TERRITORI:ARTISTA
PALESTINESE, SIAMO SOLO UNO STATO FANTASMA
(ANSAMED)
- ROMA, 8 MAR - I muri in Palestina sono destinati a dividere: perché
anche quando vengono usati come strumento di dialogo - come successo
a Gaza, dove le grandi superfici grigie degli edifici sono
diventate, quasi per necessità, l'unico spazio di comunicazione -
vengono di continuo messi a tacere. A raccontare quei muri e la
sofferenza del suo popolo è un'artista palestinese originaria di
Gaza e oggi rifugiata a Londra, Laila Shawa, in questi giorni a Roma
in occasione dell'esposizione di alcune sue opere alla mostra
'Stracciando i veli: donne artiste dal mondo islamico' che ha aperto
oggi i battenti. "Il mio lavoro è molto politico - spiega -
perché provengo da uno dei punti più problematici del mondo, e le
mie opere sono l'espressione diretta dell'occupazione sotto la quale
ho vissuto, raccontano un dialogo che è tra occupato e
occupante". Un dialogo che si affida ai muri, le mura di Gaza,
che Laila ha fotografato e raccontato attraverso le sue serie di
serigrafie: "Dall'inizio della prima intifada non abbiamo più
avuto televisione e giornali e scrivevamo sui muri per comunicare.
Non si trattava di graffiti, ma messaggi e anche annunci di morte:
così quei muri sono diventati una sorta di 'manifesto' di quello
che ci stava accadendo". E la gente prese a scrivere, ogni
giorno, nonostante il rischio di finire in prigione se colti in
fallo: i soldati israeliani non potevano accettare questa trovata
espressiva e cominciarono a obbligare i proprietari delle case a
ridipingere le pareti, e talvolta erano loro stessi a cancellare le
scritte. "Presero a cancellarle disegnando loro stessi",
spiega Laila. "Disegnavano la grande 'S' del dollaro, per
chiudere la bocca ai palestinesi, come a farci capire che quello era
il patto: a loro i soldi degli americani, a noi uno stato
fantasma". Un patto che Laila ha rappresentato con una
serigrafia molto simbolica, che rappresenta quel muro imbrattato con
il simbolo del dollaro e in trasparenza la bandiera dello Stato
palestinese, una bandiera fantasma: "Io credo che sia questo il
ruolo dell'arte oggi, l'artista deve dire quello che vede,
raccontare la verità", spiega. "E in Palestina lo stanno
facendo in molti, ma è terribilmente gravoso, perché lo fanno
sotto occupazione". "Dobbiamo comunicare la realtà -
precisa - e la realtà dell'essere sotto occupazione è
bruttissima". Soprattutto quando si è consapevoli, come Laila,
che è difficile che questa realtà cambi. "Quello che sta
accadendo ora è molto pericoloso", dice. "Arafat era
usato dagli israeliani e dagli americani, Abbas non è una persona
forte: è gentile e le persone gentili non fanno la storia".
"Quella gente non dovrebbe stare sulle nostre terre e fintanto
che gli Usa continueranno ad avere il ruolo che hanno, Israele
rimarrà lì e nulla cambierà. Abbiamo una Palestina fantasma e non
penso che avremo molto di più in futuro". Y2N
08/03/2005 12:58
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