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DIALOGO TRA CULTURE E SVILUPPO CONDIVISO
La storia, la religione e l’appartenenza etnica agiscono come
elementi di identità ma bisogna evitare che inducano reciproca
diffidenza ed odio.
Le differenze di cultura, valori e religioni sono risorse; pur tuttavia
è necessario fare sì che non agiscano come “valichi
identitari” che impediscono la comunicazione e lo scambio tra
diversi gruppi etnici.
Per costruire una politica di sviluppo e pace all’interno di
società multiculturali è necessario conoscere le diverse
identità e i confini psicologici all’interno delle più
ampie teorie sul mondo che le persone condividono e elaborano; necessita
individuare insieme quei valori che hanno carattere condiviso insieme
alle risorse e alle prospettive condivisibili per costruire un destino
comune.
Per capire come promuovere strategie di pacificazione anche quando
sembra prevalere un conflitto di interessi tra gruppi e Paesi bisogna
riuscire a comprendere quali sono i punti di scontro e di incontro
sia nelle loro caratteristiche oggettive sia nelle percezioni reciproche.
Quale risposta al conflitto tra antiche identità locali e nuove
sfide globali occorre aprire il campo ad una nuova prospettiva empowerizzante:
introdurre il concetto di glocalizzazione quale fusione di opportunità
globali e interessi locali nelle strategie di sviluppo locale dell’area
euromediterranea. È opportuno infatti integrare prospettive
globali con le condizioni locali e, allo stesso tempo, dare maggiore
forza agli attori locali nell’indirizzare le nuove risorse di
comunicazione e scambio globale.
Si tratta di costruire un nuovo intreccio tra risorse locali e prospettive
globali, tra memorie e competenze del passato e risorse del futuro
delle comunità. La consapevolezza che la terra è un
bene di tutti dovrebbe far promuovere politiche condivise di tutela
delle risorse naturali.
La ricerca sociale più recente ribadisce che non si può
promuovere l’interazione e il dialogo interculturale se non
si riconoscono e rispettano le differenze e non si agisce per superare
le ineguaglianze; si tratta, così, di andare oltre la tolleranza;
di costruire relazioni oltre il superamento degli stereotipi. La sfida
è creare legami di prosperità e giustizia con “l’altro
distante”.
Infatti per ridurre conflitti tra società e culture è
necessario riconoscere e far interagire le differenze riuscendo a
costruire scopi comuni sovraordinati. Le nostre considerazioni portano
così ad alcune parole chiave:
• Rispetto delle differenze e interazioni multiculturali a più
dimensioni.
• Solidarietà e non individualismo: superando la solitudine
delle anonime metropoli, attribuendo valore alla comunità.
•
Interazioni a livello locale e globale tra i gruppi e al loro interno.
• Prendersi cura del nostro mondo comune: ambiente e genere
umano.
• Identificazione e promozione di obiettivi comuni attraverso
aggregazioni sovraordinate.
• Diritti e giustizia quali valori comuni di nuova cittadinanza.
In alcuni momenti ciò sembra oggi un’esercitazione utopica.
Pur tuttavia la Società civile non può rinunciare ad
agire per il regolamento pacifico dei conflitti nell’area Euromediterranea.
Gli esperti e le organizzazioni realizzatrici di buone pratiche per
le attuali emergenze di guerra nel Mediterraneo non possono desistere.
In questo senso la Fondazione Mediterraneo
agisce come strumento di informazione e dialogo contro la costruzione
e il mantenimento di pregiudizi e stereotipi che sono alla base dello
scontro tra civiltà; è mezzo di solidarietà,
democrazia e partecipazione per raggiungere pace e sviluppo condiviso.
Caterina Arcidiacono
Vicepresidente della Fondazione Mediterraneo
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Caterina Arcidiacono
Vicepresidente della Fondazione Mediterraneo
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