MEDITERRANEO: CULTURA FATTORE
DI INCONTRO FRA STATI
(ANSAMED) -
NAPOLI, 18 GEN - La cultura fattore di incontro nel Mediterraneo. E'
stato il tema della conferenza tenutasi oggi pomeriggio alla
Fondazione Laboratorio Mediterraneo di Napoli dal titolo 'Il
Mediterraneo nell'immaginario occidentale: tre dialoghi dell'era
modernà da Christopher Coker, professore di Relazioni
Internazionali presso la London School of Economics. Il convegno
rientra nell'ambito del ciclo di conferenze organizzato dalla
Fondazione per celebrare i 10 anni di attività a sostegno del
dialogo euro-mediterraneo. Un dialogo che, secondo Coker, ha radici
profonde che risalgno addirittura a Giovanbattista Vico. "Tutti
i dialoghi dell'Europa con il mondo esterno, dopo l'Illuminismo,
sono stati fondati su ciò che il filosofo Denis de Rougemont ha
definito 'l'idea dell'Europà perché in fondo l'Europa è una
costruzione culturale per lo meno nell'immagine che ha di se stessa.
Vico ha contribuito a tutto questo. Ciò che lo rende unico è che
lui fu il primo storico della civiltà a trattare questa materia in
termini filosofici invece che religiosi", ha spiegato Coker. Il
primo dialogo mediterraneo dell'era moderna cominciò, secondo Coker,
con la rivoluzione francese e l'occupazione dell'Egitto da parte di
Napoleone. "Il dialogo era appena cominciato - ha continuato
Coker - quando i francesi furono espulsi dall'Egitto e fu ripreso
nel 1830 dopo il loro sbarco in Algeria in quello che gli storici
definirono 'la missione civilizzatrice dell'Europà. In questo senso
però possiamo considerarlo un dialogo a senso unico". Il
secondo dialogo dell'Europa con il mondo mediterraneo - ha sostenuto
Coker - può essere sintetizzato con il pensiero di un altro
scrittore, il francese Albert Camus secondo il quale il Mediterraneo
rappresentava uno stile di vita che differiva da quello protestante
del nord Europa. "Tuttavia, quello di Camus é ancora un
dialogo eurocentrico. Nella visione dello scrittore francese vi è
ben poco dell'interazione degli europei con i popoli della riva sud
del Mediterraneo. Oggi non è più così grazie ai migranti in cerca
di un lavoro o di asilo politico per cui oggi possiamo dire che
l'Europa non ha frontiere. E questo - ha aggiunto il professore - ci
porta al terzo dialogo dell'epoca moderna, quella della
comunicazione tra le diverse culture più complessa di quanto
immaginiamo perché include un fattore determinante finora
trascurato: quello della traduzione. Ogni dialogo, da questo punto
di vista, rimane aperto". Secondo Coker il terzo dialogo non è
compatibile con quello che l'Ue ha iniziato con il processo di
Barcellona nel 1995. "L'Ue è ancora espressione di una cultura
universalistica che pretende di trasmettere i suoi valori, impegnata
a persuadere il mondo arabo della necessità di sottoscrivere il
proprio sistema di regole. Se poi questo dialogo sarà più
fruttuoso di quello dell'inizio del XX secondo è da vedere. Ma non
mi farei illusioni. Probabilmente la trasformazione dell'Europa sarà
dolorosa e conflittuale caratterizzata, forse, da divisioni
profonde. Non so cosa emergerà, ma non ho dubbi che la faccia
dell'Europa cambierà profondamente". (ANSAMED). KTX
18/01/2005
20:02
MEDITERRANEAN:
CULTURE BRINGS COUNTRIES CLOSER
(ANSAMED) -
NAPLES, JANUARY 19 - Culture as a means to boost dialogue in the
Mediterranean was the theme of a conference held at the
Mediterranean Laboratory Foundation in Naples, 'The Mediterranean as
perceived by the West: three dialogues in modern times' by
Christopher Coker, International Relations professor at the London
School of Economics. The conference was part of celebrations for the
foundation's ten year anniversary. Professor Coker's speech stressed
the importance of the dialogués deep roots, which he traced back to
Giovanbattista Vico, and highlighted three phases of the
Mediterranean dialogue of modern times. The first, he said, dates
back to the French revolution and Napoleon's occupation of Egypt.
The second, according to Coker, was summed up by French writer
Albert Camus who perceived the Mediterranean as representing a
different life style than northern Europés. The third, however, is
not compatible with the dialogue initiated by the EU with the
Barcelona process in 1995 as, according to the professor, "the
European Union is still the expression of a universalistic culture
which thinks it can transmit its values and persuade the Arab world
to adopt its system of rules. We still have to see whether this
dialogue will be more fruitful than the one carried out at the
beginning of the 20th century. Probably, Europés transformation
will be painful and conflictual, with deep fractures. I don't know
what will come out of it, but I have no doubts that Europe will go
through a deep change".(ANSAMED). KUB
19/01/2005
12:12
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