LA MULTICULTURALITA' COME RAGION D'ESSERE

 

Questa settimana è successo qualcosa di importante a Barcellona. Contro tutti i profeti delle catastrofi, gli ideologi della fine del mondo, i cattivi auspici dello scontro tra le civiltà, questa settimana, a Barcellona, ha confermato che gli uomini e le donne, gli Stati ed i popoli del Mediterraneo, sono decisi ad avanzare uniti verso la pace, il progresso, la solidarietà, non solo nello spazio mediterraneo ma in tutto il mondo.

Questa affermazione, di grande valore simbolico, deve ora prendere corpo nella realtà e noi siamo venuti qui proprio per contribuire a questo compito. Personalmente, sono venuto qui - il signor presidente della Regione lo ha appena ricordato - in rappresentanza del direttore generale dell'Unesco, Federico Mayor Zaragoza, e come responsabile del programma Mediterraneo dell'Unesco, del quale è stato distribuito l'opuscolo informativo.

Infatti, sono ormai quattro anni, dal 1991, che la Commissione Generale dell'Unesco ha approvato il Programma Mediterraneo dell'Organizzazione. Vorrei sottolineare che parliamo di "Programma Mediterraneo" e non di "Programma Euromediterraneo", perché se nella prospettiva dell'Unesco è compresa la dimensione 'euromediterranea", dovremmo considerare però anche quella "arabomediterranea", "afromediterranea", etc. Pertanto, parliamo direttamente di "Programma Mediterraneo della Unesco". Questo Programma Mediterraneo comprende un insieme di iniziative che sono partite dalla società civile in alcuni ambiti di competenza della Unesco quali, ad esempio, l'istruzione, la scienza, la cultura e le comunicazioni. In questi ultimi quattro settori siamo riusciti a mettere insieme, nel corso degli ultimi anni, più di cento reti e più di mille soggetti collettivi, università, centri di ricerca, accademie centri culturali ed organizzazioni che lavorano per la tolleranza e per la difesa dell'ambiente. Questi dati potranno essere verificati con la lettura del programma, anche se si tratta soltanto di un opuscolo informativo necessariamente sintetico. Si tratta di un programma aperto, di un programma vivo che dovrà essere adattato alla vita reale.

Esso si articola intorno a due grandi coordinate convergenti e complementari: la necessaria costruzione di una cultura di pace e la promozione della multiculturalità. Considerata la minaccia incombente di tante catastrofi naturali e di tanti drammi sociali, il Mediterraneo deve trasformarsi in un laboratorio mondiale della cultura per la pace sostenuto da una direzione generale e, in questo contesto, l'Unesco ha come sua missione fondamentale quella di inserire questo laboratorio tra le aspettative dell'umanità. La pace nel Mediterraneo comporta il rispetto dell'altro e della sua identità, la condivisione al posto della competizione e l'impegno a svolgere una pluralità di progetti concreti. In questo spirito vorrei dire che il Forum Civil Euromed, che ci ha qui riuniti, si configura come un successo totale, non solo per il numero delle personalità presenti e per l'intensità dei dibattiti, ma anche per le proposte avanzate.

Abbiamo appena ascoltato i portavoce degli undici fori che ci hanno presentato una serie di progetti e di iniziative differenti, tutti enormemente interessanti. Ne abbiamo preso nota: si tratta di oltre duecento progetti. E vien da dire: che bel raccolto! E che immensa responsabilità! Adesso è venuto il momento di decidere come comportarsi con questi duecento e passa progetti. Non vi nasconderò che le nostre preferenze, quelle dell'Unesco e le mie, vanno alle attività più che alle strutture, comprese quelle che si presentano sotto forma di reti che si sono rivelate tanto proficue nel corso degli ultimi dieci anni. Al giorno d'oggi, però, c'è una tale proliferazione di reti da cominciare a pensare che il net-working spesso equivalga ad un not-working; pertanto, preferiamo che ci siano meno net-work, a meno che questi non si rivelino assolutamente necessari; siamo propensi a una diminuzione delle strutture che sono difficili da tenere in vita e che impiegano la maggior parte delle proprie energie per garantirsi la sopravvivenza; e reclamiamo più azioni, soprattutto azioni concrete, azioni fattibili, azioni utili.

Concluderò parlando di quello che, a mio giudizio, è fondamentale per il Mediterraneo. Oggigiorno la grande sfida dello spazio planetario, che ci appartiene e che possiamo concepire come lo spazio democratico a livello mondiale, consiste nel rendere compatibili, anche attraverso un rapporto sinergico, l'aspetto universale e quello locale, l'universalità e la differenza. E questo perché, contrariamente all' ipotetico villaggio globale che tanto bene ci ha saputo vendere McLuhan, lo sviluppo tecnologico rende attualmente possibile la presenza simultanea di tutti i popoli , di tutti i villaggi del mondo: questo significa che la multiculturalità adesso può diventare una realtà. Ma la multiculturalità è proprio la ragion d'essere del nostro Mediterraneo e per questa ragione voglio concludere con la proposta che il concetto mediterraneo dell'universalità non sia quello dell'imposizione, su scala planetaria, di un blocco unico di principi e di valori tagliati da uno stesso padrone; al contrario, esso deve implicare la rivendicazione del pluralismo e della differenza, del diritto all'esistenza reale di tutte le particolarità geopolitiche, sociali e culturali che esistono nel Mediterraneo e, al di là di questo, nel mondo. E' per questa ragione che vorrei concludere avanzando  il concetto mediterraneo dell'universalità che non è altro che la vocazione planetaria della dimensione locale, la vocazione planetaria della differenza.