SESSIONE QUARTA: GESTIONE E QUALITA' DELL'ACQUA, UN BENE SCARSO NELLE SOCIETA' MEDITERRANEE

 

Si è già fatta menzione del problema dell'acqua a proposito della concentrazione della popolazione nelle aree urbane. In realtà, si tratta di uno dei problemi più gravi dell'area mediterranea perché l'acqua è una risorsa fondamentale per lo sviluppo della regione e tuttavia i PSEM presentano gli indici di scarsità dell'acqua più alti del mondo. Il 60% delle loro risorse idriche rinnovabili è stato supersfruttato e si corre il rischio che queste, a medio termine, si esauriscano.

La situazione climatica della regione non facilita la soluzione di questo problema. Da un lato, nei PSEM ci troviamo di fronte ad una grave desertificazione del territorio che è in stretto rapporto con l'attività umana. Dall'altro, il regime pluviometrico mediterraneo non fa che peggiorare la situazione perché risulta chiaramente insufficiente in molte località dei PSEM ed anche in Europa. Bisogna aggiungere a tutto questo che, in tutto il Mediterraneo, si consuma nell'agricoltura una percentuale di acqua tra il 70 e l'80%.

L'80% dell'acqua che l'Europa scarica nel Mediterraneo non è sottoposta ad alcun tipo di trattamento. Ogni giorno si aggiungono 60.000 tonnellate di detergenti, 100 tonnellate di mercurio, 1.780 tonnellate di idrocarburi, 3.800 tonnellate di piombo e 3.600 di fosfati, senza contare i composti organoclorati dei quali è stato possibile fare una stima. Francia, Italia e Spagna sono direttamente responsabili del 75% di questi scarichi.

A partire da questa situazione, sono stati affrontati i temi della gestione e della qualità dell'acqua in una duplice prospettiva: come risorsa, mettendo l'accento sul suo impiego per varie attività umane; e come ambiente di vita, quale ecosistema in grado di svolgere numerose funzioni (habitat, depurazione, etc.) legato soprattutto alle zone umide, fiumi e mari, dove l'acqua può essere considerata un patrimonio naturale.

 

     Rispetto all'acqua come risorsa, la sessione ha analizzato la versione mediterranea di un fenomeno di portata planetaria: esiste acqua a sufficienza, in termini globali, ma non sempre nelle quantità, qualità ed ubicazione spaziale e temporale necessarie a soddisfare la totalità della domanda, spesso anche a causa della presenza di domande settoriali convergenti (agricoltura, consumo urbano, industria, turismo). Questo fenomeno si acutizza soprattutto nel Mediterraneo dove il clima, i rilievi, l'interpenetrazione di terra e mare, oltre alle caratteristiche dei bacini fluviali, danno ragione della particolarità del regime idrico e della distribuzione dell'acqua.

 

Fig. 11.4 INDICE DI SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE IDRICHE RINNOVABILI SULLA COSTA MEDITERRANEA                                1990

        Valori dei paesi dal 1980 al 1990

 

A tale riguardo si è rammentato che, malgrado l'esistenza di una comune identità idrologica mediterranea, le numerose differenze e i grandi contrasti, la disparità dei flussi di entrata e di uscita, delle domande, degli indici di sfruttamento e di consumo, rendono difficile una diagnosi unica, come pure la ricerca di un solo tipo di soluzione.

       Comunque stiano le cose, i partecipanti hanno convenuto nel segnalare che l'acqua nel Mediterraneo ha assunto un carattere sempre più strategico in qualità di risorsa a carattere locale e periodicamente scarsa. Tanto il suo approvvigionamento, quanto i sistemi di rifornimento e gestione sono diventati causa di antagonismo e perfino di conflitti violenti o di guerre.

     Rispetto all'acqua come ambiente, benché sia stato impiegato meno tempo per i dibattiti e le proposte, si sottolinea la necessità di considerare l'acqua come risorsa, con il suo ruolo di ecosistema polifunzionale. Appare molto importante la sua funzione di patrimonio naturale legato alle zone umide, considerato il ruolo chiave dell'acqua nelle infrastrutture naturali. Sebbene tale importanza sia stata riconosciuta dall'Unione Europea, appare necessario migliorare la gestione degli ecosistemi acquatici e delle loro risorse. Questo significa migliorare i metodi e i sistemi di formazione esistenti nel Mediterraneo.

 

E' stata segnalata inoltre la necessità di vigilare intensamente e costantemente sulla qualità delle acque marittime e continentali che sono vitali per la salute e per le forme di vita degli esseri umani. Occorre preservare il ciclo dell'acqua nella sua interezza, data la sua importanza cruciale per gli ecosistemi della zona. Nello stesso contesto, è stata ribadita l'importanza della gestione integrata della zona costiera mediterranea, sostenendo con urgenza programmi pilota per le aree più a rischio.

Le riflessioni sull'acqua, come risorsa e come ambiente, hanno portato ad una reazione unanime: non basta riflettere e ricercare; bisogna agire immediatamente . Gli intervenuti hanno concordato nell'indicare due obiettivi prioritari:

 

     La soluzione ai problemi di penuria, uso inefficiente e spreco generale della risorsa idrica negli anni novanta non può dipendere dalle proposte di grandi infrastrutture ma anche, e forse essenzialmente, dalla gestione globale e integrata delle risorse e delle stesse infrastrutture.

     Bisogna diffondere il concetto dell'ambiente acquatico come patrimonio naturale. Questo concetto comporta dei meccanismi decisionali, un modello di gestione e di azione e, dunque, un cambiamento di condotta nelle politiche pubbliche e nelle strategie private  relative all'acqua.

 

In sintesi, l'analisi e la gestione dei problemi relativi all'acqua come risorsa e come sistema deve avvalersi di una combinazione di strumenti scientifici, giuridico-normativi, economici e formativi. Tutto questo significa lavorare nella prospettiva di una azione coordinata orientata a:

 

     La ricerca costante di ricerca e di informazione di grande qualità.

     Coordinazione e utilizzo migliori delle reti e dei dispositivi di controllo della qualità e della quantità della risorsa, su scala locale e subregionale e sulla totalità dell'area mediterranea.

     Azioni decise di formazione, educazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle diverse fasce di fruitori. Vale a dire, l'impiego di pratiche che siano indirizzate ad orientare e cambiare i comportamenti dei fruitori. Concretamente, appare imprescindibile lavorare per un cambiamento della concezione dell'acqua come  "bene divino" che è profondamente radicata nell'identità sociale e antropologica dei popoli mediterranei. Tale concezione deve essere sostituita con un'altra che la consideri come una risorsa ed un ambiente (ecosistema) di grande valore, da gestire in modo sostenibile e duraturo.

     Incoraggiare la ricerca e il trasferimento paritario di tecniche e di conoscenze sui sistemi di irrigazione e coltivazione agricola più efficienti, di riciclaggio delle acque di risulta, desalinizzazione, ed altri sistemi atti a rendere compatibili le domande dei settori convergenti.

     Conciliare il miglioramento della legislazione e della regolamentazione con una maggiore fiducia nel ruolo dei prezzi, scaricando all'interno i costi dell'acqua e, pertanto, i costi derivanti dalla sua scarsità e dal suo degrado.

     Stabilire migliori sinergie tra le istituzioni e i programmi, data la complessità istituzionale e la proliferazione di iniziative nell'area mediterranea. Lo scopo fondamentale deve essere quello di migliorare la cooperazione tra le istituzioni e la loro azione specifica, aumentando inoltre i mezzi e gli strumenti da impiegare ed evitando contraffazioni e riproduzioni dell'esistente.

 

Questa diagnosi, basata sull'insufficienza delle risorse idriche (domanda crescente, sperpero e cattiva gestione) e sul degrado della qualità dell'acqua e dell'ambiente acquatico, spiega la ragione per cui molti dei progetti avanzati puntano ad economizzare, proteggere, educare, formare, gestire, incrementare la disponibilità delle risorse attraverso la ricerca di nuove fonti o il riutilizzo di quelle già esistenti.

Tra i progetti e le raccomandazioni di natura specifica, si possono segnalare:

 

     Aggiornare ed impiegare, su entrambe le sponde, inventari di risorse idriche,  attualizzati e diversificati. Questi inventari devono rispecchiare la situazione delle zone umide, delle macchie nere e delle potenziali aree a rischio nelle acque continentali e marittime.

     Formare, educare e sensibilizzare l'opinione pubblica e la varie fasce di fruitori. Le azioni prioritarie devono consistere in un programma sul "risparmio dell'acqua" indirizzato a settori diversi come quello dei bambini, del grande pubblico, oltre ai settori professionali e tecnici; sono inoltre necessarie attività di abilitazione regionale, con una crescente partecipazione di specialisti di entrambe le sponde.

     Creare centri specializzati per l'analisi, la prevenzione e la soluzione dei conflitti ambientali, specialmente quelli legati all'acqua.

     Stimolare i programmi e le istituzioni che mirano a raccogliere tutta l'informazione possibile sulle normative e i regolamenti (giuridici, economici, etc.) relativi all'acqua. Stabilire un programma a medio termine, con obiettivi da raggiungere in ciascuna fase, per l'analisi comparativa e la divulgazione di tutta l'informazione raccolta.

     Promuovere la formazione, l'informazione e il trasferimento di conoscenze e di tecnologia relativamente a:

- Formulazione di indicatori per la gestione della qualità dell'acqua.

- Sfruttamento ottimale della pioggia per compensare la scarsità, l'irregolarità e il carattere fortemente occasionale della pluviometria mediterranea (combinando la regolamentazione delle falde acquifere, dei corsi di superficie e di altri mezzi di trasporto e di accumulazione dell'acqua).

- Promuovere i processi di produzione agricola in grado di economizzare acqua (irrigazione per gocciolamento, serre) o di realizzare colture produttive in zone aride o semiaride.

- Sviluppare forme di gestione efficiente dei sistemi idrici.

- Promuovere sistemi di riutilizzazione e di reimmissione in circolo delle acque residuali domestiche e, nei limiti del possibile, di quelle industriali (riutilizzazione delle acque depurate per l'irrigazione, ricarica delle falde acquifere, procedimenti per il trattamento terziario degli scarichi che permettano di ridurre in modo significativo la quantità di microrganismi patogeni  e di solidi in sospensione, etc.)

- Realizzare una gestione efficiente della evacuazione dei rifiuti, con particolare riguardo al controllo ed alla regolamentazione dell'inquinamento urbano derivante dalle fognature.

- Divulgare le misure atte ad evitare fughe e perdite di acqua tra i fruitori.

- Sviluppare tecniche efficienti di desalinizzazione delle acque salubri e marine, al minor costo possibile (evaporazione a bassa temperatura, utilizzazione di energie rinnovabili come quella solare).

     Rafforzare e migliorare le reti attualmente esistenti di esperti, istituti, osservatori e centri di informazione sull'acqua.

     Introdurre, nella pianificazione degli usi del territorio, le restrizioni legate alla realtà idrica ed ambientale locale.

     Appoggiare le iniziative già avviate, come la Commissione Mediterranea per lo Sviluppo Sostenibile (Tunisia, 1994; Barcellona, 1995) e studiare la possibilità di realizzazione di progetti esemplificativi, come una comunità mediterranea dell'acqua, del suolo, dell'energia e delle risorse naturali.

     Promuovere un cambiamento di condotta dei fruitori per mezzo di una combinazione equilibrata di strumenti giuridico-normativi, economico-finanziari, educativo-formativi.

     Consolidare le politiche orientate a scaricare all'interno, in larga misura, i costi inerenti al ciclo dell'acqua.

     Studiare la possibilità di realizzazione e l'opportunità di una istituzione multinazionale incaricata di garantire gli eventuali impegni contrattuali del settore (investimenti, assistenza tecnica, etc.). Vale a dire, esaminare l'opportunità della creazione di una Banca dell'acqua.