dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia),
emanazione dei Fratelli Musulmani, e di gruppi fondamentalisti che predicano la
Jihad, intesa come guerra santa, ed esaltano i kamikaze islamici in Israele e
in Iraq. E' qui che si attua il lavaggio di cervello che trasforma i musulmani
in robot della morte. Ed è da qui che deve scaturire il riscatto alla piena
legalità dell'islam d'Italia.
Magdi
Allam