DEMOGRAFIA ED AMBIENTE LE GRANDI SFIDE DEL FUTURO

 

Il Mediterraneo ha costituito il fulcro di gran parte della storia dell'umanità, culla delle sue prime civiltà. E' stato il primo mare solcato dall'essere umano e, fin dai tempi antichi, sulle sue sponde si sono concentrati nuclei consistenti di popolazione. Tutto ciò ha fatto in modo che il Mediterraneo sia, nell'epoca attuale, lo spazio marittimo che risente di più dell'attività dell'uomo. Con l'arrivo dell'era industriale, questo impatto ha raggiunto proporzioni veramente gravi.

Negli ultimi tempi, vari incontri internazionali si sono occupati di questo problema, date le grandi potenzialità di cui dispongono la cooperazione tecnologica e finanziaria  per attuare in materia di energia ed ambiente. Nel 1995 si sono svolte in Tunisia due riunioni del Mediterranean Solar Council dell'Unesco; un foro sul finanziamento delle energie rinnovabili nel Mediterraneo; e la Conferenza per la Revisione dello stato del Programma di Azione per il Mediterraneo, promossa dall'Unesco e svoltasi a Barcellona. Tuttavia, questo Forum Civil Euromed per la prima volta ha tenuto in seria considerazione il ruolo della società civile per lo sviluppo sostenibile delle economie mediterranee.

L'obiettivo di queste sessioni di lavoro è stato quello di identificare i possibili campi di cooperazione nella regione mediterranea e di presentare progetti operativi e concreti di cooperazione internazionale in campo energetico ed ambientale. Si trattava di apportare una serie di progetti suscettibili di essere finanziati dall'Unione Europea in collaborazione con altri organismi internazionali.

Per cercare di comprendere la vera dimensione del problema dell'energia e dell'ambiente nel Mediterraneo, bisogna considerare necessariamente la situazione demografica della regione. Più del 75% della popolazione mediterranea si concentra nelle grandi città. Nei Paesi del Mediterraneo del Sud e dell'Est (PSEM), i nuclei urbani sono inoltre dislocati sulle regioni costiere, nella frangia fertile del territorio. In tutto il bacino, si contano circa cento città con oltre 100.000 abitanti. In questi paesi, la popolazione delle aree urbane cresce in modo rapido e disordinato, spesso a causa dell'abbandono delle attività agricole. Il Cairo, ad esempio, si impone come un'autentica megalopoli dove convivono più di sedici milioni di abitanti. Roma, invece - la maggiore concentrazione urbana del Mediterraneo europeo -, dispone di un'area metropolitana  di circa cinque milioni di abitanti.

L'urbanizzazione e la nascente industrializzazione suscitano, così, gravi problemi di natura ambientale e di ordinamento territoriale: la produzione di rifiuti, l'inquinamento atmosferico, la densità della popolazione e dei veicoli privati, la carenza di alloggi e di infrastrutture di trasporto. Nelle città mediterranee, ad esempio, l'inquinamento acustico è tra i più alti del mondo. Le concentrazioni urbane evidenziano, inoltre, un altro grave problema: la carenza di acqua potabile in quantità sufficiente.

La popolazione mediterranea è ripartita tra i paesi europei e i PSEM nella seguente proporzione: nei primi convivono circa 187 milioni di abitanti, mentre nei PSEM vivono circa duecento milioni. Le previsioni, però, indicano una distribuzione diversa in tempi relativamente brevi. Attualmente, il tasso di crescita della popolazione nei paesi europei si è stabilizzato intorno a un valore inferiore all'1% annuo. Per l'anno 2010, la stima della popolazione dell'Europa Mediterranea si aggira intorno ai duecento milioni di abitanti. Al contrario, nei paesi del Mediterraneo del sud e dell'est si prevede un tasso superiore al 6,5%. Calcolando un evoluzione in calo, le stime indicano che la popolazione di questi paesi, entro le stesse date, raddoppierà rispetto a quella del nord del bacino.

Questi squilibri hanno un chiaro referente economico e sociale. L'abbandono delle economie agricole e l'esplosione dell'industrializzazione nei PSEM producono un tasso di crescita economica che è di molto superiore a quelli europei. Gli effetti sono immediati: un considerevole aumento della domanda di beni e servizi e, di conseguenza, un incremento della domanda di energia pro capite. Un cittadino europeo consuma una quantità di energia che supera fra le tre e le quattordici volte quella di un cittadino dei PSEM. Tutto ciò produce un impatto notevole sull'ambiente naturale nel quale vivono queste popolazioni che tendono sempre più a concentrarsi in alcune città che hanno appena avuto il tempo di adattarsi ai nuovi bisogni.

Attualmente, il consumo di energia nei paesi mediterranei raggiunge i 730 Mtep annui (il 9% del consumo mondiale di energia). L'Europa Mediterranea consuma circa l'80% di questo totale. Però, mentre in Europa si registra un aumento della domanda energetica che è pari o inferiore all'1,5% annuo, nella maggioranza dei PSEM si registra un tasso di crescita della domanda energetica che è superiore al 4% annuo.  Mantenendo questo ritmo, nel 2010 i paesi mediterranei consumeranno 1240 Mtep all'anno. Di questi, un 68% riguarderà i paesi europei e il restante 32% i PSEM.

 

Fig. 11.1 CRESCITA DEL CONSUMO ENERGETICO PREVISTO NEL MEDITERRANEO                                                                                                     1995-2020

 

D'altra parte, la struttura del consumo dei paesi mediterranei dipende, in modo molto diretto, dai combustibili fossili che rappresentano più dell'80% dell'energia consumata. Questo fa prevedere che il peso di tali combustibili continuerà ad essere assai rilevante nell'ambito della struttura energetica mediterranea. Il petrolio sarà il combustibile predominante, ma il gas naturale tende a consolidarsi sempre di più nella regione. Secondo l'opinione degli esperti, sarà molto difficile che la dipendenza dai combustibili fossili scenda al di sotto del 75% prima dell'anno 2025.

Oggigiorno, mentre i principali consumatori di energia nel Mediterraneo sono europei, quasi tutte le riserve di petrolio o gas naturale appartengono ai PSEM. In alcuni casi (come quello dell'Egitto, della Tunisia o della Siria), il prevedibile aumento della domanda di energia farà sì che questi paesi cesseranno di essere puri esportatori di energia per diventare paesi importatori.

Per comprendere l'importanza strategica di questa zona nell'ambito energetico, basta sapere che la metà del petrolio che l'Europa consuma passa per il Mediterraneo,  a bordo di navi provenienti da Suez, Algeri o Tripoli, oppure per mezzo di oleodotti. Nel bacino sono in funzione 44 grandi impianti di raffinamento che, gioco forza, provocano gravi problemi ambientali. Per esempio, il traffico di petroliere nel Mediterraneo provoca il versamento casuale di 650.000 tonnellate di petrolio all'anno.

Il Mediterraneo è un mare con un indice di evaporazione molto alto e un indice di rinnovamento limitato (solo attraverso lo stretto di Gibilterra), oltre ad aver subito le conseguenze dell'attività umana per millenni. E' un mare povero di risorse e molto debole da un punto di vista ambientale. Buona parte dei fiumi che sfociano nel Mediterraneo presentano un volume di rifiuti liquidi superiore alla propria portata naturale. Inoltre, un eventuale cambiamento di temperatura colpirebbe questo mare in misura superiore rispetto ai restanti mari del pianeta. Lo stanziamento costiero dei nuclei di popolazione causa, a propria volta, forti ripercussioni nella zona: i tratti finali dei fiumi sono molto inquinati e i principali delta del Mediterraneo stanno decrescendo.