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MEDITERRANEO, RISORSA PER L’EUROPA

di Michele Capasso
Anacapri, 3 novembre 2000

Nel Mediterraneo sono nate le grandi culture che hanno dato identità all’Europa e ai Paesi del Sud che si bagnano in esso. Non dobbiamo dimenticare questo: sulle coste del Mediterraneo è nata l’idea del principio dell’unità dei contrari che faceva dire ad Eraclito: “E’ da ciò che è in lotta nasce la più bella armonia: tutto si realizza attraverso la discordia. Ma soprattutto l’idea di un Dio che unisce la sensibilità cristiana, ebraica, araba”. E infine sul Mediterraneo è nata veramente la filosofia e sono nate le prime “polis” intorno al fascino e al senso del realismo del pensiero pitagorico. Pace e guerra, dialogo e lotta hanno fatto la storia di questo mare, dove si sono incontrate non solo “forze”, gruppi contrapposti, ma, appunto, civiltà, culture, idee.
La lotta nel Mediterraneo è stata, e tuttora è, una lotta tra filosofie, tra visioni del mondo, prima ancora, forse, di essere uno scontro tra interessi contrapposti.

L’assolutezza che tante volte queste lotte hanno assunto, non può germinare dal solo pur centrale contrasto di interesse, ma porta dentro di sé qualcosa di più radicale e profondo: la mancanza di riconoscimento reciproco, la lotta per l’identità che ha potuto condurre alla volontà di distruzione reciproca.
Oggi ancora, l’immagine che offre il Mediterraneo non è affatto rassicurante.
La sua riva settentrionale presenta un ritardo rispetto al Nord Europa, e altrettanto la riva meridionale rispetto a quella europea. Sia a Nord che a Sud l’insieme del bacino su lega con difficoltà al continente ed appare davvero arduo considerare questo mare come un “insieme” senza tenere conto delle fratture che ancora lo dividono, dei conflitti che ancora lo dilaniano: in Palestina e in Israele – dove oggi sembra seppellita ogni speranza di pace- come in Libano, nei Balcani, in Algeria.

Le spiegazioni che se ne danno non riescono a convincere coloro ai quali sono dirette. I parametri con i quali al Nord si osservano il presente e il futuro del Mediterraneo non concordano con quelli del Sud. Le griglie di lettura sono diverse. Oggi le rive del Mediterraneo non hanno in comune, spesso, che le loro insoddisfazioni.

In tale scenario, un segnale importante è stato lanciato dall’Unione europea con la Conferenza di Barcellona del novembre 1995. in quell’occasione, i ministri degli Affari esteri dei Paesi dell’Unione e di 12 Paesi partner della riva Sud hanno dato vita al “Partenariato euromediterraneo” attraverso l’attuazione del programma “MEDA” che sarà oggetto di rivisitazioni attraverso la nuova articolazione del programma MEDA II così come sarà esaminato nella IV Conferenza euromediterranea programmata a Marsiglia per il 16 e 17 novembre 2000. in questa occasione la Fondazione Laboratorio Mediterraneo presenterà le conclusioni che sono sorte dai workshop tenutisi ad Amman il 10 e l’11 ottobre, in occasione della conferenza sul ruolo delle diversità culturali nel nuovo millennio. Tra queste, sottolineeremo che pur apprezzando l’azione dell’Unione europea tesa a rafforzare il Partenariato euromediterraneo, non è possibile nascondere le difficoltà incontrate: l’Unione porta avanti numerose attività con molta lentezza e dispersione. La Dichiarazione di Barcellona del novembre 1995 fu salutata sì, come una svolta storica nelle relazioni euromediterranee, ma le pratiche, le regole e le procedure – che restano troppo eurocentriche – non hanno consentito al Partenariato di sfruttare interamente le proprie elevate potenzialità.
Inoltre, appare indispensabile coinvolgere le strutture più rappresentative della Società civile assegnando loro un sostegno strutturale e differenziando regole e procedure in funzione della legittimità e rappresentatività di ciascuna di esse.

Tra queste conclusioni, di particolare rilievo appare il ripensamento profondo del meccanismo di funzionamento del programma MEDA, partendo da una revisione sostanziale del Regolamento finanziario e da una coerente articolazione delle azioni: va sostenuta una strategia tesa a sostenere organismi ed azioni capaci di assicurare continuità e buon esito ai progetti programmati. Occorre altresì creare le condizioni che consentano al nuovo programma MEDA di fungere da catalizzatore per riunire, nella realizzazione del partenariato, tutti gli attori capaci di apportarvi un contributo in relazione ai rispettivi campi di competenza ed, al tempo stesso, occorre evitare che azioni, sia pur importanti, appaiono dissociate da una visione globale o, peggio ancora, duplicati di percorsi precedentemente intrapresi.

È altrettanto necessario costituire entro il 2010 – come indicato dalla Conferenza di Barcellona del 1995 – un’area euromediterranea di libero scambio, considerando attentamente le prospettive di sviluppo che questa nuova sfida, posta dal modello di partenariato, propone. A tal riguardo, occorre far presente che le “merci non camminano con le loro gambe”, sono esse stesse strumento di dialogo e di scambi di culture, conoscenze, tradizioni e saperi.

Per finire, occorre definire la “Carta per la Pace e la Stabilità”, al fine di delineare con esattezza il ruolo della “Soft security”: cioè quella “Sicurezza cooperativa” che affida la cogestione delle tensioni e dei conflitti in atto nell’area mediterranea, non solo a strumenti politici e militari ma, anzitutto, al dialogo interculturale che dovrebbe trasformare le differenze e le diversità culturali da elemento di conflitto in preziosa risorsa.

È infine indispensabile che la politica e la cultura trovino un’intesa: spesso si ascoltano troppe parole laddove occorrerebbe invece realizzare progetti. Nel Mediterraneo è necessaria una capacità di azione singolare, capace di elaborare progetti operativi e portarli a termine con successo in modo coerente e nei tempi prefissati.

In questo senso e accanto alle conferenze ministeriali, straordinaria importanza hanno assunto i Forum della Società Civile: in modo particolare il II Forum Civile Euromed, organizzato a Napoli nel dicembre 1997 dalla Fondazione Laboratorio Mediterraneo e sostenuto dalla Commissione europea. In quell’occasione 2248 partecipanti provenienti da 36 Paesi produssero progetti concreti richiedendo la costituzione di organismi altamente rappresentativi della società civile negli ambiti delle Accademie, delle Università, delle Città, delle Isole e delle Associazioni. Questi organismi sono stati costituiti e sono una risorsa importante per la programmazione delle nuove azioni. In particolare l’Accademia del Mediterraneo rappresenta il luogo principale in cui si compie e verifica la nostra identità ed appartenenza al Mediterraneo, recuperando le risorse rese disponibili dalle 90 sedi distaccate dell’Accademia già operative nei vari Paesi e, da oggi, 91 con la sede di Anacapri che avrà un’importante ruolo in quanto il turismo culturale sarà alla base del prossimo millennio .

L’Accademia del Mediterraneo è un luogo destinato per la sua stessa vocazione a diventare il terreno comune del confronto tra le culture con una struttura operativa; operativa, anche sul terreno dove il progetto culturale diventa premessa di economia e di sviluppo: l’Accademia – con gli organismi ad essa collegati – si è applicata a diventare strumento economico per il Mezzogiorno d’Italia e per altri Paesi della riva Sud attraverso la definizione di progetti “mediterranei” in grado di accedere ai Fondi europei previsti in Agenda 2000 nell’ambito delle politiche di internazionalizzazione culturale ed economica.

Tutto questo lavoro guardato in grande è di decisiva importanza per l’Europa che si sta allargando al di là dei propri confini tradizionali.Essa ha e vuole avere una sua politica mediterranea, che è una politica che guarda a lei stessa e oltre di lei. Il confronto tra le culture renderà più facile questa politica, farà crescere la forza degli interlocutori possibili. L’Europa come soggetto politico in un mondo che diventa globale deve assolutamente guardare al Mediterraneo come al mare di un grande sviluppo, di pace, di civiltà.

L’Accademia del Mediterraneo, con la sua irripetibile dote – costituita dalla “summa” delle doti di tutte le antiche prestigiosi istituzioni che la compongono – è il cardine di questa possibilità. Anacapri, ora sede dell’Accademia per il Turismo e la protezione della fascia costiera diventa attore effettivo di questo grande processo.

Hegel diceva che la libertà si sviluppa e cresce sul mare; la sua profezia può diventare verità storica proprio quando la globalizzazione in atto chiede ad ognuno di ricordare le proprie radici, e di affermarle nel riconoscimento reciproco. L’isola di Capri, e di Anacapri in particolare, sapranno cogliere questa opportunità.

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