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EUROMED: BARCELLONA E OLTRE; IPOTESI DI RILANCIO, SESSA

(di Anna Lisa Rapanà) (ANSAmed) - NAPOLI, 27 MAG - Arrivare a Barcellona con messaggi politici forti per rilanciare il partenariato Euromediterraneo in occasione del suo decimo anniversario. Un obiettivo, ma anche un impegno imprescindibile secondo Riccardo Sessa, Amabasciatore e Direttore Generale della Farnesina per il Mediterraneo e il Medio Oriente. E poi la svolta che può, e deve, dice Sessa, partire al più presto, magari già dalla prossima settimana in occasione della riunione dei 35 ministri degli esteri euromediterranei che si terrà a Lussemburgo lunedì 30 e martedì 31 maggio. "Questa volta la discussione più seria dovrà vertere sulle proposte per rilanciare seriamente il partenariato Euromed, perché bisogna arrivare a Barcellona (a novembre, in occasione della celebrazione dei 10 anni dall'avvio del Processo di Barcellona n.d.r.) con messaggi politici forti e non con un rapporto di 30 pagine che alla fine nessuno legge - spiega Sessa ad ANSAmed - da Barcellona devono uscire pochi concetti politici, ma forti per indicare la strada che questo partenariato deve e può compiere nel secondo decennio e per superare l'approccio che è stato seguito fino ad ora, passando dal concetto di partenariato a quello di identità". Identità mediterranea, naturalmente, perché Sessa lascerebbe volentieri cadere il prefisso Euro che fino ad ora ha caratterizzato un processo da più parti criticato e da alcuni anche già dichiarano fallito. "A dieci anni da Barcellona c'é un convincimento generale che questo processo non ha dato tutto quello che avrebbe potuto dare, non ha risposto alle aspettative non solo dei paesi europei, ma soprattutto dei paesi della sponda sud i quali lamentano una scarsa forza di propulsione politica". Convinzione rafforzata dal fatto che l'Europa si è allargata ad Est. "Temono che ci sia una diminuzione di attenzione dell'Europa nei confronti dei paesi della sponda sud". Timore forse motivato se è vero, come sembra dalle cifre, che a conti fatti l'Europa abbia stanziato fondi per un rapporto dell'ordine di 50 a 1 tra i paesi dell'allargamento ad est e quelli della sponda sud del Mediterraneo. "Cifre verosimili - conferma Sessa - ed è certamente una delle carenze del processo. Noi abbiamo avvertito una responsabilità storica nel completare questo processo di riunificazione di un continente artificialmente diviso dalla guerra fredda, di porre le basi per una grande Europa, ciò ha fatto probabilmente mettere in secondo piano i paesi della sponda sud e loro lo hanno avvertito, da qui il senso della loro delusione e da qui l'esigenza di coinvolgerli sempre di più. Loro avrebbero voluto che si lavorasse di più per la creazione dello spazio unico - ha detto ancora Sessa - per la creazione della banca degli investimenti che noi abbiamo dovuto frenare per problemi interni all'Europa. Loro aspirano ad essere più coinvolti e più protagonisti di questo partenariato in cui invece si sono sentiti 'destinatari di inziative europee'". Ma se la lacuna è politica, come i più critici sottolineano, Sessa ritiene che la risposta stia nella creazione di un'identità mediterranea: "Non dobbiamo più parlare di identità euromediterranea. E' il superamento del concetto di partenariato così com'é, grazie anche a nuovi strumenti come la nuova politica di vicinato affiancata da strumenti finanziari". Un partenariato tutto da superare, quindi, almeno dalla formula che gli aveva dato i natali "che non voglio dire presupponga un concetto di assistenza, ma è nato con una concezione, forse, storicamente parlando, paternalistica". Non da ultimo poi, il problema o ostacolo nell'individuare l'interlocutore istituzionale, in particolare riguardo ai paesi arabi e in questo momento storico. "Dobbiamo stare attenti nell'evocare questi temi e l'Italia lo è sempre stata, ecco perché noi parliamo di modernizzazione delle società e riusciamo più facilmente a capirci". La società, in quest'ottica quindi, sembra assumere nuova importanza e il suo coinvolgimento attraverso il dialogo e per promuovere il dialogo tra culture conquista una ribalta in altri tempi sconosciuta. "E' fondamentale - aggiunge Sessa - nasce dall'esigenza di fare chiarezza e capire. Tutti i governi hanno favorito la creazione di organizzazioni e istituti fino alla creazione della Fondazione per il dialogo della culture Anna Lindh, una rete delle reti di cui è capofila per l'Italia la Fondazione Laboratorio Mediterraneo in cui sono attivi e presenti più attori della società civile, dalle università al volontariato ai mezzi di comunicazione, ma anche comuni, regioni, province. Una componente che fino ad ora è mancata nel processo euromediterraneo e che certo dà una connotazione nuova". KSY 27/05/2005 13:48

 

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